In giro per locali e balere con Piero Manzoni
Quando Fontana disegnava sulle mie tovaglie
Marchesi, lei ha conosciuto personalmente Andy Warhol, a cui ha dedicato un piatto molto noto, la composizione di pasta “seriale”.
Sì, incontrai Warhol durante una sua visita in Italia. Ma sono parecchi gli artisti che ho avuto modo di frequentare.
Ci racconti qualcosa in proposito.
Be’, con Piero Manzoni, mio inseparabile amico, abbiamo condiviso una stagione felice. Eravamo molto giovani. La notte si girovagava per locali e balere. Puntualmente, alle quattro e mezzo di mattina, Piero mi riaccompagnava a casa ed usciva per un ultimo giro. Alle cinque e mezzo io ero già al lavoro al mio ristorante, e lui, prima di andarsene finalmente a letto, passava a salutarmi ancora una volta.
Altri amici sono o sono stati Arnaldo Pomodoro, Tadini, Baj, Del Pezzo, Spoldi, Hsiao Chin… Tutti questi protagonisti dell’arte italiana degli ultimi decenni hanno voluto, in tempi e in situazioni diverse, onorarmi di una loro opera dedicata esplicitamente alla mia figura o alle mie creazioni. Si tratta di opere che, come si può immaginare, conservo tra i ricordi più cari.
Un suo piatto formalmente esemplare, nell’ambito del ciclo di Art food, è il Fegato d’oca al tartufo che si richiama ai Tagli di Lucio Fontana.
Proprio a Fontana mi lega un curioso aneddoto. Una sera venne a cena al mio ristorante insieme ad un pezzo grosso di un’importante casa editrice. Io, giovane e timidissimo, avendolo riconosciuto, al momento del congedo mi avvicinai e lo pregai di firmarmi il libro degli ospiti. Magari, soggiunsi facendomi coraggio, poteva accompagnare la dedica con un disegnino…
Fontana sibilò qualcosa, a proposito dei “soliti ristoratori che chiedono i disegni agli artisti per poi venderseli” e, senza rispondermi, poco dopo se ne andò, con mia enorme delusione. Quando tornai al suo tavolo, ebbi però la sorpresa di scoprire uno schizzo autografo tracciato sulla tovaglia. Tagliai la stoffa e la feci incorniciare.
Qualche tempo dopo, Fontana tornò a cena da me, accompagnato dal suo gallerista. Io gli mostrai lo schizzo: “Maestro, si ricorda? Me lo ha donato lei”. Fontana lo guardò per un attimo.
“E’ falso – commentò.
E aggiunse: – Non è brutto, ma non è roba mia”. Io non sapevo più che cosa dire. Lui si fece dare un foglio e cominciò a disegnarvi sopra. Poi me lo porse: “Ecco – borbottò, – metta questo in cornice. Non è bello come l’altro, ma almeno è originale”.
L’artista Gualtiero Marchesi ha ancora tanti progetti nel cassetto. Non è così?
E’ così. Continuo a creare nuovi piatti. Mi affascina sempre molto confrontarmi con le possibilità offerte dalla forma, dai volumi, dagli accostamenti dei materiali e dei colori. Cerco, come tanti pittori e scultori che hanno fatto la storia dell’arte dei nostri tempi, la purezza, l’essenzialità. E non rinuncio a divertirmi, a stupirmi. Conosce la famosa definizione che è stata data dei cuochi? Il cuoco è un bimbo che gioca tutta la vita a svolgere un mestiere da grande. (maggio 2010)