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LA MEMORIA DEL PRESENTE Capolavori dal Novecento Italiano
Musei Civici di Palazzo Mosca – Pesaro
22 giugno – 2 novembre 2014
Orari
22 giugno – 30 settembre > martedì – domenica h 10-13 / 16.30-19.30
1 ottobre – 2 novembre > martedì – giovedì h 10-13; venerdì – domenica h 10–13 / 15.30–18.30
Aperture straordinarie
10 luglio – 28 agosto > tutti i giovedì sera h 21-23
10 -24 agosto in occasione del Rof > tutti i giorni h 10-13 / 16.30-23
Biglietto unico Pesaro Musei
Intero € 9
Ridotto € 7,50 (gruppi minimo 20 persone; Over 65; Convenzioni FAI, Touring Club, Coop Adriatica, Italia Nostra)
Possessori Card Pesaro Cult € 5 (Card Pesaro Cult € 3)
Gratuito da 0 a 19 anni
Info T 0721 387541
Biglietteria Palazzo Mosca negli orari di apertura dei Musei
www.pesaromusei.it; pesaro@sistemamuseo.it
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[P]rotagonista dell’estate pesarese sarà la grande mostra LA MEMORIA DEL PRESENTE Capolavori dal Novecento Italiano allestita ai Musei Civici di Palazzo Mosca dal 22 giugno fino al 2 novembre 2014.
Oltre ai capolavori della Fondazione Carima, la mostra annovera alcuni prestiti da prestigiose collezioni private che integrano il percorso espositivo con alcune opere emblematiche. Tra queste il bellissimo Ritratto di signora di Giorgio de Chirico, un dipinto degli anni venti dove il naturalismo dell’artista raggiunge l’apice di un’intonazione delicatamente armoniosa e dove lo sguardo malinconico del soggetto rimanda alle atmosfere metafisiche di una memoria ancestrale.
Da segnalare inoltre una sequenza straordinaria di opere di Filippo De Pisis, uno dei rari dipinti ancora figurativi di Giuseppe Capogrossi del 1941 e una bella composizione astratta di Bice Lazzari del 1956.
Una mostra sul Novecento con dipinti e sculture di importanza internazionale per raccontare un secolo “impetuoso”, in pieno movimento, stravolto da due conflitti mondiali e che nell’arte trova il luogo ideale per esprimere tutte le sue vicissitudini.
Il progetto a cura di Stefano Cecchetto illustra il rivoluzionario cambiamento in Italia dal primo dopoguerra fino agli anni settanta e presenta un percorso trasversale ai diversi linguaggi espressivi mettendo in risalto l’atto creativo dell’artista quale “artefice” di una rinascita.
Dal Ritratto della Signora Vigliani Ranieri Clelia di Giacomo Balla, che ancora richiama il romanticismo di fine Ottocento, alla Fucilazione di Ernesto Treccani, la prima parte della mostra mette a fuoco le innovazioni stilistiche dagli anni venti al secondo conflitto mondiale: l’influenza francese de Les Italiens de Paris, documentata dai dipinti di De Pisis; la ventata prorompente del Futurismo e il suo superamento verso la riscoperta di una nuova e più personale poetica. Il panorama della visione subisce una svolta e l’artista decide di rappresentare, non più quello che l’occhio vede, bensì l’analisi emozionale del proprio pensiero.
La tensione dinamica di pittori quali Balla, Depero, Dottori, Prampolini, Conti, Tulli, decreta la visione esasperata di una velocità espressiva, sempre in equilibrio tra scomposizione e ricomposizione del soggetto. Un segnale di distacco dalla tradizione figurativa verso l’irrequietudine della ricerca che trova il suo emblema nella “vita silente” delle Muse inquietanti, malinconiche e tragiche, di Giorgio de Chirico.
La seconda parte, dal Paesaggio di Osvaldo Licini al Concetto spaziale di Lucio Fontana, indaga la trasformazione dei linguaggi artistici dal secondo dopoguerra fino agli anni settanta; quando la spinta innovativa si sposta verso territori sempre più inconsueti, come i tagli di Fontana che sono un trucco filosofico, ma anche il segno chirurgico di una divisione netta tra figurazione e concettualità. Tuttavia, se l’Informale ha ormai raggiunto la dissolvenza di qualsiasi ipotesi figurativa, in controtendenza all’astrazione si palesano movimenti e sperimentazioni di nuovi linguaggi visivi.
Campigli, Vedova, Burri Afro, Schifano, Giò Pomodoro sono tra i testimoni di questo spirito creativo che, indagando il passato per dichiarare il proprio futuro, scompone e ricompone tutti gli schemi possibili dell’arte. Da qui prenderanno forma tutte le tesi e le antitesi che ancora oggi rappresentano il tratto distintivo della modernità.