Una violenta polemica divampa in Sardegna, attorno agli scavi archeologi di Mont’e Prama, un importante sito dai cui sono emerse vestigia ultramillenarie. E’ l’uso di un escavatore ad aver sollevato le critiche. Ma in realtà chi si occupa di archeologia sa che, dopo sondaggi sugli strati superficiali inerti, è bene decorticare i depositi vegetali o alluvionali privi di significato, per giungere direttamente al livello stratigrafico che corrisponde con l’epoca che si intende indagare. Mont’e Prama è un luogo che suscita, da anni, polemiche collegati a diversi modi di intendere l’area e la sua valorizzazione. Probabilmente anche questo episodio si inserisce in un lungo botta e risposta. La Soprintendenza, in una nota, ha voluto precisare che alcuni giornali di cronaca hanno dimostrato di inorridire, al cospetto di una pratica corretta e diffusa.
“È importante per chi svolge attività giornalistica verificare e approfondire i temi che tratta. – dice la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di Cagliari – Uno sguardo superficiale, l’indisponibilità al confronto e a guardare da vicino le circostanze e i fatti oggettivi, possono portare a fraintendere il senso e la dimensione delle cose che si crede di intravedere, soprattutto se accompagnati da una totale mancanza di competenza specifica”.
“Dal recupero dei due modelli di nuraghe, concluso il 26 ottobre, sono passate tre settimane di intenso lavoro nel cantiere di Mont’e Prama. – prosegue l’ente pubblico – Dopo il completamento dell’asportazione dei residui del cumulo di pietre e di frammenti scultorei che costituisce l’ormai famosa “discarica” e i lavori di rifinitura lungo la strada funeraria, nell’ultima settimana è stata ripresa un’altra importante attività archeologica: la ricerca sistematica delle tombe a pozzetto semplice che occupano una fascia di alcuni metri ad Est delle tombe monumentali coperte con lastre di arenaria.
Fino ai giorni scorsi, nel settore di scavo che stiamo completando avevamo individuato 5 di queste tombe a pozzetto semplice, che sono le tombe della più antica necropoli nuragica di Mont’e Prama”.
“Come stiamo procedendo? – dice la Soprintendenza – All’inizio il lavoro è molto semplice: con un miniescavatore che opera con la massima cautela e sotto la stretta sorveglianza degli archeologici, si procede alla rimozione dello strato di terreno superficiale che si è formato in tempi recenti e non contiene materiali archeologici. Grazie a saggi effettuati in precedenza, conosciamo lo spessore e la consistenza di questo strato e ciò ci permette di usare, sempre con la massima cautela, il mezzo meccanico per arrivare più vicino allo strato archeologico su cui gli addetti ai lavori opereranno a mano”.
“Dopo la rimozione dello strato superficiale, inizia la parte più difficile del lavoro che viene eseguita scrupolosamente con piccoli attrezzi manuali, per mettere in luce i resti archeologici e documentarli con attenzione. – conclude l’ente pubblico –
Quali sono gli indizi della presenza di una tomba? Occorre un occhio esperto per riconoscere i primi segnali, che sono in genere rappresentati da qualche pietra, qualche frammento ceramico o qualche conchiglia spesso associati a macchie più scure del terreno.
Il lavoro certosino condotto in questi giorni ci ha consentito di individuare nel settore in cui stiamo lavorando altre 8 tombe del tipo a pozzetto, disposte su due file irregolari, che sommate a quelle già note, portano a 20 il numero di sepolture in luce in questa zona. In questa fase l’obiettivo è individuare le sepolture per comprendere l’estensione della necropoli. In una fase successiva si procederà con lo scavo sistematico delle singole tombe a opera di archeologi e antropologi”.
Cosa sono i giganti di Mont’e Prama
I giganti di Mont’e Prama (noti anche come Sos gigàntes de Mònti Pràma in lingua sarda) sono antiche sculture risalenti alla Civiltà nuragica, scoperte in modo casuale nel marzo del 1974 a Mont’e Prama, nel Sinis di Cabras, nella Sardegna centro-occidentale. Le sculture sono state intagliate a tutto tondo, ciascuna ricavata da un singolo blocco di calcarenite locale proveniente da cave situate a sedici chilometri di distanza in linea d’aria. Con un’altezza variabile tra due e due metri e mezzo, le sculture rappresentano arcieri, guerrieri e pugilatori, richiamando le raffigurazioni dei bronzetti nuragici. Oltre alle statue, sono state ritrovate anche sculture raffiguranti nuraghi, insieme a numerosi betili del tipo “oragiana”, caratteristici manufatti artistici presenti nell’esedra delle tombe dei giganti. Dopo il restauro, il complesso scultoreo è composto da trentotto opere, tra cui cinque arcieri, quattro guerrieri, sedici pugilatori e tredici modelli di nuraghe.
Com’è costituita la necropoli
Le prime ricerche archeologiche hanno rivelato una necropoli complessa, in uso per diversi secoli, con evidenti segni di diverse fasi di formazione. L’area investigata ha svelato tre periodi di utilizzo distinti, ciascuno caratterizzato da un diverso tipo di sepoltura, evidenziando una graduale evoluzione dell’area nel corso del tempo.
Le tre fasi dello sviluppo della Necropoli di Mont’e Prama:
Prima Fase:
Fase 1 – Tombe a pozzetto semplice con copertura a tumuletto.
All’est di un percorso stradale scavato nella roccia, si trovava una necropoli probabilmente in uso tra l’undicesimo e il decimo secolo avanti Cristo. Questa fase presentava piccole tombe singole a pozzetto, poco profonde e di forma cilindrica, chiuse da un tumulo di piccole pietre. Gli inumati, spesso accompagnati da frammenti di vaso, erano posizionati rannicchiati.
Seconda Fase:
Fase 2 – Tombe a pozzetto parzialmente costruite con grosso lastrone isolato a forma circolare.
In una fase successiva, tra il decimo e il nono secolo avanti Cristo, le comunità locali decisero di conferire un aspetto monumentale all’area. Vennero realizzate nuove tombe a pozzetto, dotate di strutture in pietra e raggruppate in modo disorganico. Gli inumati, posizionati rannicchiati con le gambe piegate verso l’alto, erano coperti da un lastrone in pietra ben lavorato. Queste tombe, notevolmente rimaneggiate a causa delle arature moderne, mostrano una disposizione disorganica.
Terza Fase:
Fase 3 – Tombe a pozzetto con copertura a lastra quadrata in arenaria in lungo allineamento.
Nella terza fase, presumibilmente agli inizi dell’ottavo secolo avanti Cristo, le tombe furono scavate nella roccia tenera e coperte con uno o due lastre quadrate di arenaria. Alcune tombe presentavano due lastre verticali ai lati, definite “sepolture a pseudo-cista” o falsa cassa. Queste tombe conservavano la deposizione originaria, con il corpo in posizione rannicchiata e il capo protetto da una lastrina di calcare. Lungo il margine di una strada funeraria, le tombe erano allineate e separate in gruppi da lastre verticali, mentre ogni gruppo era recintato verso la strada con lastre verticali e indicato da almeno un betilo, una pietra troncoconica lavorata, alcune delle quali superavano i due metri di altezza. In questa fase, la necropoli fu abbellita con uno spettacolare complesso di statue e modelli di nuraghe in calcare.