L’immagine di copertina è del sito Amarche, che fornisce dettagliate informazioni sulla visita alla necropoli
Successive trapanazioni del cranio – forse finalizzate a fini medici o rituali – sono state documentate da un’equipe di studiosi sul cranio di una donna longobarda di 50 anni, sepolta nella necropoli di Castel Trossino, in provincia di Ascoli Piceno. E’ la prima volta che un intervento di questo tipo viene rilevato sui resti di un soggetto femminile longobardo. La ricerca, con le strumentazioni di laboratorio più avanzate, sono state condotto da un’équipe italiana formata da Ileana Miccarelli, Flavia Strani, Samuel Bedecarrats, Sara Bernardini, Robert R. Paine, Lorenzo Bliquez, Caterina Giostra, Valentina Gazzaniga, Maria Anna Tafuri, Giorgio Manzi. Lo studio è stato pubblicato in questi giorni sul Journal of Osteoarchaeology
Nella tomba della donna, gli archeologi hanno scoperto alcuni oggetti costosi e finemente lavorati, tra cui filamenti d’oro e una spilla e un pettine di bronzo. La donna condivideva la tomba con un uomo, molto probabilmente il marito. La donna, per motivi ancora oscuri, sarebbe stata operata più volte, nel corso della sua vita.
«L’ultimo intervento chirurgico sembra essere avvenuto poco prima della sua morte», ha confermato in un’intervista all’Agenzia Ansa il coordinatore dello studio Giorgio Manzi . «Non ci sono lesioni che possano far pensare alla presenza di traumi, tumori, malattie congenite o altre patologie. È intrigante considerare la possibilità di una ragione rituale o giudiziaria per queste operazioni, ma al momento non abbiamo prove a sostegno di queste ipotesi”.
La necropoli longobarda di Castel Trosino risale al VI-VIII secolo d.C. Tra le tombe scavate, il cranio di una donna più anziana mostra la prima evidenza di una modifica ossea a forma di croce su un soggetto vivente. “Le analisi macroscopiche, microscopiche e TC hanno rivelato segni di almeno due serie di segni di raschiatura. In particolare, l’analisi SEM mostra che sul cranio sono presenti tracce di raschiamento osseo perimortem. – scrivono gli studiosi – Entrambi i difetti guariti e non guariti suggeriscono che la donna ha ricevuto almeno due modifiche ossee intenzionali per affrontare la sua condizione. Questa è la prima testimonianza di un intervento terapeutico a forma di croce su un soggetto vivente”.
“Abbiamo anche considerato che la raschiatura potrebbe essere correlata alla punizione giudiziaria, vale a dire, decalvatio , come scritto nella legge longobarda (Gasparri & Azzara, 2011 ). Questa pena era di particolare gravità e raramente applicata (leggi longobarde: re Liutprando: legge numero 141, e re Astulf: legge numero 4)”. Ma l’ipotesi dello scalping è stata scartata dagli studiosi perché avrebbe lasciato segni diversi sul cranio. E se la donna avesse avuto problemi psichici, gravi, irrisolti e forse ritenuti di origine demoniaca?
“Abbiamo scoperto che era sopravvissuta a diversi interventi chirurgici e aveva sperimentato una terapia di** trapanazione a lungo termine. – scrivono gli studiosi – L’ultimo intervento chirurgico sembra essere avvenuto poco prima della morte dell’individuo. Non ci sono prove di traumi, tumori, disturbi congeniti o altre patologie; quindi, qui viene considerato il motivo per cui un medico medievale avrebbe intrapreso un intervento chirurgico così pericoloso. Sebbene sia interessante considerare le possibilità di risoluzione rituale o giudiziaria, nessuna prova biologica o storica supporta queste ipotesi. Tuttavia, questo rappresenta una delle poche prove archeologiche di un intervento chirurgico di trapanazione eseguito su donne altomedievali, aprendo la strada a future ricerche sulla logica alla base di questa pericolosa procedura chirurgica in questo periodo”.
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