Un’invenzione botanica portò Monet a coltivare e dipingere ninfee. Perché? Il video

La svolta che Monet impresse alla propria pittura, passando dal paesaggio a campo largo, alla visione ravvicinata di porzioni di natura che preludono alla via dell'informale, fu consentita, oltre alle esigenze del pittore di rinnovare le modalità di rappresentazione dell'istante di luce, dal mercato della botanica che, proprio in quegli anni, si apriva all"invenzione", attraverso incroci tra specie esotiche e la bianca europea, delle ninfee colorate. In precedenza, da noi, questi fiori delle acque stagnanti erano nivei. Ma all'esposizione universale del 1889 Latour-Marliac, un possidente appassionato di giardini, presentò le nuove varietà, che conquistarono il pubblico e che gli valsero il primo premio nella propria categoria

Claude Monet, Lo stagno delle nifnee, 1899
Claude Monet, Lo stagno delle nifnee, 1899

 
[box type=”note” ]
81-oUZhJOYL> La lettura consigliata:  Il mistero delle ninfee. Monet e la rivoluzione della pittura moderna
Ross King ricostruisce lo scenario che fa da sfondo al “folle incantamento” di Monet e alla realizzazione di opere che ritraggono l’angolo del giardino di Giverny, opere dalle quali, possiamo scorgere la scintilla della modernità.
Ecco dove trovare il libro: http://amzn.to/2xMeCYW
[/box]

La svolta che Monet impresse alla propria pittura, passando dal paesaggio a campo largo, alla visione ravvicinata di porzioni di natura che preludono alla via dell’informale, fu consentita, oltre alle esigenze del pittore di rinnovare le modalità di rappresentazione dell’istante di luce, dal mercato della botanica che, proprio in quegli anni, si apriva all”invenzione”, attraverso incroci tra specie esotiche e la bianca europea, delle ninfee colorate. In precedenza, da noi, questi fiori delle acque stagnanti erano nivei.
Ma all’esposizione universale del 1889 Latour-Marliac, un possidente appassionato di giardini, presentò le nuove varietà, che conquistarono il pubblico e che gli valsero il primo premio nella propria categoria. Certamente Monet fu sedotto dalla visione di questi fiori che ricordavano le decorazioni giapponesi. Al punto che egli ne ordinò successivamente diverse varietà a Latour-Marliac, che aveva i vivai a Temple-sur-Lot, per decorare e dare un senso, con ninfee e ponte giapponese, allo specchio d’acqua che avrebbe creato a Giverny. Nell’archivio dell’azienda francese sono conservati i documenti commerciali che attestano l’acquisto – attraverso diversi ordini – di ninfee da parte del pittore.
> La lettura consigliata:  Il mistero delle ninfee. Monet e la rivoluzione della pittura moderna
Le ninfee colorate erano state prodotte dal botanico dopo dieci anni faticosi di incrocio, come si diceva, tra bianche rustiche e tropicali. Tra il 1870 e il 1880, ne aveva create 19 varietà che furono poi presentate trionfalmente all’ombra della Tour Eiffel. Piante e fiori che emergevano dalle stampe dell’arte giapponese – amatissima a Parigi – giungevano in Europa, circondate da un fascino assoluto e pronte per essere diffuse nei giardini d’acqua della nobiltà e della borghesia europea.

Claude Monet si stabilito, a partire dal 1883, nel villaggio di Giverny, in una casa che aveva preso in affitto e che poi avrebbe acquistato nel 1890. Ne modifica la forma e riorganizza completamente il frutteto in giardino fiorito. Farà scavare nel 1893, su un ramo dell’Epte, il bacino delle ninfee ai bordi del quale dipingerà Le Ninfee.
Il sito dell’azienda che ha inventato le Ninfee utilizzate da Monet per il giardino di Giverny http://latour-marliac.com/fr/ e sotto, il filmato del parco delle ninfee dell’azienda, che ha ancora sede a Temple-sur-Lot
Qui il libro in lingua inglese che racconta il genio dietro alle Ninfee di monet

> La lettura consigliata:  Il mistero delle ninfee. Monet e la rivoluzione della pittura moderna

Condividi l'articolo su:
Redazione
Redazione

Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa