Sviluppatasi in un lungo arco cronologico, tra l’età del Bronzo e gli inizi dell’età del Ferro (XVII-IX sec. a.C.), la civiltà nuragica, che prende nome dal singolare e imponente monumento che la caratterizza, il nuraghe, spicca nel panorama dell’Europa antica per varietà e ricchezza delle sue manifestazioni culturali. Tra XVII e XIII sec. a.C. l’occupazione sistematica e capillare del territorio portò all’edificazione di migliaia di nuraghi sia semplici che complessi, distribuiti in sistemi insediativi costituiti da un numero variabile di torri, di abitati e di luoghi di culto funzionali al controllo delle risorse.
Oggi queste architetture megalitiche, i cui elevati si ergevano in origine ben oltre i 20 metri, imprimono al paesaggio sardo un segno inconfondibile. Queste imponenti costruzioni, che hanno richiesto un eccezionale impiego di forza-lavoro, erano sede di attività legate all’esercizio del potere politico, amministrativo, militare e religioso, manifestazione evidente della forza e della ricchezza della comunità.
Il profondo cambiamento che coinvolge la civiltà nuragica intorno al XII secolo a.C. interrompe la costruzione di questi monumenti. Il contesto socio-economico vede una riorganizzazione generale delle comunità in un sistema fortemente gerarchico.
È questo il periodo in cui i Nuragici ebbero un ruolo da protagonisti e la Sardegna fu al centro di intensi scambi di uomini e merci, punto di transito delle rotte verso Occidente e Oriente. Navigatori essi stessi, i Nuragici furono sagaci interpreti di nuove tecniche metallurgiche, apprese ed elaborate in modo originale, e quindi ritrasmesse in tutto il Mediterraneo
In questo contesto culturale le élites, per legittimare il proprio potere politico e religioso e garantirsi sentimenti di adesione collettiva, ricorsero al passato illustre. Per questo motivo riprodussero il nuraghe sia in pietra, con i grandi simulacri presenti nei luoghi di culto e nelle capanne delle riunioni, sia in bronzo, come singoli oggetti oppure come parti di rappresentazioni più complesse quali gli alberi maestri delle navicelle oppure i cosiddetti “bottoni”, che divengono dei doni cerimoniali.
Il modello di nuraghe diventa il Simbolo di un Simbolo, l’elemento aggregante della comunità, la bandiera, espressione dell’unità sociale e dell’autodeterminazione della forza collettiva. E intorno al modello si crea un importante apparato figurativo, immagine del popolo dei nuraghi e un insieme di arredi e corredi liturgici fondamentali per l’espletamento dei culti e dei rituali che rappresentano il background intorno al quale si crea una tradizione e si realizza il mito.
Le navicelle votive con l’albero maestro conformato a torre, con animali sulle murate, sono chiaramente espressione di una narrazione e segni del potere: nuraghi in bronzo, doni cerimoniali, sono funzionali ad instaurare un’alleanza fra uomini e dei.
NEL VIDEO UN VIAGGIO TRA I NURAGHI MEGLIO CONSERVATI
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