Manzù-Marini, gli ultimi moderni

A Mamiano di Traversetolo la mostra dedicata ai due grandi scultori del Novecento. La vita e l’originale percorso artistico di Manzù e Marini sembrano a tratti rincorrersi e scorrere paralleli. Marino Marini (Pistoia 1901 – Viareggio 1980) si iscrive nel 1917 all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove frequenta i corsi di pittura e di scultura. Giacomo Manzù (Bergamo 1908 – Roma 1991), al contrario, non può vantare un’educazione accademica; figlio di un calzolaio, egli si forma all’interno delle botteghe bergamasche specializzate nell’intaglio e nella doratura.
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Davide Monaldi –

DAVIDE MONALDI E LE OSSESSIONI IRONICHE I protagonisti delle tue opere sono spesso rappresentati secondo le modalità del doppio, della specularità, della reiterazione anche ossessiva. I volti talora si ripetono assolutamente identici, in una sorta di clonazione, talora vengono sottoposti…

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Marco Demis –

MARCO DEMIS E LE VISIONI SEDUCENTI     Cominciamo dalle radici. Nelle tue opere, i riferimenti ai grandi pittori del passato sembrano palesi. Ho guardato e guardo molto ai Primitivi italiani, a Botticelli, a Bellini (ma anche, nel Novecento, a…

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Ardengo Soffici quotazioni gratis – L’analisi critica, le opere

Amico di Picasso e di Braque, Ardengo Soffici portò in Italia l’esperienza cubista. Credette nel Futurismo come occasione per rimettere il nostro Paese al centro dell’arte mondiale. Poi la svolta, nella direzione di un recupero del primato del visibile in pittura. Ma senza nostalgieper i miti del passato
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Cosa puoi trovare se scavi e ti imbatti nei resti di un castello perduto? Bagni e fossato sono pieni di oggetti e gioielli smarriti. Scendete con noi, ora, nella buca che ci porta al 1300
“E questo che cos’é?” Emerso da uno scavo. “E’ del II secolo e non è un piccolo elmo”. Trovato in una necropoli. A cosa serviva?
“Viaggio in Italia” di Luigi Ghirri. A Parigi il tributo alla fotografia italiana
“Guarda che splendore!”. L’oggetto romano emerge dagli scavi con l’obolo di Caronte. Cos’è? A cosa serviva? Perché quella forma?Rispondono gli archeologi