Trasportava anche italianissimi marmi, piastrelle marmoree e ceramiche italiane una nave da guerra inabissatasi nel Seicento, il cui relitto giace al largo delle coste del Sussex, in Gran Bretagna. Il relitto è stato identificato come ciò che resta della nave da guerra olandese del XVII secolo Klein Hollandia. Costruita nel 1656 e di proprietà dell’Ammiragliato di Rotterdam, la nave fu coinvolta in tutte le principali battaglie della 2a guerra anglo-olandese (1665-1667). Lo comunica, in queste ore, la Historic England.
Nell’ultimo anno specialisti dell’Historic England, del Cultural Heritage Agency dei Paesi Bassi (Rijksdienst voor het Cultureel Erfgoed ) e della Nautical Archaeology Society hanno lavorato alla sua identificazione attraverso prove raccolte durante immersioni, ricerche d’archivio e analisi dendrocronologiche – basate sulle sequenze delle dimensioni degli anelli di crescita degli alberi – dei campioni di legno.
“Il Klein Hollandia, di proprietà dell’Ammiragliato di Rotterdam, fu coinvolto in tutte le principali battaglie della seconda guerra anglo-olandese (1665-1667). – affermano gli studiosi dell’ Historic England – Nel 1672, la nave faceva parte dello squadrone dell’ammiraglio de Haese per scortare la flotta di Smirne durante la navigazione dal Mediterraneo verso la Manica, in rotta verso i Paesi Bassi. All’isola di Wight, lo squadrone fu attaccato da uno squadrone inglese sotto l’ammiraglio Holmes. Il secondo giorno, il 23 marzo, scoppiò una feroce battaglia, che provocò gravi danni al Klein Hollandia . Il comandante della nave, Jan Van Nes, è stato ucciso in azione. La nave fu abbordata e conquistata dagli inglesi, ma poco dopo la Klein Hollandia affondò con marinai inglesi e olandesi a bordo. Questa azione a sorpresa del piccolo squadrone sotto Sir Robert Holmes e Sir Frecheville Holles contribuì all’inizio della terza guerra anglo-olandese”.
Nonostante fosse una nave da guerra, Klein Hollandia portava un carico di pregiati materiali da costruzione italiani. La provenienza del materiale è stata stabilita grazie ad indagini di laboratorio, che hanno permesso di identificare la struttura della pietra e delle mattonelle di marmo bianco, collocandone l’origine sulle alpi Apuane.
Tra i materiali recuperati, il pezzo più curioso è legato anche al mondo delle taverne e della superstizione. E’ una panciuta bottiglia di ceramica tedesca, conosciuta con il nome di Bellarmino. Roberto Francesco Romolo Bellarmino (Montepulciano, 1542 – Roma, 1621) era un teologo gesuita, proclamato cardinale e poi venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dottore della Chiesa. Questo tipo di recipiente bottiglia–boccale, nato per contenere vino o birra, era usato comunemente in Germania nei secoli XVI e XVII, in particolar modo nella città di Colonia, dove veniva fabbricato.
La bottiglia rappresenta un uomo barbuto – il volto viene rilevato, plasticamente, a livello del collo di bottiglia -, con un grosso ventre, delineato dalla parte convessa della superficie esterna del contenitore. Il nome di Bellarmino circolò evidentemente per motivi di derisione politica del cardinale italiano, che fu impegnato nella Controriforma e che ebbe ruoli importanti durante il processo a Giordano Bruno e a Galileo Galilei. Una fama negativa che Bellarmino forse non meritava perchè era espressione di una visione moderata, che cercò manifestare sia nel processo a Giordano Bruno – cercò di convincerlo ad evitare uno scontro diretto con l’Inquisizione, con il fine di ottenere una pena che esulasse da quella capitale – che in quello nei confronti di Galilei.
L’immagine di un grosso uomo sulla bottiglia venne ritenuta, a livello popolare, anche come una sorta di presidio contro il malocchio. Anche per questo le Bellarmine divennero “bottiglie delle streghe” o meglio “contenitori di protezione anti-stregonesca” nei quali venivano inseriti liquidi – acqua di mare, urina o vino – rosmarino, capelli e unghie delle persone da proteggere.
Sulla terraferma, le bottiglie venivano sepolte al limite della proprietà o tenute nei pressi del focolare. La loro funzione era quella di polarizzare l’azione di un eventuale malocchio. Non è conosciuto – almeno fino ad ora – il contenuto della bellarmina trovata in fondo al mare, sul relitto.