Viviamo di simboli interrelati. Di proiezioni psicologiche. La morte di personaggi celebri – percepiti come individualità in grado di indicare un comportamento virtuoso alle masse – innesca un senso di lutto ampio e reale. In Elisabetta vedevamo – tutti – l’ava saggia, che cercava di essere giusta, distante dai grovigli della materia, pur governandola. Uno dei segreti comunicativi della Regina Elisabetta era il sorriso, elemento di benigna comunicazione che, nel passato, non era considerato pertinente a un sovrano, il quale doveva mantenere un senso di divino distacco dall’umanità. Elisabetta ha invece utilizzato – e in modo non solo strumentale – l’empatia collegata al sorriso, spiazzando spesso i propri interlocutori.
Scienziati di CNRS, ENS-PSL, Inserm e Sciences Po 1 hanno dimostrato, nella pittura europea, un aumento notevole delle espressioni facciali di fiducia e simpatia tra il XIV e il XXI secolo . Questi risultati, ottenuti utilizzando un algoritmo di elaborazione del volto applicato a due serie di ritratti, suggeriscono un aumento del sentimento di fiducia negli altri nella società, che segue da vicino l’aumento del tenore di vita nel corso del periodo.
“Facendosi ritrarre, i grandi di questo mondo hanno voluto, a seconda del periodo, mostrare il loro potere e suscitare paura o, al contrario, darsi un’aria simpatica e degna di fiducia. – dicono gli studiosi del Cnrs francese – Attraverso le loro fonti, gli storici avevano già percepito nel tempo uno spostamento verso una maggiore fiducia negli altri. Tuttavia, questi cambiamenti sono rimasti difficili da documentare quantitativamente. Per seguire l’evoluzione storica della fiducia interpersonale, un team di ricercatori in scienze cognitive di CNRS, ENS-PSL, Inserm e Sciences Po ha progettato un algoritmo di analisi del volto in grado di riprodurre giudizi umani sulla fiducia o simpatia espressi da un volto. Per convalidare l’algoritmo, gli scienziati lo hanno prima testato su fotografie di volti per i quali il sentimento di fiducia era stato precedentemente valutato dagli esseri umani. Durante altri test, l’algoritmo ha riprodotto le conclusioni tratte dalla letteratura scientifica relative all’impatto sulla fiducia che un viso ispira di fattori quali: età, sesso, tratti del viso o anche emozioni. espresso”.
Analizzando una collezione di ritratti inglesi del 1962 dalla National Portrait Gallery di Londra, dipinti tra il 1506 e il 2016, spiegano gli esponenti del Cnrs, gli autori hanno scoperto che i segnali facciali relativi alla fiducia interpersonale sono aumentati di numero nel tempo. Sono stati anche in grado di riprodurre le loro scoperte su 4.106 ritratti della Web Gallery of Art , che copre 19 paesi dell’Europa occidentale tra il 1360 e il 1918.
“Ma questo sviluppo riflette il passaggio da società relativamente violente a società più cooperative? – si chiedono gli esperti del Crns – Per convalidare questa ipotesi, l’algoritmo è stato poi applicato a Selfiecity, un database di 2.277 autoritratti fotografici postati da semplici fruitori dei social network di sei città del mondo. La fiducia ispirata dai volti era infatti correlata alla fiducia interpersonale e alla cooperazione precedentemente misurate attraverso indagini internazionali.
Ricercando le potenziali cause di questo cambiamento, il team ha scoperto che la maggiore impressione di fiducia e affidabilità nei ritratti era più fortemente associata all’aumento del Pil pro capite che a cambiamenti istituzionali come il l’emergere di istituzioni più democratiche. Gli scienziati stanno continuando questa indagine sulla base di altre fonti, come testi letterari o produzione musicale.
A nostro giudizio sono osservazioni certamente molto interessanti. Ma non va dimenticato il fatto che il sorriso poteva dare, nel Medioevo, un’espressione stolta e il sorriso stesso, pittoricamente, è molto difficile da ottenere perchè il rischio è che il volto precipiti in un’espressione grottesca. Pertanto l’affinamento delle tecniche di ripresa dei volti, con lenti o – più recentemente – con fotografie, portarono a risolvere le questioni che si era posto Lenonardo da Vinci nella Gioconda, fermandosi, evidentemente, a un sorriso accennato e raggelato della modella per evitare un mutamento della fisionomia.