Nello scavo scoperti i depositi dei vasai merovingi del V secolo. Recuperati centinaia di chili di ceramica

Le forme classiche del servizio da osteria dominano largamente il repertorio delle produzioni, ovvero pentole, brocche, ciotole carenate e mortai. Oltre a questi canoni classici, esistono anche diverse forme ricorrenti come tazze, lampade, bottiglie o coperchi. Da segnalare la presenza di alcuni pezzi eccezionali come una brocca con doppio manico o vasi in miniatura, che evocano prove o ordini specifici

Diverse centinaia di chili di ceramiche del periodo merovingio sono state recuperate, nelle scorse ore, dagli archeologi francesi dell’Inrap – l’istituto nazionale francese delle ricerche archeologiche preventive – durante uno scavo di verifica, in vista di alcuni lavori edilizi, nella zona.

Veduta generale dello scavo © S. Morel, Inrap

Lo scavo, oltre a portare alla luce notevoli quantità di materiali, rimasti sotto il terreno per secoli ha premesso di ricostruire una piccola parte – ma estremamente interessante – di uno dei nuclei artigianali antichi di Sevrey, comune francese di 1.472 abitanti situato nel dipartimento della Saona e Loira nella regione della Borgogna-Franca Contea, un centro conosciuto dagli archeologi medievisti per la presenza di botteghe per la lavorazione della ceramica, in un arco temporale che va dal V secolo, fino a giungere al XIX.
una zona, per la presenza di ottime materie prime e di artigiani in grado di lavorarle abilmente, altamente vocata, sotto questo profilo.

Gli scavi dell’Inrap hanno permesso di ricostruire un nuovo tassello della storia del luogo e della ceramica popolare francese ed europea, poichè il vasellame di Sevrey – solido, elegantemente sobrio, spesso colorato con tinte pastello o bistro – veniva commercializzato fino all’attuale Svizzera o fino alle sponde del Mediterraneo.

Parte delle ceramiche recuperate durante la campagna di scavo © P. Quenton, Inrap

“Le forme classiche del servizio da osteria dominano largamente il repertorio delle produzioni, ovvero pentole, brocche, ciotole carenate e mortai – spiegano gli archeologi dell’inrap – Oltre a questi canoni classici, esistono anche diverse forme ricorrenti come tazze, lampade, bottiglie o coperchi. Da segnalare la presenza di alcuni pezzi eccezionali come una brocca con doppio manico o vasi in miniatura, che evocano prove o ordini specifici”.
L’interesse di questa nuova operazione, spiegano gli studiosi dell’Inrap, è quello di consentire lo studio di vestigia legate all’artigianato della ceramica risalenti al periodo merovingio. Diverse fosse di lavoro, installate lungo un asse stradale, sono state riutilizzate come discariche.

La scoperta di un pozzetto sottolinea l’importanza dell’approvvigionamento idrico nella catena di processo della produzione ceramica. Da notare anche la presenza in quantità limitata ma significativa di scorie ferrose che indicano l’esistenza di una vicina fucina, ma anche di scarti di macelleria risalenti allo stesso periodo. Una porzione di via che sembrava ruotare economicamente attorno alla bottega del vasaio e che offriva servizi complementari. Al quartiere artigianale merovingio succedette l’impianto di un piccolo gruppo di tombe, risalenti all’VIII-IX secolo.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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