L’allegoria della Clemenza è un dipinto realizzato tra il 1556 e il 1557 in Palazzo Vecchio a Firenze. L’opera fu ideata e disegnata da Giorgio Vasari ed eseguita da Marco Marchetti detto Marco Da Faenza. La clemenza era un valore che doveva contraddistinguere il vero eroe. Non infierire. Rispettare un patto. Ed essere generosi.
STILETTATE
diTonino Zana
Mai accaduto di ingannarsi dopo lo scambio, mai successo di scambiare cento prigionieri per cento prigionieri, e, passati mano, scannarli, di nascosto, negando. Nella guerra attuale si arriva a contrattare lo scambio per ingannarsi dopo la trattativa. Si raggiunge un patto per impadronirsi della sua negazione nel sangue.
Il pensiero dei nuovi torturatori è questo: la diplomazia e la politica firmino cento a me e cento a te, l’arte negata della guerra imprigioni il prigioniero nelle catene del nuovo inganno, il boia torturi, il nichilismo fondato sul principio della vendetta neghi un sepolcro al prigioniero imprigionato, torturato e ammazzato.
Siamo entrati, a pieno, nel regno del male.
Oltre la morte, si è scritto da Vincenzo Monti, “Oltre il rogo non vive ira nemica”. Non è così, da tempo, carissimo e troppo dimenticato Monti, l’ira nemica esiste molto dopo il rogo e il Novecento ha deturpato la tua agonica e umanissima speranza.
La nuova pietà, ormai, non sta più prima della morte, adesso si colloca dopo e chiede di rispettare, almeno, un corpo privo di vita. Cos’hai ancora da chiedere, tu barbaro privato della mente, ti dedicare a muscoli, nervi, organi spariti fisicamente, cos’hai da reclamare, ancora, se non la carogna della tua demenza?