Resti di un ninfeo romano sono stati trovati in Bulgaria, durante verifiche e studi attorno a quella che si riteneva una cisterna d’acqua tagliata in rocce possenti – su tre lati – e dotata di un muro di contenimento del liquido, sul quarto lato del perimetro.
Un ninfeo è in origine un edificio sacro dedicato ad una ninfa (da cui prende il nome), in genere posto presso una fontana o una sorgente d’acqua. Nella civiltà greco-romana con ninfeo si indicavano dei “luoghi d’acque”, ossia strutture presentanti vasche e piante acquatiche presso i quali era possibile sostare, imbandire banchetti e trascorrere momenti di otium. Un ninfeo aveva spesso una o più esedre, dalle quali l’acqua si incanalava in vasche di varia foggia.
L’antica città di Perperikon, dov’è avvenuta la scoperta, si trova a 15 km a nord-est dell’attuale città di Kardzhali, su una collina rocciosa alta 470 metri. Il villaggio di Gorna krepost (“Fortezza Superiore”) sorgeva ai piedi della collina, nei pressi del fiume Perpereshka, ricco di oro .
La nuova scoperta è stata compiuta dall’archeologo bulgaro Nikolay Ovcharov, lo “scopritore” della città. Egli infatti ha avviato i lavori di scavo a Perperikon nel 2000 e ha rivelato i resti di un antico complesso urbano costituito un gigantesco palazzo a più piani, un’imponente fortificazione realizzata attorno alla collina, con mura spesse fino a 2,8 metri, realizzata ai tempi dell’impero romano. Entro questa cinta possente furono costruiti templi e quartieri residenziali.
Nuovi studi dimostrano che sopra una grande vasca – in grado di contenere quasi mezzo milione di litri d’acqua – nel quartiere meridionale di Perperikon si trovava un ninfeo, un “tempio dell’acqua” II-III secolo, come ha spiegato, in queste ore, lo stesso prof. Nikolay Ovcharov.
“Negli scavi abbiamo trovato parti di cornici, piedistalli di colonne, basi di colonne, forse anche di statue” ha spiegato il prof. Ovcharov.