Jingle Bells – Lo sai che è nata come canzone erotica in osteria? La traduzione. La chiave massonica

Jingle Bells, una delle canzoni natalizie più conosciute e cantate al mondo, in realtà non era originariamente un canto di Natale, ma una composizione sull'inverno, con doppi sensi erotici, dedicata alle gioie di un uomo e di una donna su una slitta trainata da un cavallo. La parola Natale non appare mai nel testo.  Il canto fu scritto da un compositore americano minore, James Lord Pierpoint (Boston, 1822 – Winter Haven, 1893) e pubblicata nell'autunno 1857 con il titolo One Horse Open Sleigh. Nel corso degli anni, Jingle Bells ha assunto una pura connotazione natalizia - poichè è stata idealmente collegata alla carrozza di babbo Natale, che risuona di campanellini - ed è stata cantata e registrata da numerosi artisti tra cui Louis Armstrong, i Beatles, Frank Sinatra, Luciano Pavarotti e altri cantanti e band che hanno creato numerose versioni alternative. L'autore, semi-sconosciuto, si rivela grandissimo poichè prepara un testo mutevole sul ritmo della cavalcata. Un testo in grado di essere grandemente puro - al punto da essere adottato quasi fosse una carola natalizia - e al tempo stesso vitalisticamente erotico


Jingle Bells, una delle canzoni natalizie più conosciute e cantate al mondo, in realtà non era, originariamente, un canto di Natale, ma, apparentemente, una composizione sull’inverno, con doppi sensi erotici, dedicata alle gioie di un uomo e di una donna su una slitta trainata da un cavallo. Non solo. La struttura è molto semplice, ma numerose sono le chiavi simboliche che programmaticamente dischiudeva il testo prima di alcuni più recenti rimaneggiamenti. E ciò non nasce da alcuna forzatura interpretativa, ma dalla struttura stessa del testo. L’autore, un americano dell’Ottocento, attraverso Jngle Bells costruì una macchina della memoria di stampo ermetico, che potesse essere utilizzata a più livelli, ma sempre con finalità edificanti.
La parola Natale non appare mai nel testo originale e nulla allude, nemmeno, alla Festa americana del Ringraziamento: questo contribuisce a non fare della canzone un’opera chiusa. Il canto fu scritto, con un piccolo ma saldo reticolo di sottintesi sessuali e rinvii filosofici, da James Lord Pierpont (Boston, 1822 – Winter Haven, 1893) e pubblicata nell’autunno 1857 con il titolo One Horse Open Sleigh. Pierpont viene generalmente menzionato solo per questa canzone, ma sarebbe un autore che meriterebbe ricerche e approfondimenti. Fu organista e direttore musicale della Unitarian Church di Savannah, in Georgia, dove prestava servizio suo fratello, il Reverendo John Pierpont Jr. Sposò la figlia del sindaco della città.
Nel corso degli anni, Jingle Bells ha assunto, negli Stati Uniti e nel mondo, una connotazione natalizia – poiché mutata e idealmente collegata alla slitta di Babbo Natale, che risuona di campanellini – ed è stata cantata e registrata da numerosi artisti tra i quali Louis Armstrong, i Beatles, Frank Sinatra, Luciano Pavarotti e altri cantanti e band, pur con alcuni tagli. L’autore, semi-sconosciuto, si rivela grandissimo poiché prepara un’opera mutante nel significato, sul ritmo della cavalcata, in grado di essere grandemente pura e, al tempo stesso, vitalisticamente sensuale. Poi, spiritualmente altissima. E ne vedremo il motivo. Il quadro che egli descrive è semplice. Un uomo e una donna su una slitta trainata da un cavallo sfrecciano nella campagna, ridendo pieni di gioia. I campanellini suonano. Ma la slitta infila un cumulo di neve e ribalta i due passeggeri nella neve. Quindi l’autore esorta i giovani a vivere la gioia della corsa e dell’amore.
La tecnica utilizzata dal paroliere e musicista – Pierpont era certamente vicino a una massoneria di forte matrice cristiana e neo-platonica – è quella che è stata più volte usata nella storia della cultura con il fine di incentivare letture, a più livelli, dei quadri e dei testi. Il primo livello, facilmente accessibile, è aperto a tutti – qui sono i campanellini, il cavallo, la slitta, la neve, la corsa, lo splendore del paesaggi -. Chi non va oltre primo il livello, non viene punito, ma è autorizzato, dalla assoluta tolleranza del compositore, a non vedere altro. Immediatamente, però, a chi è attento e ha davanti a sé le parole del canto, balzano all’occhio i sottintesi erotici. Conclusa la lettura e rileggendo, ci si rende conto di essere in uno scritto aperto, polisemico, con più significati. All’inizio del lavoro di scavo la scoperta riguarda solo il gioco relativo alla sfera della sessualità, facilmente intercettabile.

Un quadro del pittore Winslow Homer: Sleigh Ride. Un uomo e una donna su una slitta aperta trainata da un unico cavallo.

La canzone si comporta poi come uno specchio che accoglie, in 4 scomparti logici correlati e pertinenti, il pensiero del lettore, muovendo l’azione della memoria e i contenuti riposti. Queste macchine della memoria e della conoscenza, programmate nei quadri e nei testi letterati attraverso un meccanismo logico sottostante e attivate dal fruitore nel momento dell’osservazione approfondita dell’opera, erano utilizzate nell’antichità classica per questioni mnemoniche e furono perfezionate durante il Medioevo e il Rinascimento. Esse furono fondamentali per la cosiddetta alchimia spirituale cioé il cambiamento di sé, in direzione di quella condizione angelica che era stata indicata da Pico della Mirandola e da Marsilio Ficino come legittima aspirazione umana, pur senza sottovalutare la sacralità della materia. Il senso di questi lavori fu smarrito, generalmente, in seguito all’impatto del Positivismo, e a una sempre maggiore e specialistica divisione della scienza dallo Spirito, al quale fu poi esclusivamente attribuita una funzione di proiezione psichica.
 
 
Un ottocentesco letto matrimoniale a slitta, tardo stile Impero, realizzato seguendo le linee ondulate e la forma di una slitta a due posti trainata da un solo cavallo. Il solo cavallo era anche, figurativamente, l’unico uomo che tirava la carretta ma che intendeva essere il solo ad essere ospitato nella slitta. Il mobile era diffuso ai tempi in cui fu scritta Jngle Bells. Osservando questa immagine, il concetto ci appare molto chiaro, nel testo. Andare nella slitta significava andare a letto. Ma non solo quello. Significava anche entrare nella slitta aperta. Ciò consente di dire che, in Jngle Bells, vengono sollecitati numerosi livelli di lettura Il primo, candido, per tutti. Il secondo per i maliziosi. Il terzo per gli iniziati ai segreti del sesso e del mondo. Il quarto e i successivi agli iniziati alle scienze ermetiche

Abbiamo detto che il primo strato di significato, quello evidente, è una gioiosa scena invernale. Per accedere al secondo strato, in basso, che è riverberante ma che è parzialmente sepolto dalla neve stessa, bisogna appartenere alla categoria dei maliziosi. Per arrivare al terzo, in cui parla apertamente della sessualità, bisogna appartenere alla categoria degli iniziati. Ma iniziati a cosa? Iniziati, come adulti, alle “cose nascoste”, ma semplici, del mondo. Capaci di cogliere i sottintesi del testo.
Dalla terra cruda, fangosa e bassa, dopo essersi ribaltati sulla neve – come avviene ai due protagonisti della canzone – la vista si apre ai livelli più alti, in un processo di morte temporanea e successiva ascesa. I sensi vanno in direzione del Senso della vita. La capacità di Pierpoint si realizza nella creazione di un canto intrecciato di rinvii bassamente corporei o più altamente spirituali,  partendo da una superficie semplice e immacolata, proprio come la neve che vela il mondo. Per cui il fatto che la canzone sia stata, successivamente e con tanto successo, utilizzata per il Natale era un fatto autorizzato dal maestro, al momento della costruzione della struttura. Pertanto sì: Jngle Belle è anche una canzone di Natale. Il 16 settembre 1857 l’opera ottenne i diritti d’autore e venne intitolata One Horse Open Sleigh. Nel 1859 venne ripubblicata con il titolo Jingle Bells, or the One Horse Open Sleigh
E ora affrontiamo il contenuto che configura il sopra e il sotto, l’alto e il basso, lo spirituale e il carnale, uniti, come facce della stessa medaglia e inesistenti, singolarmente, se non esistesse l’opposto da cui sono sorretti, come si potevano sorreggere le due campate di un ponte antico. C’è un sopra e c’è un sotto, rispetto alla coltre. E la coltre, in questo caso, è tanto reale – quella della neve – quanto figurata – lenzuola e coperte del letto -. L’uomo può restare alla superficie. Sul copriletto abbacinante della neve. Egli può anche scendere o salire, per quanto ogni strato che egli percorrerà sia umano e divino, al tempo stesso. L’unica avvertenza è di amare cielo e terra, non restando sopraffatti dalla materia, anche se essa, essendo stata creata da Dio, è sostanzialmente buona. L’uomo ha ricevuto in dono la libertà di scegliere anche a che stato aspirare. E fermarsi alla superficie o scendere sotto la coltre e restare a livello di materia e carnalità. Oppure risalire.  Il risultato di dissimulazione, in Jngle Bells è straordinario, sotto questo profilo. Gli indizi brillano con l’intensità colorata e mutevole dei cristalli di neve colpiti dal sole e sono collegati tra loro, in modo da non apparire casuali coincidenze. Eppure, come dicevamo, la superficie della neve è candida. I bambini ma soprattutto le donne-mogli, madre e sorelle, potevano cantarla senza accorgersi, in quanto prive di malizia, di pronunciare parole di un testo che erano – anche, ma non solo – sensualmente di fuoco. Ma che succedeva quando questa canzone veniva invece cantata in un’osteria? Jnlge Bells fu davvero concepita come un canto che si adattasse e cambiasse significato in ogni ambiente, proprio in virtù di un meccanismo strutturale concettualmente specchiante? Ciò che sappiamo è che essa fu cantata nelle scuole cristiane e, contemporaneamente nelle osterie, durante l’inverno, con altri fini. Durante le bevute gli avventori cantavano Jngle bells dopo aver ritualmente infilato gli occhiali nella neve.
Un quadro del pittore Winslow Homer: Sleigh Ride. Un uomo e una donna su una slitta aperta trainata da un unico cavallo.

Una targa affissa su un edificio a Medford (Massachusetts) ricorda il luogo in cui fu probabilmente composta Jingle Bells, aggiungendo che essa fu scritta nel 1850, nella taverna Simpson, un’osteria che c’era proprio in quel punto. La città di Medford era molto nota, nell’Ottocento, per le grandi corse agonistiche con le slitte trainate da cavalli. Pertanto questa attività era molto diffusa tra gli stessi abitanti. Il principale mezzo di trasporto invernale diventava un passatempo da brivido – sotto ogni aspetto – per molti, soprattutto per i giovani. La canzone riprese mimeticamente il tempo musicale dettato dal trotto del cavallo e dal ritmo marcato dal suono dei campanellini, che erano legati al cavallo stesso affinché tintinnassero allegramente e segnalassero, per ragioni di sicurezza, l’arrivo della slitta, che era un vero pericolo stradale perchè molto silenziosa I campanellini risuonavano come collane e braccialetti femminili fatti vibrare da un movimento ritmico.
La canzone fu composta anche perché fosse cantata a squarciagola durante le corse delle slitte in campagna, lasciando che i campanellini risuonassero, per alcuni tratti senza voci, mentre la giovane coppia, sulla slitta, percorreva un miglio di strada a velocità massima, con un cavallo baio coda-mozza. Il miglio, in queste condizioni, poteva essere raggiunto in 2 minuti e 40 secondi. Tempo che viene citato nel testo stesso. Ma ciò induce a pensare – una volta che il lettore intercetta gli allineamenti dei significati erotici – che 2 minuti e 40 secondi fosse anche il tempo minimo riservato al compimento di una pratica amorosa molto rapida, che poteva essere affrontata su una slitta aperta,  di sera, mentre il cavallo andava al trotto, senza che nessuno se ne accorgesse. Una pratica sessuale favorita dal trotto stesso e parallela al movimento del cavallo. Ma esistono anche segreti, più alti, spirituali, al di sopra della superficie della prime letture? Sì. Qualcosa che invita a superare, pur senza condannarlo, l’aspetto sensuale del mondo. Pierpont è indulgente con il lettore poichè il neoplatonismo sta nel mondo e comprende il mondo, a differenza della scienza e della religione ridotte a condizioni di sordità. L’autore fa poi cadere il lettore, con la slitta. Allora è l’ora di consumare la propria sessualità, di giungere a una piccola e a una grande morte, di salire di un livello. Pierpont indica inequivocabilmente una scala a disposizione per la salita:  qualcosa legato al numero 2 che genera il numero 4 – il 4 è il mondo terreno – ma che tende al 3. Al cielo. All’unico Dio, trinitario. Ma pure indica il rapporto tra il tempo breve della giovinezza – bruciata in circa 2 minuti e 40, cioè destinata a finire a 24 anni, nel rapimento del sesso e dei sensi – la giornata (24 ore) e l’eternità. Un altro elemento da non sottovalutare è che il tempo ritmico e circolare della canzone è di 2/4 cioè qualcosa che sta vicino ai 2,40  minuti e secondi del tempo lineare in cui si sviluppa. Tutta la struttura ruota attorno a questi due numeri. Pertanto: se fosse stata cantata in un tempio massonico o al cospetto di teologi eruditi, cosa avrebbe suscitato? E se la struttura stessa fosse stata pensata come meccanismo in cui non solo poter incanalare il caos individuale ma permettere al lettore di estrarre la “radice” del 4, affinché avesse a disposizione il ritmo del mondo e di ogni cosa?
Jngle Bells insegna che il respiro del mondo è diviso in quattro segmenti: le quattro stagioni, i quattro punti cardinali, i quattro vangeli, i quattro elementi, le quattro ere ecc. All’iniziato comunica che, dietro una cosa semplice e bella, è possibile vedere l’intero funzionamento dell’universo, poichè anche tutto ciò che è basso contiene Dio. Per intenderci, semplicemente. Arcimboldo realizzava le sue teste, con figure di animali o di frutti, per ricordare che il tutto e l’Uno sono collegati. E l’osservazione dell’insieme del tutto – poniamo i vegetali – rivela lo spirito nascosto nella natura, rappresentato dalla figura composta, nei suoi suoi dipinti, da apparenti vegetali insensibili.
Il testo originale di Jngle Bells non contiene nulla di blasfemo, ma richiede il lege et rilege alchimistico e pitagorico; il leggi e rileggi per penetrare nella profondità del significato, penetrando nella profondità del corpo per risalire all’immensità del cielo. Allora altre porte si aprono. Le parole sostengono i meccanismi dell’ars memoriae, l’arte della memoria. Porte che non avevamo visto prima e che possono mutare ancora, cangianti come la neve, senza che cambi la necessità e l’unità del sopra e del sotto. Con certezza Pierpont fu un massone particolarmente acuto, in grado di far tesoro degli insegnamenti che alla massoneria non cospirativa, ma contemplativa, giungevano dal neoplatonismo, dal pitagorimo e dall’ermetismo medievali. L’insegnamento che si ricava dall’analisi approfondita di Jngl Bells? Cielo e terra materia e spirito, corpo e anima devono stare saldamente uniti, poiché c’è il cielo nella terra e c’è la terra in cielo. La materia non è Male, se essa non risulta prevalente e opprimente, ma se lascia la possibilità al cielo di interagire con essa.
Il sesso è bene, se aperto al Cielo. E la struttura logica quaternaria del testo consente ai più adulti di veder riordinati i propri pensieri. Il Tutto e l’Uno si rivelano anche dietro un quadretto campestre, ricco di sensualità. Ciò che auspica l’autore è che si compia un passaggio dall’immersione nella materia a stadi di maggior consapevolezza, materiale e spirituale.
La targa ricorda il punto in cui s’apriva la vecchia taverna in cui Pierpoint scrisse Jngle bells

Il compositore americano, autore della canzone

La parte testuale è stata scritta con  notevolissima finezza, lavorando sull’attivazione di numerosi doppi sensi. L’inizio racconta di due persone che viaggiano, sui campi innevati, su una slitta aperta trainata da un solo cavallo e che ridono – come fanno un uomo e una donna, insieme, quando sono pieni di gioia – .
Anche in italiano possiamo afferrare, alla seconda lettura, tutti i doppi sensi legati alla situazione e al movimento dagli organi del cavallo che sobbalzano ritmicamente non distanti dalla coda mozza. E’ un ritmo pelvico. In inglese il sostantivo Bells si riferisce sia alle campane che ai campanellini. Bells e balls – palle, intese anche nell’accezione volgare – in un testo cantato sfiorano l’omofonia. Il movimento fa quindi risuonare ritmicamente le palline su coda-mozza, il cavallo da carrozza aperta, al quale veniva tagliata la coda stessa per evitare che essa recasse diversi fastidi ai passeggeri. Ma coda-mozza non è soltanto il cavallo.
Un cavallo baio coda-mozza in un dipinto del XIX secolo

Il vento, la velocità, le risate, i brividi, i suoni e la vista di ciò che hanno davanti possono indurre pensieri impertinenti nei due viaggiatori, uomo e donna.
Un quadro ottocentesco: la slitta si rivela legata all’essere femminile. Dovremmo notare, anche qui il gesto malizioso del bambino che porge la propria verga alla bambina, senza che quest’ultima si accorga, in realtà, di quanto è successo

E la slitta cos’è? Senza alcun collegamento con la canzone, così viene definita una slitta nella voce enciclopedica di Wikipedia:”La slitta è un veicolo con dei pattini che scivolano al posto di ruote che girano. Viene utilizzata per il trasporto su superfici a bassa frizione, solitamente neve o ghiaccio ma ogni superficie ingrassata è utilizzabile purché non sia troppo secca”.
 
Ma la chiave di volta del testo – composto affinché potesse assumere significati diversi se cantato in un’osteria o in una sala davanti a un pubblico borghese –  è il nome e il cognome della signorina che siede accanto al protagonista. Si chiama Fannie Bright,  Letteralmente: Fannie Splendore. Fannie rinvia a Fanny – utilizzato in versioni più tarde del testo – un nome proibito dalle “buone maniere” perché, in inglese, indica volgarmente l’organo sessuale femminile. Fanny era originariamente un nome proprio di persona inglese e finlandese, femminile, diminutivo del nome Frances, forma inglese di Francesca. Come dire oggi, in italiano, La Franci. Per cui, per tradurre Fannie Bright potremmo dire “la signorina Franci Splendida” ammesso che la franci, da noi, possa diventare nome come di cosa. Ma è meglio: mademoiselle Patatina splendida.
Il nome proprio Fanny era piuttosto diffuso nei Paesi anglosassoni,  ma almeno a partire dall’Ottocento “fanny” è diventato uno slang volgare indicante i genitali femminili, forse anche a causa del clamore suscitato dal romanzo erotico di John Cleland, “Fanny Hill. Memorie di una donna di piacere.” (1748). Poichè fanny aveva un significato volgare, il nome Fanny cadde largamente in disuso , mentre rimase con la pronuncia francese, Fannie, appunto. Fanny e Fannie, in un canto, possono essere percepiti come lo stesso suono, specie se il cantante muta lievemente la pronuncia. Da qui l’equivoco che poteva essere sfumato o cercato. Con Fannie Bright si apre un mondo, impenetrabile dai bambini e riservato agli adulti. Lasciamo che voi li cogliate nella traduzione del testo, anche al di là dei punti che abbiamo ora segnalato.
 

 
 
Jngle bells. Testo della canzone in inglese
 
Dashing through the snow
in a one-horse open sleigh,
over the fields we go, laughing all the way.
Bells on bobtail ring, making spirits bright
What fun it is to ride and sing a sleighing song tonight.
Jingle bells, jingle bells, jingle all the way.
O, what fun it is to ride in a one-horse open sleigh.
Jingle bells, jingle bells, jingle all the way.
O, what fun it is to ride in a one-horse open sleigh.
A day or two ago I thought I’d take a ride,
and soon Miss Fannie Bright was seated by my side.
The horse was lean and lank, misfortune seemed his lot,
he got into a drifted bank and we, we got upsot.
Jingle bells, jingle bells, jingle all the way.
O, what fun it is to ride in a one-horse open sleigh.
Jingle bells, jingle bells, jingle all the way.
O, what fun it is to ride in a one-horse open sleigh.
Now the ground is white, go it while you’re young,
Take the girls tonight and sing this sleighing song.
Just get a bobtailed bay, two-forty for his speed,
Then hitch him to an open sleigh, and crack! You’ll take the lead.
Jingle bells, jingle bells, jingle all the way.
O, what fun it is to ride in a one-horse open sleigh.
Jingle bells, jingle bells, jingle all the way.
O, what fun it is to ride in a one-horse open sleigh.
Una ceramica tedesca di gusto tardo settecentesco. Anche qui è creato un legame stretto, per quanto molto elegante, tra la slitta e la sessualità


Traduzione in Italiano
Con un asterisco * indichiamo, nel testo, nomi locuzioni o verbi volutamente lasciati aperti  dall’autore ottocentesco a una disambiguazione erotica. Non riportiamo l’asterisco quando parole o frasi si ripetono. Abbiamo tradotto Fannie Bright con uno dei numerosi equivalenti, in italiano, scegliendo quello semanticamente e gergalmente più vicino, nella garbatezza: Patatina Splendida. “Unico cavallo” si riferisce invece, nell’ambiguità, alla fedeltà femminile. Ma il testo deve essere letto anche cogliendo una parola spirituale. Così essa volgerà totalmente alla sfera spirituale. Ad esempio se assegniamo alla parola cavallo il nome di Dio, che accadrebbe? Dopo aver letto le parole, vi consigliamo di rileggere il testo di analisi, partendo dall’inizio del saggio.

 
 
 
 
Correndo sulla neve
su una slitta-aperta tirata da un unico cavallo,
filiamo via sui campi, ridendo dall’inizio alla fine.
Squillano i campanellini*  su coda-mozza*
riempiendo gli spiriti di splendore.
Che bello cavalcaree cantare una canzone, slittando*, questa sera.
Suonate campanellini* ; e i campanellini tintinnano,
tintinnano dall’inizio alla fine.
Oh, che divertimento è cavalcare la slitta-aperta* , tirata* da un unico cavallo* .
Suonate, campanellini; e i campanellini tintinnano,
tintinnano dall’inizio alla fine* .
Oh, che divertimento è cavalcare la slitta-aperta tirata da un unico cavallo.
Un giorno o due fa ho pensato di farmi un giro.*
Ben presto mademoiselle Patatina Splendida* fu fatta* sedere al mio fianco.
Il cavallo* era magro e allampanato*. La sfortuna sembrava il suo destino.
E’ montato su un cumulo* di neve alla deriva* e noi, noi ci siamo capovolti*.
Suonate, campanellini; e i campanellini tintinnano.
tintinnano per tutta la strada.
Oh, che divertimento è cavalcare una slitta-aperta tirata da un unico cavallo.
Suonate, campanellini; e i campanellini tintinnano.
tintinnano per tutta la strada.
Oh, che divertimento è cavalcare una slitta-aperta tirata da un unico cavallo.
Ora il terreno è bianco. Vai, mentre sei giovane.
Prendi le ragazze* , stanotte, e canta questa canzone scivolosa.
Prendi un cavallo baio, coda-mozza, che faccia il miglio in 2 minuti e 40
Poi attaccalo* a una slitta* e spacca tutto!* Prendi l’iniziativa, dai.*
Suonate, campanellini; e i campanellini tintinnano.
tintinnano per tutta la strada.
Oh, che divertimento è cavalcare una slitta trainata da un unico cavallo.
Suonate, campanellini; e i campanellini tintinnano.
tintinnano per tutta la strada.
Oh, che divertimento è andare su una slitta trainata da un unico cavallo.
 
Evidenziamo il fatto che l’immagine del mucchietto di neve alla deriva rappresenta più realtà, anche se letto in direzione “bassa”. Un banco di neve che sta al centro della strada; il monte di Venere, sotto l’abito o sotto le coperte; e poichè si utilizza il termine “alla deriva”  potrebbe essere anche il sesso di una donna senza uomo e senza indirizzo,  nella quale si imbatte il protagonista. La caduta appare pertanto a più livelli, sfaccettata semanticamente con grande perizia da Pierpoint. Ma l’autore invita a trovare altre chiavi, in direzione dell’alto. Per unire il basso all’alto e per fare che siano una cosa sola. La caduta è necessaria per compiere il percorso, dall’inizio, con nuove consapevolezze.
 
L’AMBIGUITA’ DELLA CANZONE SOTTOLINEATA DA SINATRA E MARTIN
La canzone Jngle Bells cantata da Frank Sinatra e Dean Martin sottolinea e nasconde gli echi della frase originale, pur manipolata, con un mutamento di pronuncia che ricorda quella tedesca. Per trovare il punto esatto ascolta la canzone, facendo partire il video, qui sotto. La canzone Jngle bells inizia a 4 minuti e 39 secondi (4.39).
 
https://www.youtube.com/watch?v=TwAgfXnNrEE&t=1511s

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa