Gli archeologi scoprono i vetri di alghe. A cosa servivano. Perché venivano utilizzati i vegetali marini. Le temperature e il verde colorante

Solo tra gli anni Trenta e Quaranta dell'Ottocento, grazie alle scoperte chimiche riguardanti l'estrazione della soda, le alghe sono gradualmente state sostituite da processi di produzione più veloci ed economici che utilizzano soda e carbone. Questo ha portato a un declino dell'uso delle alghe nella produzione del vetro, nonostante la crescente domanda, sacrificando così una tradizione che oggi sta lentamente venendo riscoperta.

Gli archeologi sono impegnati in una missione che, anche per noi, si rivela di grande curiosità. Stanno studiando, con approfondite verifiche sul campo e con la collaborazione di laboratori di chimica e di fisica, l’antico uso delle alghe nella produzione del vetro. A che servivano? Ebbero una funzione tecnica fondamentale nei processi di produzione vetraria e conferivano colore verde al vetro stesso.

“Questi frammenti di vetro di alga studiati dai nostri archeologi di Birmingham – dicono i responsabili di Wessex Archaeology – raccontano una storia intrigante sul ruolo delle alghe nell’industria del vetro.
Per secoli, le alghe hanno servito vari scopi in Gran Bretagna, dall’essere una fonte di cibo e costituire una fonte importante dei mangimi per animali, fino alla produzione alla produzione di vetro e saponi durante il picco dell”industria delle alghe’, raggiunto tra il XVII-XVIII secolo”.
“Il vetro di alghe – proseguono gli specialisti di Wessex Archaeology – emerse in Inghilterra nella seconda metà del XVII secolo. L’alga fu bruciata per produrre soda, che divenne la più ampiamente utilizzata per ridurre la temperatura di fusione nella produzione di vetro a corona fino agli anni 1830. Il vetro della finestra a corona è soffiato a mano e riconoscibile dal suo bersaglio centrale.
I campioni di vetro di alghe mostrati qui sono tutti prodotti di rifiuti lavorativi, più specificamente: due muil (indesiderata deformazione a blocco di un oggetto soffiato), due fuoriuscite amorfe (una zona localizzata di vetro raffreddata troppo velocemente) e una tirata (materiale che viene lasciato dietro mentre il vetro viene tirato e allungato)! È probabile che questi campioni siano stati utilizzati durante la produzione di vetro a corona”.

Negli ultimi tempi, l’uso delle alghe marine ha conosciuto una rinascita sorprendente, trovando applicazioni che spaziano dalla medicina alla produzione di bottiglie edibili fatte di alghe. Tuttavia, l’impiego di queste straordinarie piante marine ha radici profonde nella storia, soprattutto quando si parla – come abbiamo visto – della produzione tradizionale delle bottiglie di vetro.

Già nel Seicento, le alghe marine erano ben conosciute e utilizzate non solo in Oriente, ma anche in Europa, in particolare in Gran Bretagna, dove crescevano in abbondanza. La presenza diffusa di queste alghe ha permesso agli abitanti locali di familiarizzare con esse e di sfruttarle per svariati scopi.

Recenti analisi scientifiche hanno rivelato che le alghe erano impiegate, appunto, nel processo di produzione del vetro, una tecnica che si era persa nel corso dei secoli a causa dell’avvento di tecnologie di produzione più moderne. Lo studio di frammenti antichi ha identificato elementi chimici che indicano l’uso delle alghe Kelp come combustibile in questo affascinante processo.

Per la creazione del vetro, è necessario un grande forno, data la temperatura elevata richiesta per fondere la silice e creare il vetro. Tuttavia, il carbonato di sodio contenuto nelle ceneri delle alghe consente di abbassare notevolmente la temperatura di fusione della silice, generando un vetro di qualità superiore grazie al minor contenuto di alcali rispetto ai materiali utilizzati in precedenza per abbassare la temperatura di fusione. Nel corso del secondo decennio del Seicento, il divieto di utilizzare legna come combustibile nei forni delle vetrerie ha spinto i produttori di vetro a utilizzare le alghe Kelp, abbondanti ed economiche lungo le coste britanniche, come fonte di energia.

Il risultato di questa pratica è affascinante: opere di vetreria con un caratteristico colore verde, attribuibile alle alghe marine presenti in questi manufatti. Solo tra gli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento, grazie alle scoperte chimiche riguardanti l’estrazione della soda, le alghe sono gradualmente state sostituite da processi di produzione più veloci ed economici che utilizzano soda e carbone. Questo ha portato a un declino dell’uso delle alghe nella produzione del vetro, nonostante la crescente domanda, sacrificando così una tradizione che oggi sta lentamente venendo riscoperta.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz