Le archeologhe scavano e scendono per una scaletta verso una capsula del tempo romano. Tengono, i pilastri? E che ci fa un tetto che spinge, da sotto terra? Che c’è, là sotto? Cosa hanno trovato

Le luci fioche illuminano i pilastri. Si scava e si scende. Ci si imbatte in quella che pare una scaletta. Dove si va? Strato dopo strato, si cammina verso il basso, verso il punto in cui la bolla del tempo cattura l’aria dell’Impero romano. C’è odore di sale, di salnitro e di terra. Superfici di pietra scolpita.

Lo scavo archeologico © Christophe Fouquin, Inrap

Gli scavi archeologici del 2024 sotto la chiesa di Saint-Philibert a Digione, in Borgogna, rivelano una stratificazione storica che si estende dall’epoca moderna alla tarda antichità. Si arriva, giù, fino ai tempi tardi dell’Impero romano. Ci sono sarcofagi di quell’epoca. Chi erano le persone sepolte? E perché una chiesa dopo l’altra sorse su quella “tomba di famiglia” romana? Forse esisteva una continuità familiare – vera e presunta – tra questi gallo romani e i merovingi che successivamente posero altre tombe lì sopra? E perché i merovingi furono posti in continuità con gli uomini del Medioevo pieno che costruirono, poi, lì sopra una chiesa e un’altra chiesa, in sovrapposizione, e con gli uomini del Rinascimento che edificarono ancora? E con gli uomini del Settecento che aggiunsero altre pietre ed altri mattoni? Luogo sacro. Sacrissimo, dicono i resti.

I quattro sarcofagi datati al periodo tardo antico trovati sul fondo delle strutture © Clarisse Couderc, Inrap

L’intervento, richiesto dalla città di Digione e realizzato dall’Institut national de recherches archéologiques préventives (Inrap), è stato svolto nell’ambito di lavori di studio delle condizioni delle fondazioni dell’edificio, scendendo fino a 3 metri di profondità. Responsabile scientifico dello scavo è Clarisse Couderc, che ha lavorato con archeo-antropologa Carole Fossurier.

Questi scavi hanno portato alla luce reperti di straordinaria importanza, che includono tombe, sarcofagi e strutture edilizie riconducibili a fasi precedenti della chiesa e a edifici più antichi, gettando nuova luce sulla storia architettonica e funeraria del sito. E non solo. L’edificio rappresenta la nostra continuità con il mondo romano.

Posizione geografica e popolazione
Le scoperte sono avvenute in queste settimane a Digione, capoluogo della regione Borgogna-Franca Contea, città francese che si trova nel centro-est della Francia, a circa 310 km a sud-est di Parigi. Il nucleo urbano è situato nel cuore della Côte-d’Or, una zona collinare famosa per i suoi vigneti che producono alcuni dei vini più pregiati al mondo. Oggi, Digione conta circa 160.000 abitanti, rendendola una città di medie dimensioni, ricca di storia e cultura.

Ai tempi dei sarcofagi. Origini e storia romana
Le origini di Digione risalgono al periodo gallo-romano. Conosciuta all’epoca come Divio, la città sorgeva lungo una delle principali strade romane che collegavano Lugdunum (l’odierna Lione) con l’area del Reno. Grazie a questa posizione strategica, Divio divenne un importante nodo commerciale e militare. E’ assai probabile che le tombe della Tarda antichità sorgessero accanto a una strada, com’era uso.

Durante l’età imperiale, la città si sviluppò come un oppidum gallo-romano fortificato, protetto da mura e attraversato da un acquedotto che garantiva l’approvvigionamento idrico. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce resti di edifici pubblici, terme e strade lastricate, testimoniando il suo ruolo come centro amministrativo regionale.

La presenza romana favorì anche l’introduzione della viticoltura, una tradizione che ha segnato profondamente l’identità culturale e economica di Digione nei secoli successivi. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la città mantenne la sua importanza grazie alla sua posizione strategica, diventando un punto chiave per il controllo delle rotte commerciali e militari dell’Europa centrale.


L’attuale chiesa e il suo cimitero

Situata in rue Michelet, a pochi passi dalla cattedrale di Saint-Bénigne, la chiesa di Saint-Philibert è un esempio significativo di architettura romanica. Fondata nella seconda metà del XII secolo, la chiesa ha subito numerosi rimaneggiamenti: un portico del XV secolo, rielaborato nel XVII, un campanile con una maestosa guglia del XVI secolo e cappelle laterali aggiunte sul lato nord nel XVIII secolo.

Il cimitero, adiacente alla chiesa, conserva sepolture in legno che vanno dal XIV al XVIII secolo. Le tombe, disposte ordinatamente lungo un asse est-ovest, testimoniano pratiche funerarie sobrie: i defunti, prevalentemente adulti, erano vestiti o avvolti in sudari. Gli oggetti ritrovati nelle sepolture sono scarsi, con alcune monete e due rosari che spiccano tra i ritrovamenti.


Una stratificazione di epoche storiche

Nel transetto della chiesa, gli archeologi hanno identificato un caveau funerario risalente probabilmente ai secoli XV-XVI. Al suo interno, i defunti – adulti e bambini – erano sepolti in bare, ma gli scheletri precedenti venivano spostati ai lati per far posto ai nuovi. Alla profondità di circa 2,70 metri, la base del caveau si sovrappone a un gruppo di tombe a lastra attribuibili agli XI-XIII secoli.

Questi livelli cimiteriali si suddividono in due fasi principali: uno contemporaneo alla costruzione della chiesa attuale e un altro anteriore, probabilmente collegato a una chiesa più antica.


Scendiamo. Chiese antecedenti: tracce dall’Anno Mille al XI secolo

Le indagini archeologiche hanno confermato l’esistenza di una chiesa precedente a quella romanica, già ipotizzata in seguito al ritrovamento, nel 1923, di un’abside attribuita all’XI secolo. Intorno a questa struttura, sono emerse tombe a lastra che sembrano appartenere al cimitero associato a questa prima chiesa.

Sotto i resti del XI secolo, gli archeologi hanno rinvenuto due muri perpendicolari realizzati in opus spicatum, una tecnica costruttiva a “lisca di pesce”, che suggeriscono la presenza di un edificio sacro ancor più antico, databile intorno al X secolo.


Sarcophagi e edifici della tarda antichità

Un ulteriore livello di grande interesse è costituito da sei sarcofagi ritrovati sotto il pavimento della chiesa dell’Anno Mille. Due di questi sarcofagi appartengono al periodo merovingio (VI-VIII secolo) e sono sovrapposti a quattro sarcofagi databili alla tarda antichità, tra cui uno con un coperchio scolpito. I sarcofagi sembrano essere stati posizionati all’interno di uno o più edifici del periodo di transizione tra la fine dell’antichità e l’inizio del medioevo.

Questi edifici, di cui restano solo due muri paralleli orientati nord-sud, rappresentano una scoperta cruciale. Potrebbero aver avuto una funzione funeraria o religiosa, servendo da contesto per le sepolture di individui di rilievo nell’ambito della comunità locale.

Dettaglio della decorazione del coperchio di uno dei sarcofagi tardo antichi © Clarisse Couderc, Inrap

E’ molto probabile che esista un collegamento tra il luogo di culto cristiano e il nucleo antico costituito dai sarcofagi del periodo del tardo Impero romano e quelli merovingi. Chi erano quelle persone? Potrebbe rivelarsi un filo di continuità tra il san Filiberto, a cui è intitolata la chiesa, e i sepolcri più antichi?

San Filiberto: il santo, i Merovingi e il mondo romano tardo antico

Filiberto, il santo a cui è stata intitolata la chiesa, era nato attorno al 616 ed è morto nel 684. E’ forse lui la chiave del mistero? Esisteva un collegamento tra lui e una famiglia del tardo impero e poi merovingia che costruì la chiesa in cui porre le proprie sepolture? Egli è una figura emblematica della transizione tra il mondo tardo antico e l’alto medioevo, in un’epoca in cui la civiltà romana si trasformava profondamente sotto l’influenza dei nuovi regni barbarici. Monaco, abate e fondatore di numerosi monasteri, Filiberto si muove in un contesto segnato dall’eredità culturale dell’Impero Romano e dalla crescente affermazione del cristianesimo come forza strutturante delle società post-romane.

Educato nella corte dei Merovingi, Filiberto crebbe sotto l’influenza di re Dagoberto I, un sovrano che cercò di consolidare il potere del regno franco in un’epoca di divisioni interne. Fu in questo ambiente che il futuro santo acquisì non solo un’educazione religiosa, ma anche un’esperienza diretta delle dinamiche politiche del tempo. L’alleanza con la monarchia merovingia permise a Filiberto di ottenere il sostegno per i suoi progetti monastici, che incarnavano la duplice eredità di Roma e del cristianesimo: da un lato, il modello organizzativo delle comunità religiose ispirato al monachesimo orientale e occidentale; dall’altro, il mantenimento di una rete economica e culturale che faceva ancora riferimento alle strutture romane.

Filiberto fondò il monastero di Jumièges, nella regione della Neustria, un’area profondamente legata alle antiche tradizioni romane. Il sito del monastero stesso potrebbe essere stato scelto per la sua prossimità a una villa o a una strada romana, un elemento comune nella creazione dei primi insediamenti monastici, che spesso si sovrapponevano a strutture tardo antiche. Questo processo rifletteva una continuità simbolica: i monasteri divennero nuovi centri di potere spirituale e culturale, eredi dei municipi romani ormai decaduti.

Il rapporto di Filiberto con i Merovingi fu però complesso e non privo di conflitti. Le tensioni tra la nobiltà e il clero, spesso legate alla gestione delle terre e al potere politico, portarono alla sua temporanea caduta in disgrazia. Esiliato prima a Poitiers e poi nell’isola di Noirmoutier, Filiberto fondò nuove comunità monastiche che, come quella di Jumièges, continuarono a svolgere un ruolo cruciale nella diffusione del cristianesimo e nella preservazione del sapere antico.


Condividi l'articolo su:
Redazione
Redazione

Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa