Parigi celebra l’ex imperatrice Joséphine, cogliendo l’influenza che questa straordinaria donna ebbe anche sul costume e sulla moda dell’epoca, divenendo una sorta di augusta influencer. Elegantissima, raffinata ma senza leziosità, l’ imperatrice fu il punto d’unione tra neoclassicismo e romanticismo, ridefinendo il ruolo rivoluzionario della donna. Abiti lunghi privi di impalcature davano al mondo femminile la possibilità di muoversi liberamente e in modo naturale, come nell’antica Grecia. Questa liberazione dai pesanti orpelli dell”ancien regime contribuì ad assecondare quel gusto dinamico delle donne delle classi dirigenti, che diveniva anche simbolo della capacità profonda di incidere sulla politica e sulle scelte della società. Napoleone, per molti versi, fu proprio una creatura plasmata da lei. Il legame tra i due era fortissimo, nonostante l’imperatore l’avesse, poi, ripudiata per avere un figlio e per cercare, soprattutto, di risolvere, attraverso il matrimonio con Maria Luisa d’Austria, i grossi problemi che gli venivano dall’impero austro-ungarico. Non può sfuggire il fatto, peraltro. che la sterilità dell’imperatrice – che aveva avuto, in precedenza, come ben sappiamo, due figli – fosse causata da un’ossessione nei confronti dell’igiene personale. Si sottoponeva, infatti, a continui lavacri vaginali profondi che, si ipotizza, possano aver modificato gli equilibri naturali, attraverso un cambiamento del Ph e la presenza di potenti sostanze disinfettanti.
Una mostra curata da Pierre Branda, autore di una monumentale biografia – Joséphine, le paradoxe du cygne – si misura con il gusto di questa, autentica prima donna, figlia di nobili che avevano subito un pesantissimo tracollo finanziario, nata in una piantagione della Martinica e giunta a Parigi, quattordicenne, con tutte le acerbità – ma anche con il senso di realtà – dei provinciali. Marie-Josèphe-Rose Tascher de La Pagerie – a quei tempi chiamata Rose, mentre il nome Joséphine le sarebbe stato dato da Napoleone, richiamandola a una nuova vita e a una nuova identità – aveva sposato il giovane visconte Alessandro di Beauharnais, dal quale non era apprezzata perchè ritenuta grossolana, ignorante e provinciale. «Invece di passare tempo a casa con una creatura con la quale non riesco a trovare nulla in comune, ho ripreso in larga misura la mia vita da scapolo», aveva scritto Alessandro al suo vecchio precettore. Poichè la loro secondogenita era nata prima della scadenza naturale del parto e le date della presenza del visconte, a Parigi, non sarebbero collimate con quelle della fine della gravidanza, qualcuno mise in giro la voce che la bambina non fosse figlia del visconte. Behaurnais, che nel frattempo aveva avuto diverse amanti ed era tornato in Martinica, per un viaggio, con una di loro, non risparmiando ai parenti di Rose una simile onta, cercò di intervistare numerosi abitanti dell’isola nel tentativo di raccogliere testimonianze sulla presunta lascivia adolescenziale della moglie. Nulla emerse, in tal senso, ma Behaurnais chiese ed ottenne il divorzio. Non trovando conferme, infatti, pur di supportare la sua tesi, cercò di corrompere anche alcuni schiavi dei Tascher e, in una violenta lettera di accusa a Rose, le intimò di lasciare la loro casa di Parigi e entrare in convento.
Il 27 novembre 1783 Rose, affidata la figlia a una balia e portando con sé il primogenito Eugène, entrò nel convento di Panthémont, rifugio per aristocratiche in difficoltà. A contatto con numerose dame dell’ancien régime, alla quali risultò particolarmente simpatica, Rose apprese usi e costumi da tenere in società, affinando le sue qualità mondane. Altro elemento fondamentale, nella sua biografia fu l’arresto e il rischio di essere ghigliottinata, come accadde all’ex marito. Vissute quelle due esperienze, la giovane donna divenne determinata, risoluta, coraggiosa, elegante, rapida e ambiziosa. Amava i due figli. E per loro combatté, alleandosi con il giovane ufficiale corso.
La rassegna francese, realizzata con oggetti, gioielli, ritratti e lettere che evocano la passione folle che legò entrambi, si tiene nella sede parigina della Maison Chaumet.
Prima grande cliente della Maison, Joséphine ha ispirato le creazioni di Chaumet per oltre due secoli, sia per grazia che per carattere. Icona della moda, donna di potere e amante appassionata, la mitica coppia che forma con Napoleone sarà il punto di partenza della leggenda di Chaumet.
Nella sua privacy, Joséphine sceglie i suoi gioielli di tutti i giorni secondo i desideri del suo cuore. I suoi bracciali acrostici combinano pietre colorate con l’alfabeto per comporre i nomi dei suoi due figli, Eugène e Hortense. Una tradizione di gioielli sentimentali che non smette mai di ispirare Chaumet. Ancora oggi, ogni singola creazione della Maison riecheggia lo spirito audace e libero di questa donna decisamente moderna di ieri.
Di segui, possiamo accedere, cliccando sul link qui sotto, ai gioielli di Joséphine