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Il termine effetto viene utilizzato in maniera generica per indicare una particolare combinazione di luci e ombre. Con esso si fa riferimento a uno specifico stato luminoso – effetto notte, effetto giorno, effetto temporale ecc – o meglio alla qualità della luce naturale attraverso cui, nel XIX secolo, era diffusa largamente l’idea che la natura potesse rivelare il suo stato d’animo all’occhio sensibile di un osservatore in qualsiasi istante.
Tra gli impressionisti il concetto di effetto venne sostituito o unito al termine impressione, con il quale si fa riferimento all’esperienza soggettiva dell’artista mentre osserva l’effetto, cioè l’interpretazione emotiva di quello che percepisce in quel preciso momento. Detto in parole semplici: l’effetto è ciò che di luminoso accade in natura, l’impressione è ciò che ha luogo nell’artista o nell’osservatore. Ciò che risulta basilare, nell’impressionismo, non è il rilevamento fotografico della realtà, ma una percezione e una rappresentazione emozionali, selettive, amplificanti, che tendono a privilegiare certe aree di osservazione, a potenziare il rapporto luce ed ombra, ad incrementare la vibrazione cromatica, il senso di calore o di freddo. Una sintesi cromatica che muove intensi ricordi sensoriali nello spettatore.
Una delle fondamentali premesse della nascita e dell’affermazione della pittura impressionista va proprio individuata nel momento in cui alcuni autori, applicandosi allo studio della luce, ebbero il merito e l’intuizione di cogliere sulla tela prima di tutto l’effetto luminoso nell’istante stesso in cui si tramuta in impressione. E fare di quest’impressione il momento finale della rappresentazione e non un semplice motivo di studio, come avveniva nel passato. Sotto il profilo percettivo, la pittura impressionista generalmente risulta visivamente gratificante poichè ripropone il processo selettivo dell’osservazione, di fronte alla natura. Questo risulta molto evidente confrontando vecchie fotografie con i paesaggi dipinti nello stesso luogo; il processo di potenziamento percettivo è visibile anche confrontando un’attuale fotografia a colori con un’analoga inquadratura offerta da un pittore impressionista.
Il quadro è più vivido e sintetizza elementi sensoriali tipici della soggettività umana che non possono essere colti dall’obiettivo. La linea impressionista che fa riferimento principalmente prima a Pissarro, poi a Monet offre una sintesi di esperienze di osservazione molto gradevole e appagante della natura. Per questo motivo la pittura impressionista è al centro di numerose grandi mostre che puntano a produrre grandi numeri sotto il profilo del pubblico. Può essere notato il fatto che le riproduzioni presenti in grandi comunità, scuole, ospedali o case di cura sono in buona parte dedicate a pittori impressionisti, spesso accostati al post-impressionista Van Gogh. Ciò per la gradevolezza dei soggetti, la radiosità dell’immagine, la neutralità sotto il profilo politico, filosofico o religioso.