Maurizio Bernardelli Curuz (Rovereto, 12 agosto 1959) è uno storico dell’arte e critico d’arte italiano.
E’ autore di numerosi studi sulla semantica delle opere d’arte e si è occupa in particolar modo della pittura del Cinquecento italiano e dei linguaggi ermetici nell’ambito dall’ars memoriae applicata ai dipinti. Studioso di Caravaggio, ha messo a punto un sistema di rilevamento morfologico stilistico ed è giunto, con la collega Adriana Conconi Fedrigolli all’attribuzione di cento disegni giovanili di Michelangelo Merisi, conservati tra i materiali della bottega del suo maestro, Simone Peterzano. Nulla, in precedenza, si conosceva del nucleo di elaborazione caravaggesca a Milano, prima del trasferimento dell’artista a Roma.
Bernardelli Curuz è stato direttore artistico di Brescia Musei (2009-2014), fondatore e direttore scientifico della rivista Stile arte (1995-2012), condirettore del quotidiano on line Stile arte (2012-), con Federico Bernardelli Curuz; è stato direttore artistico della sezione lenese dell’Accademia di Belle Arti Laba (2010-2012), docente di Museologia nella stessa Accademia (sede di Brescia, 2010-2013), direttore artistico della Fondazione Canossi (1998- ). In qualità di direttore di Brescia musei ha redatto il Piano culturale di Brescia (2008-2014) e coordinato il tavolo culturale e politico che ha portato all’assegnazione del riconoscimento di Brescia, da parte dell’Unesco, come patrimonio mondiale dell’umanità (2011).
Le ricerche
Nel 2006 pubblica “Il matrimonio segreto di Raffaello”, un ampio saggio in cui vengono incrociati dati iconografici, iconologici e d’archivio, i cui esiti sono stati ripresi dal premio Nobel, Dario Fo (1), nell’ambito di un proprio spettacolo dedicato all’Urbinate. Lo studio porta ragioni convergenti rispetto all’identità della musa di Raffaello, intesa anche come figura neo-platonica d’elevazione dell’artista (2 Stile arte). Nello stesso anno, Flavio Caroli, docente di Storia dell’arte al Politecnico di Milano, indica Bernardelli Curuz come “Critico dell’anno”.
La matrice iconologica ed iconografica resta forte negli studi di Bernardelli Curuz che considera l’opera d’arte, in sé, come “un quadro di testo”, cioè un elemento di comunicazione completo che necessita dell’individuazione della chiave d’accesso, ma che si comporta, sotto il profilo strutturale, come ogni strumento linguistico “mentre l’attuale storia dell’arte – dice è divenuta quasi esclusivamente un esercizio di indagine archivistica e non è più in grado di leggere la fonte prima, cioè il quadro stesso.”. Tra i suoi studi che conferiscono apporti nuovi o rivoluzionari alla materia, quelli dedicati alla Primavera di Botticelli, letta come un possibile strumento di mnemotecnica donato da Marsilio Ficino a Pierfrancesco de’Medici (nota), ai Tre filosofi di Giorgione – con l’individuazione sulla tavola del filosofo più anziano, delle lunule di Alberti, legate al problema insolubile della quadratura del cerchio intesa come quintessenza -, all’Allegoria dell’Amore di Bronzino riportata dall’autore al disastro d’amore provocato da Elena e da Paride, secondo le descrizioni presenti nell’Iliade. (Stile arte nel maggio del 2010. https://stilearte.it/var/www/vhosts/stilearte.ithttpdocs/giorgione-significato-tre-filosofi/) . Nell’ambito delle ricerche dei linguaggi e del pensiero cinquecentesco, studia le opere di Marsilio Ficino, il neoplatonismo e i materiali iconici di matrice ermetica e alchimistica.
La direzione di Brescia Musei
Nel 2008 viene indicato dalla Giunta Paroli, a Brescia, come estensore del Piano regolatore della cultura della città lombarda e l’anno successivo viene nominato direttore artistico di Brescia musei (Santa Giulia, Pinacoteca Tosio Martinengo, Tempio Capitolino, Castello) per fronteggiare una situazione di emergenza che si era creata nel campo delle grandi mostre, dopo l’interruzione dell’ “era Goldin” e dei finanziamenti da parte degli sponsor, che erano legati alle attività del critico veneto. Coordina, a partire dal 2009, i lavori dell’istruttoria per la candidatura della città a livello Unesco, sottolineando la natura proto-rinascimentale della cultura del riuso e della fusione di elementi germanici e latini nell’ambito del mondo longobardo. L’Unesco (21 giugno 2011) riconosce Santa Giulia e il Tempio capitolino come Patrimonio dell’umanità. Coordina poi, sotto il profilo critico, la mostra Inca e Plus Ultra, sperimentando le proprie teorie narratologiche che intendono la mostra come evento di conoscenza, simile a quello di un film “all’interno del quale si può però vivere, camminare e muoversi e ascoltare una narrazione, non didascalica, in un percorso totalizzante di sensi e ragione, riappropriandosi di linguaggi perduti delle opere”. In questo modo contesta l’uso delle nuove tecnologie museali fini a se stesse dannose se non inserite all’interno di un percorso di significati – e trasforma le audioguide in un “sonoro in cuffia”, per il quale utilizza anche musiche appositamente scritte da compositori, suoni, rumori, e voci diverse. Il concept delle mostre diventa una sceneggiatura stringente, “che non deve cedere mai alle tentazioni della fiction”. Ciò consente di portare la durata della visita alle mostre stesse da una media di 15 minuti a 45 minuti. Progetta poi di applicare questo sistema alle Domus romane dell’Ortaglia in Santa Giulia, proponendo una collaborazione con Piero Angela e la sua équipe, ma il progetto non viene realizzato a causa dell’impossibilità del Comune di svincolare i fondi, bloccati dal patto di stabilità.
Con uno studio dedicato al Codice Michelangelo, è stato direttore artistico e co-curatore, accanto a Claudia Zevi, di “Matisse, la seduzione di Michelangelo”, recensita dal Financial Time come “ una mostra che svela la struttura che sta dietro il genio di Matisse”. (nota) Conclude il lavoro per i musei – dopo aver formato il personale della Fondazione all’organizzazione totale delle mostre, in modo autonomo e promosso la ricerca, nell’ambito delle collezioni – nel 2014, in seguito all’avvento della Giunta Del Bono – che non gli rinnova il contratto – e a visioni inconciliabili con quelle dell’assessore e vice-sindaco, Laura Castelletti.
L’attribuzione di 100 disegni di Caravaggio
Nel 2011, dopo aver a lungo studiato, attraverso proiezioni ingrandite, i 1740 disegni conservati nel Fondo Peterzano, a Milano – cartelle che contengono disegni attribuiti in parte, al maestro del Caravaggio – inizia, con la collega Adriana Conconi Fedrigolli (Brescia, 1968) a isolare materiali non ascrivibili a Peterzano, ma fortemente omogenei e caratterizzati da un intenso senso chiaroscurale e da una stesura fortemente pittorica. Il primo disegno attribuito a Caravaggio è quello di un muso di cavallo perfettamente sovrapponibile a quello della Caduta di Saulo della collezione Corsini. La ricerca viene intensificata e presto emergono anche come minuscoli appunti grafici, le idee che Caravaggio svilupperà durante il periodo romano. Cento sono i disegni ricondotti dai due studiosi al maestro lombardo. Vittorio Sgarbi plaude alla scoperta dalle pagine di El Pais e in ogni intervista. Strinati afferma che quella pletora dei disegni qualcuno è certamente di Caravaggio. Altri storici contestano invece violentemente l’attribuzione e tra costoro con particolare virulenza, i responsabili del Fondo, quindi altri studiosi come Tomaso Montanari e Maurizio Calvesi. Dallo studio comparativo sono stati ricavati due e-book: “Giovane Caravaggio. Le cento opere ritrovate. La scoperta che rivoluziona il sistema Merisi”. Vittorio Sgarbi concorda su numerose attribuzioni di questi disegni, esprimendosi pienamente a favore della ricerca svolta da Curuz e Conconi, non solo attraverso interviste, articoli e dichiarazioni alle televisioni nazionali e internazionali e ai convegni (2012-2013), ma anche esaminando la scoperta nell’ambito delle pagine del libro “Dal cielo alla terra, da Michelangelo a Caravaggio” (2015). Claudio Strinati, dopo aver sostenuto sul quotidiano La Repubblica che Bernardelli Curuz è conosciuto come solido studioso, ha affermato che tra i disegni del fondo Peterzano studiati dai due ricercatori ci sono certamente i disegni di Caravaggio.
I funzionari del Comune di Milano organizzanp il 14.12.2012, senza menzionare la scoperta, una mostra di una parte dei disegni del Fondo Peterzano. Nel catalogo si afferma: “Che alcuni disegni del giovane Caravaggio possano fare parte di quel Fondo è una deduzione perfettamente valida” (pagina 70 del catalogo mostra “Simone Peterzano (ca 1535-1599) e i disegni del Castello Sforzesco”, Silvana Editoriale, dicembre 2012) reiterata da Giulio Bora, membro della stessa Commissione: “”In assenza totale, finora, di dipinti realizzati da Caravaggio a Milano, per lo studio del disegno: “la ricerca sarà da avviare nello stesso contesto della bottega peterzaniana, e in particolare in quel numero di disegni conservato nel “Fondo Peterzano del Castello “ (p.60) .
La causa civile per la scoperta dei disegni
Maurizio Bernardelli Curuz e Adriana Conconi – come comprovano le mail, presentate durante la causa civile, messe agli atti – prima della pubblicazione della scoperta, si mettono più volte in contatto con l’amministrazione comunale milanese, che peraltro è avvertita anche da un consigliere regionale del Pd, al quale i due studiosi si sono rivolti con il fine di aprire un dialogo di condivisione, tra l’amministrazione bresciana, di centro destra, e quella milanese, di centro sinistra. Il fine è quello di giungere a una mostra organizzata dai due enti municipali per la presentazione dell’esito delle ricerca. Osservato il fatto che il Comune di Milano non risponde, dopo numerosi tentativi – tra i quali un incontro, in Senato con Sergio Zavoli – Bernardelli Curuz e Adriana Conconi Fedrigolli, chiesto il conto per il pagamento dei diritti d’autore fotografici, escono con il lavoro. Il Comune reagisce violentemente. Si ritiene offeso che 100 disegni del proprio Fondo siano stati attribuiti a Caravaggio. E chiede che i danni perchè l’attribuzione dei disegni a Caravaggio ha portato un aumento dei turni nei musei, la blindatura delle porte, la revisione dei sistemi d’allarme e la realizzazione di una mostra imprevista dedicata al Fondo Peterzano. Nel corso dell’udienza della causa civile, l’allora direttore dei civici musei milanesi chiede al giudice anche l’applicazione, in campo artistico,della Daspo (acronimo di Divieto di accedere alle manifestazioni sportive) una misura prevista dalla legge italiana al fine di impedire aggressioni violente nei luoghi degli avvenimenti sportivi:a suo giudizio Bernardelli Curuz e Conconi Fedrigolli dovrebbero essere banditi per un anno dai musei milanesi.
In realtà il giudice civile, nel processo di primo grado, accoglie soltanto la richiesta di danni d’immagine percepiti dal Comune di Milano.
Le curiosità familiari
– Maurizio Bernardelli Curuz e il regista Luchino Visconti discendono da due fratelli Visconti, vissuti nel Medioevo, che poi diedero origine, con i rispettivi discendenti, a due rami diversi del casato, i Visconti di Sant’Alessandro e i Visconti di Modrone.
-Il critico d’arte, d’origine mantovana, è uno dei pronipoti di Anselmo Guerrieri Gonzaga, ministro degli Esteri del Governo provvisorio di Milano (1848), politico e scrittore, poi senatore del Regno. Guerrieri Gonzaga, durante il Risorgimento. fu elemento di collegamento tra l’Italia e i patrioti ungheresi e incontrò Napoleone III per sollecitare l’intervento militare della Francia.
– Il cognome Curuz è di origine ungherese e connotava i ribelli anti-austriaci, alleati dei francesi di Luigi XIV. Qualcuno ritiene che derivi da “crociato” e che sia sorto durante le guerre precedenti combattute in Transilvania contro l’Impero ottomano, ma altri studiosi magiari affermano che l’etimologia risulta in realtà sconosciuta. Nel 1671 il nome venne usato da Meni, pascià di Eger in quella che è oggi l’Ungheria, per indicare i nobilifuoriusciti dal Regno d’Ungheria. Oggi il nome, in Ungherese, viene utilizzato per indicare il nazionalismo radicale magiaro.
– Maurizio è padre del giornalista e critico Federico Bernardelli Curuz (Desenzano del Garda, 1984) e del fotografo Emanuele Bernardelli Curuz (Desenzano, 1989), cugino del fotografo Mimo Visconti (Brescia, 1964) e dell’editore Raffaella Visconti Curuz Guerrieri (Brescia, 1963).
Le curiosità professionali
– Bernardelli Curuz, in seguito all’esclusione di Gualtiero Marchesi dalla Guida Michelin, intuisce le potenzialità artistiche pure dello chef e propone al grande cuoco di utilizzare la cucina come forma espressiva tout court, anche a livello provocatorio, considerato il fatto che buona parte dell’astrattismo è orientato al design. Nasce così, su Stile arte, il filone dell’Art Food, rilanciato anche negli Stati Uniti, grazie alla sinergia di Stile arte stesso con il quotidiano America oggi. La rubrica e l’apertura di una nuova frontiera riportano su Marchesi l’attenzione mondiale, sotto un profilo fino ad allora non considerato: più della cucina, oltre la cucina. Mensilmente Marchesi, con la collaborazione del critico Enrico Giustacchini – in quegli anni vice-direttore di Stile arte – recensisce una grande mostra ideando un piatto e, successivamente crea piatti, che rileggono il nucleo strutturale di grande pittori della contemporaneità. (nota)
– La presentazione dei due e-book Giovane Caravaggio “Le cento opere ritrovate. Una scoperta che rivoluzione Merisi”, avvenuta in un palazzo neoclassico della Fondazione Dominato leonense, a Leno, in provincia di Brescia, rischia di trasformarsi in rissa. L’inviato della Stampa, dal pubblico, supportato da alcuni colleghi di testate milanesi, interrompe e contesta rumorosamente l’esposizione.
Quando il giornalista torinese inizia a interrompere Adriana Conconi Fedrigolli, Bernardelli Curuz scende dal palco e, mettendo le braccia dietro alla schiena – per dimostrare chiaramente che non ha intenzione di picchiare l’esile giornalista – invita l’inviato a rispettare la collega. Poi, perdendo la pazienza, urla al giornalista di lasciare la sala. Bernardelli Curuz esce dalla stanza per alcune decine di secondi e la presentazione prosegue. Natalia Aspesi, sulla prima pagina de La Repubblica scrive un delizioso pezzo di costume.
Di seguito, alcune pagine tratte dai quaderni di campo di Maurizio Bernardelli Curuz e Adriana Conconi Fedrigolli, confluiti negli e-book “Giovane Caravaggio. Le cento opere ritrovate. La scoperta che rivoluziona il sistema-Merisi”
NEL VIDEO LE DICHIARAZIONI DI SGARBI A FAVORE DELLO STUDIO DI CURUZ E CONCONI
PER VEDERE DIRETTAMENTE GLI ESITI DELLO STUDIO SUI DISEGNI DI CARAVAGGIO, CLICCARE IL NOSTRO LINK INTERNO, QUI SOTTO
http://www.stilearte.it/giovane-caravaggio-ecco-i-cento-disegni-ritrovati-e-le-ragioni-della-fondatezza-della-scoperta/
(1)i http://www.archivio.francarame.it/scheda.aspx?IDScheda=28138 HYPERLINK
Giovane Caravaggio – Le cento opere ritrovate , 2012, vol. I, formato ebook, pp. 502
Giovane Caravaggio – Le cento opere ritrovate – , 2012, vol. II, formato ebook, pp. 533
https://stilearte.it/var/www/vhosts/stilearte.ithttpdocs/category/art-food/
http://www.marchesi.it/art-food
Maurizio Bernardelli Curuz – Biografia
Bernardelli Curuz era stato chiamato alla direzione artistica di Brescia musei con il fine di fronteggiare una situazione di emergenza che si era creata nel campo delle grandi mostre, dopo l'interruzione dell' "era Goldin" e dei finanziamenti da parte degli sponsor, che erano legati alle attività del critico veneto. Partecipò anche ai lavori di revisione della candidatura di Brescia come città Unesco, ottenendo, accanto agli amministratori e ai colleghi dei musei bresciani, l'ambito riconoscimento