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La scoperta. L’invenzione dell’atlatl portò, nella caccia preistorica, all’uguaglianza operativa tra uomo e donna


L’Utilizzo dell’atlatl da parte delle donne preistoriche ha bilanciato la divisione del lavoro durante la caccia: i risultati di uno studio sperimentale dei professori di Archeologia di Kent State

Introduzione

Dal vasto teatro del passato, nel quale la caccia era una danza crudele e vitale per la sopravvivenza, emergono nuove prospettive di analisi grazie a uno studio innovativo condotto dai professori di archeologia dell’Università di Kent State. L’atlatl, noto anche come lanciasaette o propulsore, ha svelato il suo ruolo di “equalizzatore” nel contesto delle attività di caccia preistorica. Guidato dalla dottoressa Michelle Bebber, assistente professore nel Dipartimento di Antropologia di Kent State, lo studio getta luce sulle potenziali funzioni attive delle donne come cacciatori preistorici. Le comunità non erano molto ampie. E pertanto la “parità di genere” – che certo non possiamo pensare come delicato rispetto dell’emancipazione dell'”altra” , ma come “egoismo di gruppo” – era indispensabile per moltiplicare il bottino. Non solo. Lo strumento poteva essere utilizzato dalle donne come difesa personale, quando i percorsi, per ragioni di caccia o di raccolta, si biforcavano. Il propulsore imprimeva all’asta appuntita una velocità notevole, praticamente identica a quella di un lancio maschile finalizzato a raggiungere, con precisione, un obiettivo.

Lo studio di Bebber e la scoperta dell’equalizzatore atlatl

Lo studio, intitolato “L’utilizzo dell’atlatl equalizza la velocità dei proiettili lanciati da donne e uomini”, pubblicato in queste ore nella rivista Nature: Scientific Reports, è opera della dottoressa Bebber con i colleghi  Metin I. Eren e Dexter Zirkle del Dipartimento di Antropologia di Kent State, Briggs Buchanan dell’Università di Tulsa e Robert Walker dell’Università del Missouri.
L’atlatl, un dispositivo a forma di asta impiegato per lanciare giavellotti, rappresenta un’importante innovazione tecnologica umana utilizzata nella caccia e nella guerra sin dall’Età della Pietra. Di fatto, i nostri antenati avevano capito che, nel lancio del giavellotto, ai fini della caccia, la potenza e la precisione del tiro era, in molti casi, ridotta dalla possibile frizione del legno contro la mano stessa e che si sarebbero potuti raggiungere risultati migliori anche a livello di precisione del tiro se il lancio fosse avvenuto togliendo i contatti con la mano e spingendo il giavellotto da dietro. Così inventarono alcuni dispositivi.

I principali di essi erano astucci cilindrici di legno, poco più grandi della mano, aperti da un lato e chiusi all’estremità opposta. – come vediamo nell’illustrazione qui sopra -. La lancia veniva inserita, nella parte finale, in questo astuccio. Il lanciatore muoveva il braccio per far partire il giavellotto, che usciva dall’atlatl. Al cacciatore l’atlatl rimaneva in mano, mentre il proiettile veniva scagliato a forte velocità. Ancor più efficace era un acceleratore di giavellotto simile al manico dei nostri ombrelli. Una “U”. Su una gamba della “U” veniva infilato il giavellotto, mentre l’altra veniva impugnata per il lancio.

Dalla preistoria alla modernità: L’atlatl come strumento di uguaglianza

I primi giavellotti risalgono a centinaia di migliaia di anni fa, mentre i primi atlatl sono probabilmente datati a decine di migliaia di anni fa. L’adozione dell’atlatl da parte dei cacciatori-raccoglitori ha oggi portato gli studiosi a ipotizzare che questo dispositivo potesse garantire risultati prestazionali paritetici, consentendo così una partecipazione più inclusiva alle attività di caccia. La dottoressa Bebber ha affermato: “Questa ipotesi si basa sulla possibilità che, grazie a questo strumento, una varietà maggiore di persone potesse ottenere risultati di prestazione paritetici, agevolando così la partecipazione di più individui alle attività di caccia”.

Lo studio sperimentale: L’atlatl come uguagliatore di velocità

Il team di ricerca ha così verificato sul campo, conducendo un esperimento con un’analisi sistematica di 2.160 lanci compiuti da 108 persone – tra i quali molti studenti – tutti neofiti, rispetto all’attività con il giavellotto. Nel corso dell’esperimento sono stati compiuti lanci del solo giavellotto e lanci con giavellotti e atlatl. I risultati hanno confermato l’ipotesi dell’atlatl come equalizzatore, dimostrando che questo utensile non solo aumenta la velocità dei proiettili rispetto ai giavellotti lanciati a mano, ma equalizza anche la velocità dei proiettili lanciati da donne e uomini.

L’atlatl come Unificatore del Lavoro

La dottoressa Bebber spiega: “Questo risultato indica che un passaggio dal giavellotto all’atlatl avrebbe favorito un’unificazione, piuttosto che una divisione, del lavoro”. Questo nuovo punto di vista suggerisce che sepolture di donne e uomini con armi da atlatl presentavano, come depositi offertoriali, questi strumento di caccia, perchè le armi venivano utilizzate sia dagli uomini che dalle donne. E, in alcuni contesti archeologici, – affermano gli studiosi – le donne potrebbero essere state le inventrici dell’atlatl.

L’Atlatl: Una Semplice Leva per Grandi Imprese

Fin dal 2019, la dottoressa Bebber coinvolge la sua classe in sessioni pratiche con l’atlatl all’aperto. Ha notato che le donne si sono avvicinate con grande facilità all’atlatl e sono riuscite a lanciare frecce lontano quanto gli uomini, con uno sforzo minimo. “Spesso i maschi uscivano frustrati dalla prova perché avevano cercato di forzare il lancio, utilizzando la loro forza”, afferma Bebber. “Tuttavia, poiché l’atlatl funziona come una semplice leva, riduce l’importanza della maggiore forza muscolare maschile”.

Riscrivendo la Storia: Le Donne come Possibili Inventrici dell’Atlatl

La dottoressa Bebber sottolinea che poiché le donne sembrano beneficiare maggiormente dall’uso dell’atlatl, è plausibile che in alcuni contesti siano state proprio loro le inventrici di questo strumento. Questa teoria trova riscontro anche in alcune specie di primati, dove le femmine inventano tecnologie strumentali per la caccia, come documentato tra i primati Fongoli.

Esplorare Ulteriormente: Il Laboratorio di Archeologia Sperimentale a Kent State

Se desiderate approfondire ulteriormente le ricerche e le attività del Laboratorio di Archeologia Sperimentale a Kent State, potete visitare il seguente link: Laboratorio di Archeologia Sperimentale a Kent State

Conclusioni

In un mondo antico dominato da ruoli di genere rigidamente definiti, lo studio dell’Università di Kent State svela il potenziale ruolo attivo delle donne nella caccia preistorica attraverso l’atlatl.

L’emergere della divisione dei generi: una nuova prospettiva

Nel corso dell’evoluzione umana, il percorso delle società ha subito diverse fasi di cambiamento e trasformazione. Uno di questi aspetti cruciali è rappresentato dall’insorgere della divisione dei generi, che ha plasmato in modo significativo i ruoli e le responsabilità assegnate a uomini e donne. Questo fenomeno, spesso erroneamente considerato una costante storica, ha in realtà avuto inizio in un momento specifico e per ragioni ben definite.
Nelle prime comunità umane, l’attività di caccia rappresentava un’importante fonte di cibo e di sopravvivenza. In questo contesto, uomini e donne partecipavano attivamente alla caccia e alla raccolta di risorse alimentari. Tuttavia, con l’evolversi delle conoscenze e delle tecnologie, una divisione graduale iniziò a manifestarsi.
L’ascesa dell’agricoltura segnò una svolta fondamentale nella storia umana. Con la coltivazione di piante e l’allevamento di animali, si stabilirono insediamenti più permanenti e cominciarono a emergere differenziazioni e più articolate gerarchie sociali. In questo contesto, i ruoli di genere si diversificarono ulteriormente.
Mentre gli uomini spesso rimanevano responsabili della caccia e della difesa della comunità, le donne si occupavano della coltivazione dei campi, della cura degli animali domestici e delle attività legate alla preparazione del cibo. Questa divisione non si basava solo su concezioni di genere, ma anche sulle necessità pratiche della sopravvivenza.

Con il passare del tempo, l’attività di caccia iniziò a essere associata a uno status più elevato all’interno della società. Gli uomini che dimostravano destrezza nella caccia venivano spesso considerati figure di prestigio, contribuendo così a rafforzare il divario di genere. Questo cambiamento di prospettiva ha contribuito all’accentuazione dei ruoli di genere e ha contribuito a stabilire un quadro in cui le donne erano associate a mansioni ritenute meno “nobili”.