di Maurizio Bernardelli Curuz
Mi limiterò a un intervento molto sintetico per lasciare il massimo spazio alle immagine di rilievi inediti che ho compiuto, con il collega Roberto Manescalchi, nell’ambito di un progetto di ricerca sulle criptofigure nella pittura del Cinquecento. Figure nascoste, derivate dalla diversa inclinazione del quadro o da anamorfosi. Esse non costituiscono, come parrebbe, una mera curiosità, ma si collegano, in modo potente, al motore semantico dei dipinti.
La Gioconda di Leonardo da Vinci
Esse non sono fioriture casuali di macchie, ma appaiono ben rifinite, secondo un piano espressivo che utilizza le forme dell’inanimato per giungere a elementi antropomorfi e a personaggi riconoscibili. Leonardo giunge a controllare questa materia informe, a pianificarla. Il controllo delle macchie e la trasformazione in oggetti e personaggi è ben teorizzato nel Trattato sulla pittura di Leonardo stesso e conosce precedenti teorici fondamentali, nel Rinascimento e nell’antichità.
Ruotando la Gioconda alla nostra sinistra di 90 gradi appare un piano compositivo compiuto e complementare, a livello di significati simbolici, rispetto all’immagine ortogonale del ritratto. Nel piano a 90 gradi-nostra sinistra, sembrano apparire, in tutta la tavola – e lo vedremo in brevi saggi successivi – più santi o meglio più figure eroiche femminili del Cristianesimo, che evidentemente si riconnettono con il ritratto di Monna Lisa. Figure alle quali ella era devota o personaggi simbolo che connotano, al tempo stesso, il carattere della donna? Cosa saranno in grado di dirci sulla donna, quando le avremo identificate completamente? Cosa nasconde, ancora, la Gioconda?
Leonardo qui opera con la tecnica delle figure cangianti. Essa è ottenuta creando una figura di contorno, dalla silhouette evidente – in questo caso il volto grottesco, con naso adunco, mento rincagnato, folti sopraccigli della figura maggiore – ricavato da ciò che, dal lato maggiore potrebbero sembrare solo una catena montuosa. Successivamente riempie di figure interconnesse questo spazio. La figura maggiore rinvia in modo inequivocabile ai disegni di volti grotteschi, disegnati da Leonardo e dai propri allievi. Ogni figura ne contiene alcune minori. Non può sfuggire, a livello dei sopraccigli, una figura che potrebbe rinviare a un grosso volatile scuro.
La figura maggiore di profilo anticipa, sotto il profilo iconografico, la serva di Giuditta, in Giuditta e Oloferne di Caravaggio, dipinto circa 80 anni dopo. Ciò potrebbe significare che Caravaggio deriva il modello non solo da Leonardo – come s’era giustamente ipotizzato, pur vagamente, sotto il profilo di derivazione stilistica – ma probabilmente dalla tipologia della vecchia serva, legata a Giuditta stessa, probabilmente dipinta qui da Leonardo e, certamente, in altre opere disperse. Ci troviamo di fronte, nel lato della Gioconda a un prototipo, poi ripreso dal Caravaggio stesso.
Con certezza, nella figura maggiore è inscritta una splendida figura di giovane donna che, a sua volta, contiene altre figure
La giovane donna può essere – anche – Giuditta e la figura arcigna, – anche – la sua serva? Vediamole accostate.
E alcuni elementi possono essere stati ripresi dal Caravaggio, quasi un secolo dopo Leonardo, per Giuditta e Oloferne ?(qui sotto il particolare)
Ma nella figura della serva di Leonardo esistono, accanto alla presunta Giuditta, altre immagini, angeliche, che configurano una scena simile all’Annunciazione. Esistono collegamenti teologici tra la fedeltà vendicativa di Giuditta e la Madonna? Oppure le stesse figure angeliche si riferiscono all’ispirazione celesta tratta da Giuditta per la decapitazione di Oloferne? E certo un fatto: sia Maria che Giuditta accettano la volontà di Dio, che ha deciso di renderle assolute protagoniste della storia.
Accanto al blocco che definiremo “Giuditta e l’ancella” osserviamo un altro dipinto cangiante, che reca comunque un’immagine sacra. E’ una piccola figura che sembra rinviare a quella di un santo in estasi
Le figure, come dicevamo, sono composite e segnano, in modo inequivocabile e diretto, la continuità di comporre, in Arcimboldo, secondo la linea leonardesca del capriccio e del polimorfismo.
In sintesi
La Gioconda contiene altri piani visivi e semantici, finora mai portati alla luce. Essi sono molto evidenti e configurano, nella rotazione dell’opera – di 90 gradi alla nostra sinistra – l’area dei santi. Vi appaiono, nella parte inferiore, figure che rinviano all’iconografia dell’episodio biblico di Giuditta e Oloferne, nonchè all’Annunciazione. In un punto più isolato è dipinto un santo in posizione ascetica. Abbiamo isolato altre figure sante, nello stesso “verso”, che pubblicheremo nei prossimi giorni. (sono segnalate sommariamente da cerchi arancioni)
Le figure stesse sarebbero da connettere con la personalità dell’effigiata: santi protettori , ma molte, come vedremo, sante che hanno svolto azione eroiche.
Inedito. Immagini nascoste nella Gioconda di Leonardo. Perchè? Chi sono questi personaggi?
La scoperta compiuta Da Bernardelli Curuz e dal Centro di Studi leonardeschi di Stile arte, diretto da Roberto Manescalchi: "Esse non sono fioriture casuali di macchie, ma appaiono ben rifinite, secondo un piano espressivo che utilizza le forme dell'inanimato per giungere a elementi antropomorfi e a personaggi riconoscibili. Leonardo giunge a controllare questa materia informe, a pianificarla. Il controllo delle macchie e la trasformazione in oggetti e personaggi è ben teorizzato nel Trattato sulla pittura di Leonardo stesso e conosce precedenti teorici fondamentali, nel Rinascimento e nell'antichità"