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Giacomo Balla voleva ricostruire l’universo (nel 1915 con Fortunato Depero lanciò la proposta per una Ricostruzione futurista dell’universo). Tutto doveva mutare; più colore, più luce, più macchine, più movimento; rapporti sociali mutati dalla velocità e da nuove interazioni gioiose. Fu quest’idea titanica di sfida alla storia, che contribuì a creare le basi mistiche alla tecnolgia, a fondare i presupposti di un pensiero che gli stessi elaboratori consideravano rivoluzionario al punto da mutare le stesse prospettive dell’umanità, attraverso una rifondazione, appunto, una rivoluzione.
La portata percepita velleitariamente, all’interno di questo mutamento, in fondo precedeva quella che sarebbe stata la rivoluzione dei consumi e l’avvento dell’economia di mercato, attraverso lo sviluppo tecnologico. Comunque sia nel nuovo corso, a giudizio di Balla e dei futuristi, il consueto corso del mondo sarebbe mutato. Interessante, a tal proposito, è l’eliminazione dei nomi propri di origine cristiana, per sè e per le figlie. Balla proiettò se stesso come una sfera, nel futuro, come Futurballa. Alle figlie impose invece i nomi di Luce ed Elica
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