Il sindaco del Comune di Lizzano, Antonietta D’Oria, ha annunciato, i risultati di uno scavo archeologico, all’interno di una grotta del territorio. L’indagin3 sui materiali rinvenuti negli strati più profondi avrebbe portato a identificare il livello di frequentazione del luogo da parte degli uomini di Neanderthal, ominidi affini all’Homo sapiens – ma appartenenti a un’altra linea genetica, che vissero nel periodo paleolitico medio, compreso tra i 200 000 e i 40 000 anni fa. Gli utensili di pietra e altri segni, databili attraverso le ossa di animali consumati dai Neanderthal stessi, potrebbero portare – per la grotta pugliese – a 50mila anni fa circa e pertanto a un periodo maturo per questa specie che si sarebbe poi estinta.
I maschi raggiungevano il metro e 60 di altezza, le donne, in media, 1,50. Avevano un fisico possente e tarchiato. Il volto presentava un forte prognatismo e arcate sopraccigliari particolarmente in rilievo.
Non si conosce ancora il motivo della scomparsa di questi ominidi, che coesistettero con l’Homo Sapiens, che forse risultò più abile e aggressivo. Non si esclude che i nostri antenati abbiano eliminato fisicamente questi avversari o li abbiano marginalizzati, al punto da provocarne l’estinzione.
Nella grotta Sant’Angelo di Lizzano – frequentata dal Neolitico fino a pochi decenni fa – gli scavi sono stati condotti dall’archeolgo Davide Delpiano, insieme a Fabio Fogliazza, sotto la supervisione del Prof Peresani, su incarico della Università di Ferrara e con l’autorizzazione della Soprintendenza Archeologica.