Modigliani a Livorno e l’avventura di Montparnasse. Capire la mostra, conoscere i retroscena

Qui certamente nessun problema che i Netter sono certamente tutti buoni e nessun falso anche se a noi ‘jeune femme assise au corsare bleu’ n° 55 del catalogo, ricca sicuramente di pedigree, non piace per niente (de gustibus…). Poi - in realtà prima - i disegni di Modì pescati tra gli oltre quattrocento di quella che, in origine, fu la collezione di Paul Alexandre. Ad eccezione di una notevole cariatide e di un paio di altre prove quelli esposti ci paiono tra i meno significativi. Qualcuno brutto senza remore (tra tutti il nudo allungato -cat. 30-) e, a nostro avviso, indegno della celebrazione del centenario dell’artista. Si favoleggia che Paul Alexandre recuperasse le copie che Amedeo lasciava in giro per i tavolini dei bistrot. Leggenda?

di Roberto Manescalchi
Modigliani a Livorno e l’avventura di Montparnasse. Questo il titolo della tanto decantata mostra, che mi appresto a visitare, che la città di Livorno offre ad uno dei suoi figli, forse il più illustre. Sto arrivando da Firenze e, chissà perché, invece della superstrada (Fi-Pi-Li) imbocco l’autostrada in direzione Migliarino. Mi ritrovo a Bocca d’Arno senza un motivo. Fatico un po’ – c’è un porticciolo nuovo e bisogna fare il giro dell’oca – a trovare il piccolo bar alla foce in prossimità dei retoni da pesca.

Il mare è plumbeo, pioviggina e c’è un cielo grigio… giornata di merda! Un caffè con il sassolino (anice potente) che si trova solo sulla costa, ordinato d’istinto dopo una parca colazione ed arriva il primo pugno sullo stomaco seguito a ruota da quello prodotto da una boccata di fumo di stravecchio andata di traverso – forse per l’occasione avrei dovuto comprare una scatola di Modigliani (il sigaro a lui dedicato)

 
 
 
 
 
 
 
 
e sulla scogliera il sasso di D’Annunzio:
O Marina di Pisa, quando folgora
il solleone!
Le lodolette cantan su le pratora
di San Rossore
e le cicale cantano sui platani
d’Arno a la tenzone
(…) Come l’Estate porta l’oro in bocca
L’Arno porta il silenzio alla sua foce.
Gabriele D’annunzio, Alcyone, 1903
Eleonora Duse la divina

Bocca di donna non mi fu di tanta
soavità nell’amorosa via
(se non la tua, se non la tua, presente)
come la bocca pallida e silente
del fiumicel che nasce in Falterona
Gabriele D’Annunzio, Bocca d’Arno, 1909
Che ci fa venire in mente Elvira la Quiche (vedremo uno dei suoi ritratti in mostra tra poco

Capisco immediatamente perché mi ritrovo qui: Niente italia nella mostra di Modì, niente macchia, macchiaioli, Fattori (Foto qui sotto – il piccolo Dedo con Fattori-).

Niente Italia, Firenze, Napoli, Roma, Venezia e niente Livorno. Che vado cercando mi chiedo? Il titolo della mostra parla chiaro: Modigliani (cancellato Livorno) e l’avventura di Montparnasse!
Arrivo nella città labronica seguendo la costa come sempre e dopo una leggera curva, in prossimità della vecchia cinta muraria, sette o otto grandi manifesti pubblicizzano la mostra. Filette en bleu, olio su tela del 1918 (mi pare di ricordare) che è anche sulla copertina del catalogo… magnifico!
Ho parcheggiato e mi avvio a piedi verso piazza del luogo Pio – deserta- e il Museo della Città restituito a nuova vita proprio per ospitare la mostra. Una sosta veloce ad un’edicola per acquistare una copia del vernacoliere: “Clamoroso a Livorno! Modì ha caàto qui! Trovati i resti di un caratteristico stronzolo cor collo lungo anche quello! Leggerò poi con calma, a casa, il geniale, come al solito, editoriale di Mario Cardinali che tra qualche anno sarà una rarità e che ora è già collazionato debitamente tra gli oltre duecento titoli, riferiti a Modigliani, che da un anno a questa parte ho reperito in giro, soprattutto, per librerie antiquarie.
All’ingresso in mostra incontro Guido Guastalla, noto gallerista, proprietario di “Casa Modigliani” (nella foto, qui sotto) a Livorno in visita alla mostra anche lui.

Sembra non sia stato invitato all’inaugurazione e che stessa sorte sia toccata all’istituzione museo “Casa di Modigliani” di via Roma ed il gallerista (curioso e intelligente) è però presente il secondo giorno di apertura. Io ho scelto di proposito di venire il giorno dopo per supposta tranquillità di visione, ma ora, dopo l’incontro, non posso esimermi dal visitarla in sua compagnia e la supposta tranquillità diventa subito chimera. Appena entrati due cronisti locali di lunga data – che ben lo conoscono – Sergio Nieri (Tele Centro 2) e Rajesh Barbieri (Livorno Social Communication) i cui nomi apprenderò in seguito ci fermano e chiedono impressioni. Lasciatemela visitare è la logica risposta con la recondita speranza di non incontrarli di nuovo in uscita e dover poi anticipare l’articolo… questo! Niente da fare, i visitatori sono scarsi, almeno in questo giorno e a quest’ora, ed ho dovuto subito, uscito dalla esposizione, esternare la mia enorme delusione. Sembra che la città si sia dimenticata anche del pisano Carlo Pepi il cacciatore di falsari e, anche lui, tra i fondatori di “casa Modigliani”… sarà perché pisano? Le questioni di campanile qui sono accese e mai sopite.
“Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio”
recita un vecchio adagio. Un lucchese sembra abbia risposto:
“che Dio ti ascolti”
e, forse la pensano così anche i livornesi? Il grande vecchio aveva offerto alla città in comodato d’uso gratuito mille opere dalla sua collezione privata dei Macchiaioli. Sentito con le mie orecchie in occasione della celebrazione del centesimo anniversario della nascita di Amedeo Modigliani la sera del 12 luglio – Carlo Pepi era sul palco – proprio qui a Livorno in Fortezza Vecchia. Ci sarà pur stato qualche amministratore che, come me, abbia sentito… o no? Non c’erano? E Christian Parisot? Un ectoplasma! Certo colui che sembra aver scritto il maggior numero di titoli su Modigliani nell’arco degli ultimi cinquanta anni sembra sparito. Incappato in qualche guaio giudiziario per via di presunti falsi (assolto a Venezia e Roma – le sentenze vanno rispettate -) di lui nessuna traccia eppure è universalmente riconosciuto come raro esperto di Modigliani. Nessuna traccia degli archivi legali ereditati, se non erro, direttamente dalla figlia di Modigliani. Quella povera Jeanne, scomparsa tragicamente nel 1984, nell’anno del centenario e della burla.

Livorno, che riporta a casa Dedo, sembra aver dimenticato anche lei ed il suo importante lavoro di ricerca sull’opera del padre. Modigliani senza leggenda il suo bestseller (Vallecchi 1968). Dissidi tra i personaggi, palesi e manifesti, non giustificano, a nostro avviso, forse in nome di una scomoda eredità, che la storia sia rinnegata e o dimenticata. Con la storia i conti, prima o poi bisogna sempre farli ed i convegni cui segue la pubblicazione degli atti li hanno inventati apposta. Impressioni e pensieri che frullano per la testa, ma siamo già entrati. Mostra organizzata dal Comune di Livorno ed Istitut Restellini Dubai con il patrocinio di Regione Toscana e Mibact. La cosa è ripetuta nella pagina d’apertura del catalogo della mostra che abbiamo acquistato. Dubai? Ma non era Parigi? Si vero… nel recente libro “l’affare Modigliani” dell’Ispettore della Polizia di Stato Claudio Loiodice e della giornalista Rai Dania Mondini a pag. 181 leggiamo che al portofranco di Ginevra, nel cortile, campeggia la scritta Intitut Restellini e, comunque, Ginevra non è in Dubai… che sia solo un cartellone pubblicitario? Perché Dubai? Perdonate se il luogo ci suona strano e desueto per Modigliani quanto la Casa Modigliani di Spoleto. Forse Modigliani da Spoleto non c’è mai passato anche se con certezza non possiamo sostenerlo. Che non sia mai transitato da Dubai potremmo quasi metterci la mano sul fuoco. Uno studioso ha certamente il diritto di avere il suo centro studi nel luogo che preferisce… a noi la libertà di poter pensare che, anche se per lo studioso va bene, il luogo sia desueto per l’artista che Livorno sta celebrando!
La libertà è un bene prezioso per tutti… o no? Dubai – crediamo che non vada bene neanche per il Salvator Mundi… Leonardo o non Leonardo che sia, anche se regolarmente acquistato -. Il tutto qui, anche se la città è indubbiamente cosmopolita, ci sembra avulso dalla cultura delle dune o forse che Modigliani, moderno antesignano del migrante, si sia integrato? Mibact? Ma non istituivano, una volta, le Commissioni Nazionali per la celebrazione dei centenari?
Vero è che i Ministri cambiano spesso in questo paese, ma i funzionari dovrebbero essere alquanto stabili e un qualche calendario dovrebbero averlo sottomano. E i docenti? Non dicono niente i docenti? Dove sono finiti gli esperti di arte moderna della Normale di Pisa, dell’Alma Mater di Bologna, della Sapienza di Roma, della Federico II di Napoli? di Milano, Venezia, Firenze? Va bene! Che il più grande artista del Novecento non sia degno di una Commissione Nazionale? L’hanno istituita e mi è sfuggita? Non ne ho letto. Chiediamo umilmente venia! Riguardo a Modì abbiamo letto solo di contese e cronache da tribunali e procure, ma qualcosa ci è certamente sfuggito. Va bene… dedichiamoci alle opere. Tantissimo Soutine.

Troppo per noi che la mostra ha per titolo: “Modigliani a Livorno ecc.”. Tantissimo e non il migliore a nostro avviso, ma questa è un opinione. Vorremmo, naturalmente, che fosse rispettabilissima opinione! Ed ecco Modigliani. Una mostra si potrebbe fare anche per una sola opera di Modigliani e l’emozione di vederla sarebbe sempre e comunque enorme. Tale da dover tornare più e più volte a rivedere anche quell’unica, ma mi aspettavo di vedere quattordici opere (letto sul Tirreno più volte) e ne ho trovate esposte nove… il Comune di Livorno ha avuto uno sconto sul prezzo dell’affitto del pacchetto mostra? Tranquilli! Ho sicuramente sbagliato io a contare che in matematica passavo dal tre al quattro per poi ritornare al tre e sempre rimandato a settembre! Non esaustive, a mio avviso, per comprendere appieno la grandezza dell’artista, ma si tratta della collezione Netter e mancano, ovviamente, tanti dipinti. Manca anche almeno uno dei celeberrimi nudi.

Auspicabile presenza in una mostra da centenario che fosse stata programmata per tempo e non all’ultimo tuffo come ci pare sia stato fatto con questa. Gli allarmi suonano un po’ troppo spesso e ci pare anche in mancanza di causa, ma, come al solito, pare a noi. La mostra è un po’ buia cosa che a Genova ci sembra di ricordare sia stata oggetto di una qualche discussione. Se non erriamo a Genova un perito di tribunale asseriva che il buio serviva scientemente a coprire e mascherare i falsi. Non è certo così ma in quelle condizioni di luce alcuni dipinti sembravano avere un luccichio strano. Causato da inappropriata vernice trasparente? Un incauto restauratore? Un vetro antiriflesso dispettoso? No. sono i nostri occhi da talpa e i nostri occhiali sicuramente. Qui certamente nessun problema che i Netter sono certamente tutti buoni e nessun falso anche se a noi ‘jeune femme assise au corsare bleu’ n° 55 del catalogo, ricca sicuramente di pedigree, non piace per niente (de gustibus…). Poi – in realtà prima – i disegni di Modì pescati tra gli oltre quattrocento di quella che, in origine, fu la collezione di Paul Alexandre. Ad eccezione di una notevole cariatide e di un paio di altre prove quelli esposti ci paiono tra i meno significativi. Qualcuno brutto senza remore (tra tutti il nudo allungato -cat. 30-) e, a nostro avviso, indegno della celebrazione del centenario dell’artista. Si favoleggia che Paul Alexandre recuperasse le copie che Amedeo lasciava in giro per i tavolini dei bistrot. Leggenda? Secondo noi alcune di queste il medico le ha recuperate addirittura dai cestini e senza pagarle. Non rendono affatto giustizia del grandissimo disegnatore che fu Modigliani e della raffinatissima e pierfrancescana cultura del suo operare con il segno. Jeanne Hebuterne,

due prove ci pare di ricordare non di un’artista, ma di colei che ha avuto il merito esclusivo, sempre a nostro avviso, di essere compagna di Modigliani e di averlo seguito fino alle estreme conseguenze. André Derain, Henry Hayden, Aizik Feder e tanti altri presenti in una collezione privata importantissima e sicuramente degna di nota, ma, sempre per personalissima opinione, non a livello di poter minimamente illustrare l’universo Modigliani. Jonas Netter, seppur illuminato, comprava, molto probabilmente, quel che poteva e Leopold Zborowski cialtroncello mercante, altrettanto probabilmente, gli vendeva quel che Netter poteva permettersi e, a volte, lo turlupinava pure o, quantomeno, ci provava. Poca cosa, sempre a nostro avviso mi raccomando, al cospetto di Modigliani e della sua avventura a Montparnasse. Due giganti a Parigi in quegli anni e di Picasso nessuna traccia, non pervenuto come, qui sotto, Modigliani ritratto di Picasso -.

Non ci sono in mostra opere di Pablo Picasso, Niente George Braque e poco cubismo, per usare un eufemismo. Niente futuristi, ma che vado cercando? Modigliani non aderì al movimento che pure a Parigi ebbe proseliti. Nessuna opera di Costantin Brancusi

ci pare e la logica conseguenza… niente Modigliani scultore anche se i rapporti tra i due sono, in qualche modo, esplorati in catalogo.
Marc Chagall (Fot. 13) non lo abbiamo visto in mostra e la colpa è certamente nostra.

Non è certo del curatore se Netter o Alexandre non hanno collezionato sculture e o opere di Picasso o Chagall, ma si celebra il centenario del genio per questo le remore e le obiezioni anche al curatore che pare, quantomeno, aver sbagliato titolo della mostra. Isaac Ancher… Carneade chi era costui? Che c’entra con Modigliani? Il povero Isaac arrivò a Parigi che Modì era già defunto e non lo può minimamente legare al genio il fatto che Zborowski si sia occupato della vendita delle sue opere e che Netter le abbia acquisite. Un pittore a nostro avviso irrilevante non solo nella vicenda umana e artistica di Modigliani, ma anche al cospetto di Natali, Romiti e di tantissimi altri ben più dotati livornesi con cui il nostro era entrato almeno in contatto. Non avremmo portato in mostra il povero Isaac neanche fosse stato un caro parente e ci avesse offerto dei soldi! In più è anche impensabile, sempre a nostro avviso, di poter valorizzare un mediocre ponendolo accanto ad un grande. Per assurdo e considerate la boutade… è la stessa precisa cosa che vale per un falso accanto ad un dipinto autentico di un maestro.
Ci pare proprio lontana, quindi e in conclusione, la rappresentazione di quella vagheggiata operazione di cultura keynesiana che qualcuno pretende di aver messo in scena in occasione della celebrazione del centenario. Una mostra come tante e anche piuttosto deludente. Non certamente “la più bella che abbia mai visto”!
Ancora Pisa sulla via del ritorno e ci sovviene Palazzo Blu.

Solo nel 2015 fu in mostra nelle suggestive sale della splendida maggiore pisana una ricca ed attenta selezione di opere (non importa se sembra che tra tanti capolavori ci fossero anche un paio d’opere discutibili). A Pisa si era ricreata in mostra l’atmosfera culturale in cui maturò la straordinaria ed entusiasmante esperienza della pittura dell’epoca e della reale vicenda artistica di Modigliani. Capolavori che allora arrivarono da istituzioni pubbliche e collezioni private con la precipua collaborazione del Centre George Pompidou che ha sede in Parigi e non in Dubai (i luoghi hanno la loro importanza) e vanta la prima collezione d’arte moderna e contemporanea d’Europa, ma le mie sono solo riflessioni ad alta voce di un’ incontentabile.
Buona sorte alla mostra e tante navi da crociera a Livorno ricche di eserciti di visitatori.

Condividi l'articolo su:
Redazione
Redazione

Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa