Il politicamente corretto è una categoria di inquadramento riduttivo e abnorme della realtà in luoghi comuni elementari, improntati a un superficiale moralismo. Nel passato questa mentalità veniva iscritta alla categoria deleteria del “perbenismo borghese”. Ma per comprimere ed adattare la complessità del reale nella piccola valigia del luogo comune perbenista è necessario comprimere a tal punto la materia o tagliarla o amputarla o compiere un tale sforzo di mistificazione e di adattamento dei dati storici o di cronaca che il risultato appare immediatamente come una forzatura comica, se non grottesca. Forzatura peraltro assai pericolosa, per la democrazia e la Ragione – che ne è il motore sotteso -, poichè tutto viene ricondotto a categorie moralistiche di facile consumo.
E’ il caso della proposta di traslare le salme dei poeti Verlaine e Rimbaud al Pantheon, luogo massimo in cui riposano i padri politici e intellettuali della Patria francese. Nulla da ridire, in sé. Forse i due poeti – ribelli e “maledetti” – non apprezzerebbero quest’inquadramento paludato. Ma è un’altra questione. Ciò che appare incongruente è la modalità di lettura simbolica del progetto che sarebbe una celebrazione di grande amore gay, che troverebbe compimento eterno in una sepoltura appaiata. Un amore, però – se è stato amore – finito a colpi di pistola. E questo non viene detto, nella favoletta dei promotori. Il ministro della Cultura Roselyne Bachelot ha appoggiato, come scrive Le Figaro – a cui l’idea piace – una petizione a favore dell’ingresso di Arthur Rimbaud e Paul Verlaine nel Pantheon, presentata al presidente Emmanuel Macron. “Il fatto di portare questi due poeti innamorati, sì, insieme, al Pantheon avrebbe uno scopo non solo storico o letterario, ma profondamente attuale”, ha argomentato entusiasta il ministro a Le Point. Naturalmente l'”attualità” è uno dei grandi miti della pedagogia politica del politicamente corretto.
Nessuno ha nulla in contrario alla celebrazione dell’amore. Gay o etero che sia. Ma ciò che è comico – e terribile – è il fatto che – restando alle categorie del politicamente corretto – sarebbe un’assurdità celebrare come sommo idillio esemplare il rapporto tra Verlaine e Rimbaud poichè fu un rapporto malato – malato in sé, come malati sono tanti rapporti etero, fatti di prevaricazioni, violenze e sangue – finito con qualcosa di simile allo stalking e con colpi di pistola e un processo a Verlaine, che aveva sparato al giovane amico. Assumendo le categorie del politicamente corretto ci sarebbe da aggiungere che ai tempi in cui iniziò l’amicizia, Arthur era un ragazzino, minorenne. Tempi diversi, certo.
All’idea dell'”operazione-Pantheon” insorge una pronipote di Rimbaud che, con i familiari, si oppone fermamente alla traslazione dei resti di Arthur sotto il cupolone degli eterni in un’operazione che sembra più un’acritica invenzione del politicamente corretto che il giusto omaggio a due poeti. Jacqueline Teissier-Rimbaud – suo bisnonno era il fratello maggiore del poeta – ha dichiarato venerdì la sua opposizione alla progettata, congiunta traslazione che germina da un’area di pensiero molto macroniana, legata a queste grandi manifestazioni pedagogiche di massa. “Rimbaud è nato a Charleville-Mézières, rimane a Charleville-Mézières, con tutta la sua famiglia – ha detto l’esponente della famiglia Rimbaud -. In definitiva la famiglia e i sostenitori della memoria di Rimbaud, affermano che quel periodo fu rimosso da Arthur, al punto che il rapporto terribile con Verlaine lo indusse a tagliare i ponti con il mondo occidentale e andare in Africa, dove convisse con una giovane donna.
La posizione dell’associazione Les Amis de Rimbaud, che conta 120 soci, è sovrapponibile a quella della famiglia Teissier-Rimbaud. “In generale, gli amici di Rimbaud sono inclini a pensare che ciò che viene proposto non si addice al carattere di Arthur”, ha detto alla France Presse il presidente del sodalizio letterario, Alain Tourneux. “Associare Rimbaud e Verlaine in modo definitivo, ad vitam aeternam, non è possibile. E’ indubbiamente esagerato. Arthur Rimbaud aveva rotto (con Paul Verlaine) e non voleva più rievocare questo periodo di quattro anni in cui aveva lavorato con lui”. ha spiegato.
E’ singolare notare quanto, in genere, la stampa internazionale tema di raccontare – e lo ometta, in nome del politicamente corretto – cosa successe realmente tra i due poeti. Lavorare e convivere, per i due, era impossibile. Dopo infiniti contrasti e convergenze e vagabondaggi, il 3 luglio 1873 Verlaine abbandonò improvvisamente Londra e andò in Belgio, lasciando Rimbaud senza un soldo. L’8 luglio fu raggiunto da Rimbaud, praticamente alla fame, nell’albergo di Bruxelles dove Verlaine aveva preso alloggio con la propria madre. La mattina del 9 luglio Verlaine comprò una pistola e alcune munizioni. In piena notte, quando Rimbaud lo informò di voler partire per Parigi, scoppiò un nuovo alterco. Verlaine prese la pistola e sparò due colpi contro Rimbaud, che fu ferito da un proiettile al polso sinistro.
Accompagnato dai Verlaine, Rimbaud si fece medicare in ospedale. Tornati poi in albergo, Rimbaud fece i bagagli e a sera tutti s’incamminarono verso la stazione. Improvvisamente Verlaine, che non smetteva di implorare Rimbaud di restare, sembrò voler afferrare nuovamente l’arma. Rimbaud fuggì via: trovato un poliziotto, fece arrestare Verlaine.
La ferita era più seria di quanto apparisse in un primo momento. Rimbaud fu così ricoverato per nove giorni in ospedale e qui ricevette la visita dei gendarmi, che lo interrogarono. Ritirò la denuncia di danni contro Verlaine, anche se il fatto di sangue non poteva non essere oggetto di un processo poichè rientrava in un ambito evidentemente penale, Affaticato, dopo le dimissioni dall’ospedale, Rimbaud soggiornò qualche giorno in una pensione per riprendere le forze – qui fu ritratto, nel letto, dal pittore Jef Rosman -. Poi ripartì per la Francia e raggiunse la fattoria materna di Roche. Verlaine l’8 agosto 1873 venne condannato a due anni di carcere da scontare nel carcere di Mons. Per buona condotta, ne uscì dopo diciotto mesi di detenzione, il 16 gennaio del 1875.
Verlaine e Rimbaud al Pantheon come simboli dell'amore gay esemplare? Ma fu una storia di violenze
LE ASSURDITA' DEL POLITICAMENTE CORRETTO - Ciò che appare incongruente è la modalità di lettura simbolica del progetto che sarebbe una celebrazione di grande amore gay, che troverebbe compimento eterno in una sepoltura appaiata. Un amore, però - se è stato amore - finito a colpi di pistola. Il ministro della Cultura Roselyne Bachelot ha appoggiato, come scrive Le Figaro, una petizione a favore dell'ingresso di Arthur Rimbaud e Paul Verlaine nel Pantheon, presentata al presidente Emmanuel Macron. "Il fatto di portare questi due poeti innamorati, sì, insieme, al Pantheon avrebbe uno scopo non solo storico o letterario, ma profondamente attuale", ha argomentato entusiasta il ministro a Le Point