Nato a Livorno nel 1962, Marco Manzella è uno tra i maggiori esponenti internazionali del figurativo contemporaneo.
Appassionato all’arte del primo Rinascimento ha per anni studiato le tecniche compositive e cromatiche dei grandi maestri del passato.
L’ interesse per la pittura figurativa anglosassone inoltre lo ha portato ad alcuni soggiorni in Inghilterra e negli Stati Uniti, da dove nascono alcuni dei disegni e dei quadri più recenti.
Iniziamo con una breve scheda anagrafica. Nell’ambito dell’espressione artistica può immediatamente specificare il suo orientamento stilistico ed espressivo
Sento importante, nelle mie note biografiche , il fatto di essere nato in Toscana e sul mare. Dopo tanti anni passati a Brescia ho sentito necessario riallacciarmi alle mie origini e ritornare a lavorare, da una decina d’anni, sulla costa toscana.
Dare il nome ad uno stile non è facile: io non amo troppo le etichette, solitamente è compito dei critici formularle ed applicarle. Definirei la mia pittura semplicemente un figurativo contemporaneo.
Ci può raccontare imprinting visivi, immagini artisticamente ossessive, che hanno preceduto e assecondato la scelta di intraprendere la strada formativa per diventare artista?
Ho sempre posto molta attenzione alla pittura dove la figura umana è elemento centrale. Farei partire la mia fascinazione per l’arte e la sua capacità di fermare per sempre un momento da una visita fatta a 12 anni alla Camera degli Sposi affrescata da Andrea Mantegna a Mantova. Poi è arrivata la passione per il Rinascimento, l’approfondimento di alcuni autori ’minori’, l’interesse per i Nabis, per la pittura italiana fra le due guerre, per gli illustratori americani del ’900.
La formazione vera e propria. Dove e su cosa ha particolarmente lavorato? Sono esistite, in quel periodo, infatuazioni espressive poi abbandonate? Come si sviluppa e si conclude – nel senso stretto dell’acquisizione dei mezzi espressivi – il periodo formativo?
Dopo il Liceo Artistico ho studiato per tre anni restauro, specializzandomi in dipinti murali. Credo di non aver mai voltato le spalle a cosa mi ha appassionato nel corso di tutti questi anni. C’è stato però un momento, verso la fine degli anni ’80, fatto di lavori eseguiti con stesure di malte colorate. La direzione sembrava essere sempre meno figurativa. Ma l’idea di raccontare una storia con l’uso di figure ha finito col prevalere. Ora trovo un’idea di astrazione più forte nella raffigurazione dell’immaginario che nella rinuncia alle forme riconoscibili.
Nell’ambito dell’arte, della filosofia, della politica, del cinema o della letteratura chi e quali opere hanno successivamente inciso, in modo più in
tenso, sulla sua produzione? Perché?
Della pittura ho già parlato. Sono poi appassionato di musica e letteratura. Lavoro ascoltando musica che si lascia sentire senza entrare di prepotenza, senza cambiare il ritmo cardiaco (il Barocco, Claude Debussy, Eric Satie). Due scrittori del ‘900 che mi hanno influenzato molto nel mio lavoro sono Italo Calvino e lo spagnolo Antonio Mùñoz Molina. Voltaire raccomanda di interessarsi di filosofia col fine di diventare un po’ filosofi, ma di non darlo mai a vedere. Cerco di seguire il suo consiglio.
Gli esordi come e dove sono avvenuti? Ci può descrivere le opere di quei giorni e far capire quanto e come le stesse – anche per opposizione – abbiano inciso sull’attuale produzione?
All’inizio, finito il Liceo, cercavo di immagazzinare tutto quello che vedevo, disegnando senza sosta. Poi ci si accorge che sono gli spunti minimi che continuano ad alimentare il lavoro. La partenza è stata con tecniche praticamente tra loro agli antipodi: la pittura murale e l’acquarello. Ora lavoro prevalentemente con tempere preparate partendo da pigmenti in polvere.
Quali sono stato gli elementi di svolta più importanti dall’esordio ad oggi. Possiamo suddividere e analizzare tecnicamente, espressivamente e stilisticamente ogni suo periodo?
Ho incominciato a dedicarmi alla sola pittura intorno al ’90. Per circa dieci anni ho dipinto figure in interni luminosi ma senza vie d’uscita. Alcuni soggiorni negli Stati Uniti, tra il ’97 e il 2002 mi hanno cambiato il modo d’immaginare la scena dipinta: ora prevalgono visioni in esterno dove solitamente il cielo e l’acqua hanno una posizione dominante. Ciò mi permette di usare contrasti molto decisi tra colori caldi e freddi.
Ci sono persone, colleghi, collezionisti, galleristi o critici ai quali riconosce un ruolo fondamentale nella sua vita artistica? Perché?
La prima persona che mi ha incoraggiato quand’ero ragazzo è stato mio zio Domenico Manzella, critico teatrale e scrittore. Ma forse la persona che più mi ha fatto credere a ciò che stavo facendo è stato il collezionista di New York che mi ha invitato la prima volta negli Stati Uniti per commissionarmi alcuni lavori. Le gallerie con cui ho fatto percorso significativo sono state Stefano Forni di Bologna, Poggiali e Forconi di Firenze, Entroterra di Milano e la Galerie Artis di Darmstadt, in Germania.
Materiali e tecniche. Ci può descrivere, analiticamente, come nasce una sua opera del periodo attuale, analizzandone ogni fase realizzativa, dall’idea alla conclusione?
Ogni mio lavoro parte da un’idea. Provo a schizzarla e a definirla. Solo quando ho ben chiaro dove voglio arrivare passo al disegno definitivo e da lì all’esecuzione pittorica. Credo ad un ordinato e metodico lavoro di composizione, non all’improvvisazione capricciosa ed arbitraria.
Ha gallerie di riferimento? Dove possono essere acquistate le sue opere?
Le gallerie con cui sto lavorando maggiormente sono la Galleria delle Visioni (Piacenza), dove inauguro una personale sabato 7 dicembre, la Galleria Tratti di Mare (Roma), lo Spazio Arte 89 (Caltanissetta). Un rapporto particolare mi lega a Francesca Sensi Arte a Colori (Colle di Val d’Elsa, Siena) : insieme saremo al Set Up di Bologna a fine gennaio e in un progetto ad Amsterdam che partirà il prossimo anno. Infine ci sono, specie in Toscana, gli spazi istituzionali.
Orientativamente, quali sono le quotazioni o comunque i prezzi delle sue opere, indicando le commisurazioni?
I prezzi di mercato vanno dai 1000 € ai 5000 € a seconda delle dimensioni. Ufficialmente il riferimento su base più altezza è 2.0.
A parte lei – che diamo come autore da acquisire – può indicarci il nome di colleghi di cui acquisterebbe le opere nel caso fosse un collezionista?
Ci sono diversi pittori di cui stimo molto il lavoro, tra questi Matthias Brandes, Aurelio Bulzatti, Davide Puma, Maurizio Bottoni. Tra i disegnatori Mattotti e Tullio Pericoli.
Tutti i riferimenti sul sito http://www.marcomanzella.it/
Per contatti diretti: marco@marcomanzella.it o 335 6269518.
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Manzella, un'umanità sempre degna dell'Olimpo
Tra i maggiori esponenti internazionali della figurazione contemporanea, l'artista racconta a Stile Arte il proprio percorso e gli snodi della pittura, dalla lontana folgorazione per Mantegna alle opere recenti, oggetto di una mostra a Piacenza, tra il 7 dicembre e l'11 febbraio. Lavori che ricollocano l'uomo in una dimensione di gioia umanistica