Le frasi d’amore degli antichi pompeiani sui muri e sul bracciale. San Valentino al Parco archeologico

Tra i tesori trovati anche questo bracciale a corpo di serpente - nella foto sopra - donato dal padrone alla sua schiava che testimonia l’amore che l’uomo, un patrizio, provava per la sua ancella

Per il 14 febbraio, festa degli innamorati, il Parco Archeologico di Pompei ha raccolto – diffondendole sui social – alcune delle frasi d’amore risalenti a duemila anni fa. L’amore, si sa, è universale e senza tempo e, così come oggi troviamo le dediche degli innamorati scritte sui muri delle nostre città, allo stesso modo gli abitanti dell’antica Pompei utilizzavano le pareti casalinghe e quelle delle strade pubbliche per manifestare la loro infatuazione.
E’ il caso, ad esempio, del proprietario della Casa degli Amanti, situata nel cuore della Regio I. Portata alla luce nel 1933, questa casa prende il nome dal verso inciso in un quadretto con anatre sul fondo della zona orientale del peristilio che recita “Amantes, ut apes, vitam mellitam exigunt” che si traduce “Gli amanti conducono, come le api, una vita dolce come il miele”. (Nella foto qui sotto).

Oppure il graffito presente su una parete nella Casa di Fabio Rufo “Vasia quae rapui, quaeris formosa puella; / accipe quae rapui non ego solus; ama. / Quisquis amat valeat” e cioè “Avvenente fanciulla, tu chiedi conto dei baci che io ti ho rapiti; accettali quei baci che non solo io ti ho rapiti: ama! Chi ama, prosperi”. Il frammento di parte si trova nel magazzino archeologico di Pompei (Inv. 20564).

“Dominus Ancillae Suae”(il padrone alla sua ancella) E’ la dedica incisa all’interno di un’armilla trovata nello scavo del sito di Moregine, località che si trova 600 metri a sud delle mura di Pompei (suburbio). Tra i tesori trovati anche questo bracciale a corpo di serpente – nella foto sopra – donato dal padrone alla sua schiava che testimonia l’amore che l’uomo, un patrizio, provava per la sua ancella.

Infine testimonianze di appuntamenti, più o meno furtivi, si trovano sempre su alcune pareti come nella Casa degli Amorini Dorati, nella Regio VI. Il nome della casa si deve agli Amorini incisi su foglia d’oro, applicati dietro dischetti di vetro ora presenti al Mann. All’ingresso della casa, sulla parete settentrionale, è possibile leggere la frase “Modestus Cum Albana” che probabilmente indicava il luogo in cui avvenivano i rendez vous tra Modesto e Albana.
Co

Condividi l'articolo su:
Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz