Nella lista delle grandi opere della Biblioteca Apostolica Vaticana riprodotte nel progetto Codicum Facsimililes, avviato da alcuni anni per esplicita volontà di papa Giovanni Paolo II, al fine di “diffondere oggi e tramandare ai posteri la conoscenza” di tali tesori, compare anche il Codice urbinate latino 227, che riproduce la Cosmografia di Claudio Tolomeo. Quest’ultimo, nato nel 100 d.c. in Ptolomais (Egitto superiore) e morto a Canopus nel 160, era vissuto ad Alessandria nel secondo secolo dell’era cristiana: astronomo, matematico, geografo, cartografo, è stato uno dei maggiori scienziati di tutti i tempi. La sua opera influenzò per secoli la scienza in Europa, almeno fino al 1600, e parecchie delle sue innovazioni predominano ancora nella cartografia attuale. Capolavoro di eleganza e varietà, splendido esempio dell’arte libraria italiana del XV secolo, il codice rappresenta un esemplare di particolare pregio, sia per l’importanza storica e scientifica del testo, che per la qualità artistica delle immagini che lo accompagnano: ventisette carte “antiche” del mondo, sette descriptiones novae, ovvero carte moderne, e dieci vedute di città. L’opera fu trascritta a Firenze da Ugo Cominelli, copista e artista della scrittura, con la collaborazione del cartografo Pietro del Masaccio e con l’intervento di altri maestri miniatori e indoratori, fu completata nel 1472. La traduzione latina era stata curata da Jacopo Scarpetta (il quale mutò il titolo in Cosmografia), che lavorò nella cancelleria papale di Roma e portò a termine la traduzione tra il 1406 e il 1410 per poi dedicarla al pontefice in carica Alessandro V. Prototipo dei moderni atlanti, le mappe dello scienziato alessandrino, che furono riscoperte agli inizi del Quattrocento, dominarono per un lungo periodo, protrattosi per circa mezzo secolo, la cultura geografica del mondo occidentale, fornendo una prima, fondamentale base di riflessione e di studio alla nascita e al successivo sviluppo della odierna scienza cartografica. Prima del ritrovamento di questo documento straordinario, infatti, la percezione e la definizione dello spazio geografico erano rese particolarmente difficoltose e incerte dalla mancanza di un modello di riferimento unico: a Tolomeo va attribuito il merito di aver separato una volta per tutte lo spazio dalla percezione dello spazio. Attribuendo infatti ad ogni luogo conosciuto (le località che egli indica nella Geographia sono circa ottomila)una posizione precisa, ottenuta per via geometrico-matematica e riportando le misure su un reticolo cartografico. Tolomeo ottenne in primo luogo un disegno cartografico che non era determinato dall’esperienza (come avveniva per le carte nautiche medioevali) o dall’interpretazione dell’autore (come nei mappaemundi di derivazione religiosa o letteraria), bensì da una serie di dati oggettivi; in secondo luogo, lo scienziato ottenne il fatto che sulla base del suo metodo chiunque potesse comporre una carta del ondo. Insomma, si trattava di un vero metodo scientifico. Quando agli inizi del XV secolo l’opera di Tolomeo cominciò a circolare dapprima in Italia e in seguito in tutta Europa, fu subito chiara la grande innovazione che essa comportava: si rese quindi necessaria una rapida traduzione in latino per renderla accessibile a un più vasto pubblico di eruditi e lettori, corredandola poi di carte geografiche compilate in stretta osservanza con il metodo tolemaico. La presenza del Codice urbinate latino 277 di tabulae novae indica che fin dall’inizio i compilatori erano consapevoli di quanto le conoscenze geografiche potessero e dovessero essere aggiornate rispetto a quelle indicate dall’alessandrino nel II secolo d.C. Lo stesso Tolomeo aveva del resto previsto eventuali correzioni da apportare alle tabelle contenenti le indicazioni di gradi a seguito di nuove ricerche e scoperte.
E’ per questo motivo che la maggior parte delle diverse e numerose Geographia, sia manoscritte che a stampa, elaborate fra il Quattro e il Cinquecento, contengono un certo numero di tabulae novae, a dimostrazione della consapevolezza che i vari autori ebbero circa la necessità di aggiornare gli ormai superati dati geografici. Tuttavia, nessuno di loro rinunciò alla divulgazione delle tabulae antiquae in quanto, seppur sorpassate nei contenuti geografici, erano la riprova evidente di come essi non si fossero discostati metodologicamente dalla lezione del grande alessandrino e dal metodo da lui inventato. La Cosmografia di Claudio Tolomeo, di proprietà della Biblioteca Vaticana, è ora accessibile agli appassionati grazie l’edizione facsimile che è stata affidata alla storica Editrice Belser di Stoccarda, la quale, operando in stretta collaborazione con l’équipe della Biblioteca Vaticana, ha svolto un lavoro caratterizzato dalla scrupolosa ricostruzione con mezzi tecnologici e artigianali del volume ottenuta ricreando il formato, il taglio, la grammatura della carta il più possibile vicina alla consistenza del materiale originale. L’opera è stata redatta in tiratura limitata di cinquecento copie, numerate e certificate, la cui diffusione è stata affidata in esclusiva mondiale alla società Scrinium di Venezia.
L'antenato di Google maps: il prezioso Codice da viaggio di Tolomeo
L'opera dell'antichità fu trascritta, composta e istoriata con splendide immagini. L'edizione venne alla luce nel 1472. Offre una straordinaria finestra per la comprensione della concezione dello spazio da parte dei nostri antenati ed è un'inesauribile miniera di immagini d'arte