Gemella della situla di Brescia trovata ora in uno scavo in Polonia. Hanno 1900 anni e distano 1292 chilometri. Cosa sono, a cosa servivano. Sulla via dell’ambra

BRESCIA – Una gemella della preziosa situla Eggers 18, usata durante l’Impero romano – conservata nel Museo di Santa Giulia, a Brescia – è stata trovata in queste ore in una necropoli “barbarica” polacca. Il bel contenitore in bronzo è emerso durante gli scavi in corso. Nella situla ora portata alla luce risultano deposte le ceneri di un guerriero. La distanza tra Brescia e Kazimierza Wielka, luogo del rinvenimento, è di 1292 chilometri. In auto, utilizzando le autostrade, la distanza può essere percorsa in 12 ore 55 minuti. Qual è la storia dei due contenitori prodotti con lo stesso disegno? Teniamo conto che il nome Eggers 18 classifica, restrittivamente, solo una tipologia di situla. Quale poteva essere, 1900 anni fa il collegamento tra Brescia e la Polonia?

I resti combusti del defunto trovati in questi giorni a Kazimierza Wielka appartengono probabilmente a un guerriero della cultura di Przeworsk. “All’interno di questa tomba – affermano gli archeologi polacchi – non sono stati scoperti solo le tradizionali armi di ferro, ma anche un’urna di bronzo romana, nota come situla, di una rarità eccezionale. Questo vaso funerario, databile tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C., è un reperto di grande rilievo, raramente rinvenuto in Polonia”.

Popoli della Cultura di Przeworsk. Chi erano?

La cultura di Przeworsk, che prende il nome dal sito polacco dove furono scoperti i primi reperti, fiorì tra il II secolo a.C. e il V secolo d.C. Si estendeva su un’ampia area dell’attuale Polonia centrale e meridionale e comprendeva vari gruppi germanici, tra cui i Vandali. Caratterizzata da uno stile di vita seminomade, era nota per la produzione di manufatti in ferro, ceramiche e pratiche funerarie complesse, che spesso includevano sia la cremazione che l’inumazione. La cultura si sviluppò in un periodo in cui il contatto con l’Impero Romano era limitato ma significativo, come dimostrano i reperti romani rinvenuti in alcuni siti.

La situla romana e le armi

Il vaso potorio, “decorato con guarnizioni a forma di uomo-delfino” proseguono i polacchi, è in condizioni eccellenti, un fatto sorprendente vista la sua antichità.

Accanto all’urna, gli archeologi hanno trovato armi: una spada, un umbone di scudo e due punte di lancia. Questi oggetti, piegati e bruciati ritualmente, riflettono le pratiche funerarie della cultura di Przeworsk. Le armi venivano distrutte come parte del rito funebre, simboleggiando la fine della vita del guerriero.

Un cimitero unico: cremazioni e inumazioni

Il sito della necropoli di Kazimierza Wielka si distingue per la presenza sia di cremazioni che di inumazioni, una caratteristica insolita per la cultura di Przeworsk, nota per prediligere la cremazione. In questo cimitero, infatti, le inumazioni superano di gran lunga le cremazioni: finora sono state scoperte 23 sepolture a inumazione rispetto alle sole 4 cremazioni. Le sepolture a inumazione sono tutte orientate da nord a sud, con i corpi disposti in posizione accovacciata.

Sepolture femminili e pratiche rituali

Tra le sepolture inumate, una delle più interessanti è quella di una donna adornata con una doppia collana di perle di vetro, pietra e bronzo, insieme a pendenti in bronzo e ferro. Gli ornamenti e le spille di bronzo rinvenuti suggeriscono che questa sepoltura risalga alla fine del II secolo d.C., rendendola una delle tombe più recenti del sito.

Alcuni scheletri presentano un’anomalia: mancano delle ossa della parte superiore del corpo, un fenomeno che suggerisce una pratica funeraria sconosciuta fino ad ora. Gli archeologi ipotizzano che le tombe siano state riaperte in un secondo momento per rimuovere deliberatamente alcune ossa, una tradizione che potrebbe avere radici rituali o simboliche.

Cos’è esattamente una situla

La situla (dal latino situla, che significa “secchia”) è un vaso di forma cilindrica o troncoconica, spesso realizzato in metallo, utilizzato da diverse antiche civiltà mediterranee e dell’Europa centrale. Principalmente legata a contesti cerimoniali o religiosi, la situla serviva come recipiente per liquidi come acqua, vino o latte, ma talvolta veniva impiegata anche per il trasporto di sangue durante rituali.

La parola situla parrebbe derivare dalla radice indoeuropea sei- che significa “versare” o “sgorgare”, sottolineando il suo legame con il trasporto di liquidi. Ma non possiamo dimenticare l’assonanza con il sostantivo latino sitis, cioè sete. Questi vasi erano spesso decorati con motivi geometrici o scene di vita quotidiana, soprattutto nella produzione artistica di Etruschi, Veneti, Celti e Germani. Tra gli esempi più celebri, oltre alla situla di Santa Giulia a Brescia, si annoverano la Situla Benvenuti, custodita nel Museo Nazionale Atestino di Este, e la situla di Vanče, conservata al Museo Nazionale della Slovenia a Lubiana.

La situla conservata al Museo Santa Giulia di Brescia

Ma è da sottolineare il fatto che il reperto appena trovato trova riscontro gemellare nell’oggetto conservato a Brescia, che misura 24 cm x Ø 15.7 cm. La situla bresciana fu probabilmente anch’essa collegata a una sepoltura, ma giunse al museo, in antico, senza ulteriori specificazioni.

Gli studiosi spiegano i lunghi viaggi delle situle attraverso i percorso compiuto dall’ambra, per giungere dai mercati del Nord Europa all’Italia. Lungo queste strade si sviluppavano commerci a latere e scambi di culture materiali. Ma si può anche pensare, considerata la mobilità degli eserciti o delle immigrazioni interne collegate ai legionari o ai coloni, che esse fossero collegati a trasferimenti.

“Nel complesso queste situle specifiche – denominate Eggers 18, ndr – sono presenti in modo consistente soprattutto nell’Europa centro-orientale, dove probabilmente affluiscono seguendo le vie dell’ambra – scrivono Jean-Paul Guillaumet e Magarita Bolla nel saggio Les situles – Nelle tombe di queste zone vengono di frequente deposte dopo esser state danneggiate intenzionalmente e in funzione di cinerari”. Le testimonianze mitteleuropee risultano molto importanti fino circa alla meta del I sec. d.C. La distribuzione delle situle Eggers 18 è soprattutto in area tedesca. Nel passato si riteneva che fossero prodotte in Italia – forse in Campania – per il mercato del Nord, ma da anni questa ipotesi eè oggetto di revisione. “Riguardo ai centri di produzione, il vuoto riscontrabile in Italia centromeridionale porta ad escludere l’ipotesi, a lungo sostenuta, di una fabbricazione campana – mentre gli esemplari dell’Italia del Nord, poco numerosi e quasi tutti fuori contesto, non forniscono indicazioni risolutive; si è tentato di superare tali difficolta, proponendo l’esistenza di più botteghe produttrici”. E’ difficile capire quale fosse la collocazione della manifattura. Il centro di smercio era evidentemente a Sud della Danimarca. e se risulta possibile che le officine fossero da quelle parti non si può escludere che gli oggetti venissero anche più da lontano, come prodotti da esportazione non destinati al mercato locale. una conferma potrebbe venire dallo studio accurato dei metalli.

Volete dare un’occhiata ai luoghi nei quali sono state trovate le Egger 18? Ecco la cartina specifica riportata dagli studiosi Guillaumet e Bolla.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa