I segreti di bellezza delle donne romane svelati dagli oggetti. Lame esfolianti, grasso e pietra pomice. I profumi

Nell’antichità classica le persone erano molto attente all’igiene e alla cura del corpo. Al Museo di Altino ci sono molti oggetti che lo testimoniano.

Nell’antichità classica le persone erano molto attente all’igiene e alla cura del corpo. Al Museo di Altino ci sono molti oggetti che lo testimoniano.


“Per la pulizia personale, oltre ai bagni alle terme si usava anche lo strigile – affermano gli studiosi delMuseo e Area Archeologica di Altino – uno strumento ricurvo in bronzo con il quale si raschiava via lo sporco passandolo sulla pelle, dopo essersi cosparsi di olio e polvere di pomice. Era molto usato dopo il bagno, oppure dagli atleti dopo gli allenamenti”.

“Per controllare il proprio aspetto c’erano gli specchi, un po’ diversi da quelli attuali: erano infatti ricavati da lamine metalliche, solitamente in bronzo, lucidate così tanto da diventare riflettenti. Al Museo ne puoi vedere di esposti con il manico, di forma circolare o rettangolare”.


“Anche nell’antichità si usavano i profumi. La fragranza però non era diluita in alcool come si usa fare oggi, ma in olio o unguento, e poi applicata sulla pelle. Gli unguenti profumati erano contenuti in piccoli e preziosi contenitori, i balsamari: al Museo ce ne sono molti in vetro, di tanti colori diversi. Le donne si truccavano: i cosmetici erano conservati in piccoli contenitori come pissidi e balsamari, e il contenuto veniva estratto e lavorato con appositi strumenti prima di essere applicato sulla pelle. Al Museo si possono osservare molti oggetti usati dalle donne altinati per applicare i cosmetici”.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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