Mario Sironi, dipinti giganteschi e opere monumentali

La mostra, che comprende circa sessanta opere tra dipinti, studi monumentali per affreschi e disegni, documenta tutta la pittura di Mario Sironi, dagli esordi agli ultimi anni. Tema della rassegna è la grandiosità dello stile. Quindici gli inediti scoperti da Elena Pontiggia

[E]’ aperta a Cherasco, nella storica sede di Palazzo Salmatoris, che negli scorsi anni ha ospitato rassegne di Carrà, De Pisis, Campigli e di altri maestri del Novecento, la mostra “Sironi. La grandiosità della forma. Quadri, opere monumentali, disegni, inediti” a cura di Cinzia Tesio.
La mostra, che comprende circa sessanta opere tra dipinti, studi monumentali per affreschi e disegni, documenta tutta la pittura di Mario Sironi, dagli esordi agli ultimi anni. Tema della rassegna è la grandiosità dello stile dell’artista, che si evidenzia non solo nelle opere monumentali, ma anche nei fogli più piccoli. Sironi_LarchitettoQuello di Sironi è un “far grande” mentale, che non dipende dalle misure dell’opera, ma dall’energia e dalla forza del suo linguaggio.
La rassegna oscilla dunque fra la misura grande (di cui comprende un nucleo importante di opere, proveniente in gran parte dalla collezione museale dello CSAC, Centro Studi e Archivio Comunicazioni di Parma, come lo splendido cartone per L’Italia fra le Scienze e le Arti del 1935; i cartoni per l’affresco Rex Imperator del 1937 con lo spettacolare Figura con elmo, alto più di tre metri; I due soldati del 1936; la grande Composizione con fregi decorativi sempre del 1936 e altre ancora) e la misura piccola.
Entrambe, la dimensione grande e la dimensione piccola, sono segnate da una identica potenza espressiva.
La mostra comunque documenta ogni fase della ricerca di Sironi: il momento giovanile, con una inedita Natura morta con brocca del 1903, disegnata dall’artista quando aveva solo diciotto anni; la stagione divisionista (Madre che cuce, 1905); la stagione futurista e metafisica degli anni Dieci; la stagione novecentista e classica degli anni Venti, che comprende tra l’altro L’Architetto, 1922 (uno dei massimi capolavori dell’artista, esposto alla Biennale di Venezia del 1924), alcune Periferie e la suggestiva Architettura con vestale e atleta del 1929; il momento espressionista, con lo straordinario San Martino, 1930, presentato alla Quadriennale di Roma del 1931; e con un Paesaggio dello stesso 1930 (non più esposto dopo la mostra di Stoccolma e Oslo del 1931); la pittura murale degli anni Trenta; la stagione neometafisica; le periferie degli anni Quaranta e del dopoguerra. A quest’ultimo periodo appartengono Lo scalo, 1952 (un paesaggio urbano non più esposto da mezzo secolo) e i due paesaggi urbani del 1945 e 1946 della collezione della Banca Popolare di Milano.
SIRONI 1Punto di forza della mostra è anche la presentazione, per la prima volta, di un significativo gruppo di una quindicina di inediti, appartenuti alla moglie del maestro, Matilde, e rintracciati nel corso delle sue ricerche da Elena Pontiggia, studiosa di Sironi: opere quasi sempre di dimensioni contenute, ma di intensa suggestione, come il coloratissimo Borghesi e tram del 1916, tassello finora sconosciuto del periodo futurista sironiano; il Sollevatore di pesi, 1919, del periodo metafisico; il Paesaggio urbano con lampionedel 1920, l’elegiaco Nave sul mare con arcate del 1927.
Accompagna la mostra un catalogo con testi della curatrice e di Elena Pontiggia, alla quale si devono anche le analitiche schede delle opere, e in particolare degli inediti.
Mario Sironi, nato a Sassari si trasferisce presto con la famiglia a Roma. Abbandona la facoltà di Ingegneria per dedicarsi alla pittura, frequentando saltuariamente anche l’Accademia di Belle Arti. Stringe amicizia con Boccioni, Balla e Severini. Nel 1914 si trasferisce a Milano e prende parte al movimento Futurista e, allo scoppio dela Guerra, assieme ai componenti di quel gruppo, si arruola volontario nel battaglione lombardo ciclisti. Nella sua prima personale del 1919 le opere che presenta hanno un’intonazione metafisica. I suoi primi paesaggi urbani si collocano all’inizio degli anni ’20. In questi dipinti, a differenza di quelli del periodo futurista, la città diventa pura astrazione, priva di riferimenti a luoghi precisi. Margherita Sarfatti, nella sua “Storia della pittura moderna” (1930) definisce Sironi come “il pittore dei paesaggi urbani meccanici e implacabili come la geometria delle vite rinchiuse nei cubi delle case, fra i rettifili delle strade”. Negli anni ’30 si dichiara a favore di un’arte a destinazione collettiva, portatrice di valori, simboli, idee di carattere sociale, e per questo tipo di rappresentazione artistica sceglie uno stile che è allo stesso tempo arcaico e classico, ma anche moderno, sintetico e non descrittivo. Durante la Guerra egli vive una crisi non soltanto artistica ma esistenziale. Nel dopoguerra vivrà appartato, nonostante i riconoscimenti pubblici e il rispetto della critica. Morirà a Milano il 3 Agosto del 1961.

Orario: 

da mercoledì a sabato, ore 9,30/12,30 – 14,30/18,30
Festivi, ore 9,30/19,00
Le biglietterie chiudono alle ore 18,00 e alle ore 18,30
Biglietteria 
Interi 5,00
Ridotti (da 12 a 18 anni e ultrasessantenni, studenti universitari) € 4,00
Visite scolastiche (Materne, Scuola dell’Obbligo e Superiori) € 2,00

Riduzione per gruppi organizzati e prenotati 

Festivi e prefestivi possibilità di visita con guida artistica (compresa nel biglietto)
Lunedì e martedì su prenotazione
NEL FILMATO, UNA CARRELLATA TRA I DIPINTI DI MARIO SIRONI

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa