Tra il Foro romano e la zona in cui sorgevano le strutture di spettacolo – anfiteatri – di Lutezia, la Parigi romana, gli archeologi francesi dell’Inrap sono impegnati in un importante scavo nell’area dell’Ecole des arts décoratifs.
L’area dello scavo è situata ai margini meridionali dell’antico centro urbano di Lutetia, sulla sponda sinistra, a sud-est dell’antico foro, su una zona pianeggiante. Mentre nel centro del centro la viabilità e i quartieri che si sviluppavano soprattutto attorno al cardus maximus – l’attuale rue Saint-Jacques – e al decumano, ed erano geometricamente perfetti, scendendo a sud, la configurazione cambiava. Ricordiamo che negli accampamenti e nelle città romane si chiamava cardo la strada che transitava da nord a sud. Infatti il sostantivo latino cardo significa polo, punto cardinale. Il cardo si intersecava perpendicolarmente con il decumano, cioè le strada che attraversava l’accampamento o la città in direzione est-ovest. Cardo e decumano dividevano l’accampamento in quattro parti chiamate quartieri. Cardo e decumano sviluppavano strade parallele e queste vie parallele si incrociavano con le altre strade , sempre parallele tra loro, che giungevano dagli altri due punti cardinali. Ma ecco l’anomalia, nel punto oggetto dello scavo in corso.
“In questo punto – dicono gli archeologi dell’Inrap – le insulae (gli isolati urbani) sono costruite con orientamenti tuttavia irregolari. Nel quartiere di Rue d’Ulm non è possibile ripristinare questa griglia regolare, ortogonale”. E’ come se, inizialmente seguito lo schema classico della città romana, lo sviluppo a sud fosse frutto di un certo disordine o di un adattamento a substrati urbanistici precedenti o a contingenze che non erano dettati dall’ortogonalità del cardo e del decumano. Fu forse un’accelerazione nell’espansione? O questo elemento fu caratterizzato dalla struttura del borgo – esterno quindi al nucleo fondativo originario della città fortificata romana – che contrassegnò poi la città in questo punto?
“Tutti i percorsi riconosciuti più a sud compresa rue Lhomond, – proseguono gli archeologi – seguono un orientamento che diverge dallo schema principale. Recenti scavi hanno evidenziato testimonianze di un’occupazione protourbana attribuibile al periodo di transizione tra il periodo gallico e quello di conquista, tra il 50 e il 30 a.C. I primi resti strutturati in questo settore risalgono al periodo augusteo. Si materializzano attraverso lo sviluppo di strade e abitazioni caratterizzate dall’uso del legno e della Il torchis è un sistema costruttivo che impiega due distinti materiali da costruzione: il legno, la terra e cascami vegetali”. La terra lavorata era utilizzata come massa inerte con funzione di riempimento. Il legno era impiegato per la realizzazione dell’ossatura portante (in genere una struttura a telaio o a graticcio), mentre l’impasto di terra costituisce il riempimento della muratura o della parete. E’ possibile, identificare, in questo punto le case e i quartieri dei Galli?
“Dalla fine del secondo terzo del I secolo iniziò un cambiamento con la comparsa di edifici in muratura. – spiegano gli studiosi dell’Inrap – Il declino urbano della metà del III secolo si materializza attraverso trincee di recupero, una fase di recupero materiale e una viabilità trascurata. Il precedente intervento archeologico presso la Scuola delle Arti Decorative (1999) ha confermato lo sfruttamento di sabbie e ghiaie necessarie per le costruzioni in muratura. Questo metodo di costruzione, nella seconda metà del I secolo d.C., sostituì l’architettura in legno, terra e resti vegetali (o mattoni crudi) delle prime abitazioni luteciene. I loro elementi sfregati nonché numerose ceramiche di uso domestico e ossa di animali macellati venivano gettati in massa nei riempimenti delle fosse. Ma la più antica occupazione del sito, avvenuta nella prima metà del I secolo d.C., è costituita da numerosi fossati paralleli e discontinui, di varia lunghezza e profilo. La loro funzione non è ovvia. Corrisponderebbero a solchi per la ricerca di materiali, a tracciare fossati o a tracciare linee prima della costruzione di case residenziali”.
La costruzione a schiera di queste case residenziali con cantine a volta risale alla seconda metà del I secolo successivo. “Oltre ai classici rifiuti domestici – affermano gli archeologi – la presenza di numerosi tasselli ossei, parti di corna bovine, fa pensare, nelle vicinanze, ad un’attività artigianale di macellazione e lavorazione del corno.
Queste case furono occupate fino alla fine del II secolo o successivamente fino alla metà del III secolo. a. C, epoca della loro demolizione e recupero dei loro materiali. Questo momento coincide con un completo abbandono del sito. L’occupazione del terreno durante il Medioevo non è documentata fino alla fondazione del convento delle Orsoline all’inizio del XVII secolo.