La storia d’affetto di due nobili del Settecento sepolti in questi sarcofagi con un contenitore per il cuore

Si tornerà a scavare sul sagrato della chiesa che aveva offerto, in una verifica archeologica, due sepolture particolari. Il cardiotafio - la scatola a forma di cuore - quando è stato aperto ha diffuso nell'aria un intenso profumo di menta piperita. I segni della trapanazione del cranio hanno permesso di ricostruire l'identità e la storia dei due, che erano suocero e genero

Altri scavi avranno luogo nella piazza della cittadina francese, dopo gli interventi degli scorsi anni e il ritrovamento di sepolture antiche che sono state studiate accuratamente, attraverso indagini di laboratorio e convergenti ricerche storiche, finalizzate a stabilire l’identità di due defunti sepolti in sarcofagi di piombo, contenitori dalla forma antropomorfa, uno dei quali, recava, all’esterno, poggiata su un’area coincidente con quella del torace, una scatola a forma di cuore.

L’intervento svolto dall’Inrap sul sagrato della chiesa di Flers. Foto: Hélène Dupont dell’Inrap

Le indagini sono state svolte da uno straordinario ente francese, l’Inrap – Istituto nazionale francese per le ricerche archeologiche preventive -, da storici, botanici ed esperti di medicina legale.

I due sarcofagi nella foto scattata dall’archeologa Hélène Dupont dell’Inrap

Gli involucri di piombo – risalenti all’inizio del XVIII secolo – sono stati aperti in laboratorio con la massima protezione per gli operatori, considerata la tossicità del metallo. Quando è stata dischiusa la scatoletta a forma di cuore, nella stanza si è diffuso un intenso profumo di menta piperita e delle essenze vegetali che erano state inserite in quella sorta di canopo, dopo l’asportazione del cuore stesso l’imbalsamatura del corpo.

Il contenitore dopo l’apertura, nella fotografia scattata da Hélène Dupont dell’Inrap

Il cuore – che si era mantenuto, al punto da poter essere studiato in ogni parte – era stato probabilmente, in origine, messo in infusione in un liquido alcolico e forse rapidamente bollito. E circondato di erbe aromatiche che fungevano anche da disinfettanti.

I due nobili, che erano stati sepolti in Place Saint-Germain di Flers, a Orne, in Normandia sono stati identificati, con alte probabilità di aderenza al vero, grazie ad indagini archivistiche strettamente correlate con le evidenze rilevate in laboratorio. Importante è stata l’individuazione di ferite al cranio della persona deposta nel sarcofago di piombo privo di cardiotafio, cioè il contenitore a forma di cuore.

Gli archeologi e gli storici avevano la possibilità di verificare quale personaggio della nobiltà che frequentava assiduamente Flers – così da sceglierlo come luogo di sepoltura – negli anni indicati dalle evidenze archeologiche e di laboratorio, fosse morto con un trauma grave alla testa. Un foro chirurgico, regolare, era stato creato quando l’uomo era ancora in vita.

I due defunti, sistemati in una piccola cappella di famiglia, poi rasa al suolo, erano quasi certamente suocero e genero: le ricerche hanno portato a identificare il primo nel conte Louis Anthoine de Pellevé, nato nel 1670 e morto a Flers all’età di 51 anni e il secondo, in Philippe René de la Motte Ango, morto 67enne nel 1737, dopo un grave incidente, 16 anni dopo la scomparsa del suocero. Diverse fonti storiche riferiscono che un certo Philippe René de la Motte Angouna, marito di una figlia di De Pellevé era scomparso in seguito a una caduta, forse da un cavallo, che aveva indotto un grave trauma cranico, al quale era seguito un intervento chirurgico, nel tentativo – evidentemente disperato – di ridurre l’ematoma.

“A livello di fonti d’archivio, siamo stati in grado di trovare indizi coerenti che ci hanno aiutato a trovare Louis Anthoine de Pellevé e Philippe René de la Motte Ango”, ribadisce Cécile Chapelain de Seréville-Niel, archeologa e antropologa del Center for Archaeological and Historical Research antico e medievale (CNRS-Università di Caen). In tutte le ricerche storiche che abbiamo potuto svolgere e in termini di patologie e morfologia, queste sono le identà più aderenti. Questa è l’ipotesi maggiore, ma siamo sempre molto cauti. »

Per entrambi, i familiari – forse rispettando le volontà degli stessi – avevano scelto la pratica dell’imbalsamazione, che veniva praticata qualche volta – ma in modo non sistematico perchè si trattava di una scelta spesso individuale, pur inserita in un filone consuetudinario – all’interno dell’aristocrazia europea, a partire dal XII secolo. Durante queste operazioni avveniva la rimozione di organi interni e la preparazione del corpo attraverso sostanze essiccative e balsami conservanti, in buona parte di origine vegetale. Il cuore, in alcuni casi, veniva conservato in un cardiotafio e utilizzato – sempre in alcuni casi – per la possibilità di un duplice funerale – in due feudi o nel luogo di residenza e in quello di origine – per sottolineare la vicinanza del defunto a un luogo o a una persona.

Recenti indagini svolte su un altro sarcofago di piombo, trovato sempre in Francia, ma non collegato alle due sepolture di Flers, hanno permesso di stabilire che il cuore inserito nel contenitore sopra la bara di piombo di una nobildonna, apparteneva al marito, morto lontano. Ciò realizzava un profondo segno di unione.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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