Pittura, la prova assurda del Bianco di Titanio. Falsi, falsari, caccia alle streghe e Santa Inquisizione.

La presenza del Bianco di Titanio nelle opere d'arte è considerata una prova negativa, rispetto ai dipinti di pittori che operarono fino ai primi anni del Novecento. Il brevetto risale agli anni della Belle Epoque, ma la registrazione ufficiale di un prodotto non preclude una possibilità al suo utilizzo precedente, anche con altre formule di estrazione. Perchè Sargent lo utilizzava nel 1882? E perchè alcuni testi dicono che il Titanio fu estratto nel settecento? Spesso si assolutizzano i dati, per vere ordalie con il fine di "annegare" un'opera. Ma perchè il bianco di Titanio è considerato compatibile con un dipinto, ad esempio di Sargent, del 1882 e non con i dipinti parigini di Modigliani, quando il suo stesso amico Picasso lo utilizzava, mentre gli stava accanto? Quando la scienza è nel letto di Procuste. E tira la coperta, dove fa comodo

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di Roberto Manescalchi
Malgrado le streghe possano partecipare al Sabba decretando lo scoccare dell’ora del sonno della ragione io, nato libertario e forse attratto dal posteriore di una di loro mi schiero apertamente in loro difesa (questo è un giornale d’arte ed ecco il culo della mia strega in: Départ pour le Sabbat di Albert Joseph Pénot, coevo di Modigliani – poi capirete perché -. La storia ci insegna che ai roghi sono sempre finiti troppi innocenti perché gli stessi abbiano la benché minima ragione di esistere e, per quel che mi concerne, la scienza ha sempre prodotto molti più problemi di quanti in realtà ne abbia mai risolti.
La cronaca (mercoledì 20 febbraio 2019) ci dice; “Modigliani a Palazzo Ducale, la conferma dei Ris: i quadri sono falsi”

Modigliani a Palazzo Ducale, la conferma dei Ris: i quadri sono falsi


Oppure: Forlì, sequestrato un Modigliani da 15 milioni (non possiamo farvi vedere il quadro sequestrato che non eravamo in compagnia dei carabinieri e perché le varie testate di stampa che riportano la notizia, tra cui quella indicata sotto, propongono un ritratto di donna a caso tra quelli di Modigliani e o a lui più o meno giustamente o ingiustamente attribuiti)
https://www.ilrestodelcarlino.it/forlì/cronaca/falso-modigliani-1.4410822
e anche: Roma, truffa da 9 milioni di euro per un falso Modigliani (per la foto vale quel che abbiamo già detto sopra per l’altra tela posta sotto sequestro a Forlì)
http://www.ilgiornale.it/news/roma-truffa-9-milioni-euro-falso-modigliani-1638140.html
https://www.repubblica.it/cronaca/2019/02/02/news/roma_la_trappola_del_falso_modigliani_venduto_per_a_un_americano_fermata_una_truffa_da_9_milioni-218067061/?refresh_ce
Ci sembra proprio di intuire che la caccia alle streghe, nell’anno antecedente quello delle celebrazioni in onore del centenario della morte del più grande artista del Novecento, sia proprio partita. Attenzione… non fate confusione. Tra tutto stiamo parlando, più o meno e se non andiamo errando di 23 opere, abbiamo visto quelle di Genova, che a noi paiono (in my opinion, uso la formula rituale inglese che esclude il coinvolgimento della direzione e redazione del giornale che non necessariamente debbono condividere quel che io penso) brutte fuor di misura e che personalmente considero di una indecenza più unica che rara. (In my opinion) sono un insulto all’intelligenza umana e a Modigliani medesimo. Vi chiederete allora perché sto difendendo le streghe? Semplicissimo… perché in siffatto clima, a parte il notevole culo che una di loro si porta certamente dietro, non venga distrutta anche qualche opera buona. Ma sono i massimi esperti a decretare e a decidere direte voi! Certo lo so più che bene. Sono Santi e venerati da secoli, ben più che esperti, Bernardino da Siena e Pietro da Verona (meglio conosciuto come Pietro Martire). Per i loro crimini, crimini dell’inquisizione, il Pontefice Giovanni Paolo II ha recentemente chiesto perdono. Sant’ Ignazio di Loyola… Ai suoi gesuiti dobbiamo, nelle Americhe, la gran parte delle stragi dei nativi al seguito dei conquistadores, ma a noi è più che sufficiente il rogo di Bruno in ‘Campo de Fiori’ e oggi, intanto che le sue parole rivolte agli inquisitori: “Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla” ci martellano in testa, scriviamo perché simile cosa non abbia a ripetersi (in Fot.3 la statua che, nel luogo del rogo, ricorda il frate di Nola).

Si perché poi i cacciatori di streghe, di untori, di liberi pensatori sono accomunati sempre dalla fottuta paura del diverso del non omologato e finanche del più insignificante cambiamento. Nel quattrocentesimo anniversario della morte di Bruno, il cardinale Angelo Sodano dichiarò che la morte di Bruno era un “triste episodio”. Malgrado il dispiacere, difese i persecutori di Bruno, sostenendo che gli inquisitori “avevano il desiderio di preservare la libertà e di promuovere il bene comune e fecero tutto ciò che era possibile per salvare la sua vita”, cercando di farlo abiurare e facendo poi appello contro la pena capitale presso le autorità secolari di Roma. A San Domenico e ai suoi cani… domeni-cani dobbiamo il ricordo della frase: “uccideteli tutti… Dio riconoscerà i suoi” e a Béziers furono trucidati in ventimila. Sento il profumo del fuoco dei falò delle vanità. Chi è che anela ad essere ricordato e anche bruciato sulla pubblica piazza quale novello Savonarola? Non mi consolerà, statene certi, il profumo dell’acre delle sue carni né la vista del fumo prodotto dall’ardere del suo grasso. Forse non è un caso che i falsi (con presunzione di innocenza, che non leviamo mai, nemmeno di fronte alle prove più giurate), in si gran numero, siano comparsi e sequestrati a Genova. La città dei vicoli e dei caruggi “i quartieri dove il sole del buon Dio – come ricorda De André – non dà i suoi raggi”. Stavamo parlando di Modigliani? Certo e per non parlare d’aria fritta, ma di materia e sostanza introduciamo un elemento: il bianco di Titanio. Una delle tante streghe da mettere al rogo. Che dite gli facciamo il processo? Si certo, perché no?
Il Bianco di Titanio è stato ufficialmente inventato dal dott. Auguste J. Rossi laureatosi all’Ecole Centrale de Paris. Rossi si trasferì in America e divenne consulente chimico della Titanium Alloy Manufacturing Company, a lui si devono moltissimi brevetti tra cui quelli sul Titanio, sull’ ossido di Titanio e bianco di Titanio. I primi brevetti risalgono già al 1898, ma l’uso di bianco di titanio nei dipinti è antecedente al suo brevetto. L’uso del bianco di titanio è stato scoperto, ad esempio, nel dipinto di John Singer Sargent “Caffè Orientale sulla Riva degli Schiavoni”, olio su tela del 1882.

Il dipinto, in collezione privata fu esposto assieme a molte altre opere dedicate a Venezia nel 2007 al museo Correr. Questa, più o meno, la verità che, con qualche attenzione e verifica, un moderno internauta riesce a reperire in rete circa l’introduzione dell’uso del bianco di Titanio in pittura e o nella preparazione di base delle tele. C’è poi un articolo del 2008 (25 settembre) dell’agenzia Adnkronos/Adnkronos Cultura:
http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2008/09/25/Cultura/Arte/ARTE-DIMOSTRATA-LAUTENTICITA-DI-ALCUNE-OPERE-DI-MODIGLIANI_155642.php
da cui estrapolo:
“Una lunga ricerca internazionale mette la parola fine ad anni di polemiche sull’autenticità di alcune opere di Modigliani, ma anche di Picasso e di altri importanti pittori dell’inizio del Novecento, legate all’utilizzo del pigmento noto con il nome “Bianco di Titanio”. Nel corso degli studi, condotti dal comitato scientifico del “Modigliani Institut” negli archivi storici concernenti i depositi legali dei brevetti, il notaio tedesco Bernhelm Bonk ha trovato i documenti che testimoniano la corretta datazione del brevetto del Bianco di Titanio, la cui formula chimica fu inventata e depositata nel 1908 da Auguste Rossi e che fu utilizzato, in via sperimentale prima ancora del deposito legale del brevetto, da pittori e artisti d’avanguardia. I documenti ritrovati da Bonk consentono una datazione certa per il deposito legale del brevetto del Bianco di Titanio negli Stati Uniti e in Germania nel 1913. Fino ad oggi non c’era piena chiarezza sulla data di invenzione e brevetto: alcuni studiosi lo facevano risalire al 1919, tesi che portò, di fatto, a giudicare falsa l’attribuzione a Modigliani e ad altri artisti di alcune opere comprese fra il 1913 e il 1918. La documentazione ora emersa chiude definitivamente queste polemiche, confermando la correttezza dell’attribuzione delle opere fino ad oggi contestate. I risultati di queste ricerche saranno presentati a Roma, il 27 settembre, nel corso della prima riunione del comitato scientifico del Modigliani Institut Paris-Rome, a Palazzo Taverna. Parteciperanno anche il notaio Bonk; Christian Parisot, presidente Modigliani Institut Paris-Rome; il vice presidente Massimo Riposati; Giuseppe Maino del Centro Nazionale di Ricerche dell’Enea di Bologna (che ha condotto un’importante ricerca avvalendosi di un’equipe internazionale di studiosi); Claudio Strinati, soprintendente al Polo Museale Romano, e l’avvocato di Stato Giuseppe Fiengo, che ha verificato la provenienza della documentazione.”
Non vi sembri in alcun modo che possa prendere le difese del Modigliani Institut i cui eredi sono ora a Spoleto. Conosciamo bene le opere, i trascorsi e anche le recenti attività e non mi passa neanche per l’anticamera del cervello. Basti e avanzi il fatto che Spoleto non mi pare in alcun modo ricollegabile ad una qualche attività di Modigliani.
Tutto a posto dopo il 2008? Neanche per idea… nel 2012 Lisa Volpe nella sua tesi di laurea presso l’Università di Ferrara ((Tutore Prof.ssa. Vaccaro Carmela, Prof. Maino Giuseppe e Dott.ssa Bruni Stefania – riferimenti a margine -) prende in esame sei opere e più esattamente una di J.S.Sargent, una di P. Picasso, una di A. Modigliani, una di G. Boldini e due di F. De Pisis. ed esclude l’uso del bianco di titanio nell’opera di Modigliani “Chemical-mineralogical analysis of pigments suggest the use of White Lead for the white color, detecting chemical composition characterized by lead and, through XRD, the mineral cerussite” che tradotto dovrebbe essere: Analisi chimico-mineralogiche dei pigmenti suggeriscono l’uso di piombo bianco per il colore bianco, rilevata la composizione chimica caratterizzata da piombo e, attraverso XRD, la cerussite minerale. Per ora ci limitiamo a sottolineare che tutte le sei opere prese in esame dalla Volpe risultano essere in collezione privata e che, in particolare, dell’opera (presunta tale) di Modigliani da lei esaminata la stessa ignora le misure che non riporta cfr. Fig.5 e o a pag. 87 della sua tesi.
http://eprints.unife.it/777/1/Volpe_Lisa_XXVciclo_tesi.pdf 2012
Sempre nel 2012 Nell’articolo: “Investigation and Characterization of Artistic Techniques in Works of Modern and Contemporary Art” in: EAI Speciale II-2012 Knowledge, Diagnostics and Preservation of Cultural Heritage, redatto da: Stefania Bruni (ENEA, Unità Tecnica Ingegneria Sismica); Giuseppe Maino (Unità Tecnica Metodi per la Sicurezza dei Reattori e del Ciclo del Combustibile); Carmela Vaccaro e Lisa Volpe (Università di Ferrara). Gli stessi che a vario titolo hanno partecipato alla tesi di laurea di cui sopra, eliminato dallo studio il Boldini e i due De Pisis, decretano, a seguito di verifica con utilizzo di moderna tecnologia diagnostica, stereomicroscopio, SEM / EDAX, ecc. che Modigliani non ha usato il bianco di Titanio. Arriviamo quindi ad oggi (meglio ieri): Il responso della consulenza finale firmata da Isabella Quattrocchi (perito del tribunale) è tranchant: 20 tele (Stiamo parlando dei quadri sequestrati a Genova) sono «falsi grossolani», «invecchiati di proposito», con «materiali moderni» o «materiali come la gommalacca e il bianco di titanio», «tecniche» in voga tra i falsari… la fonte il Secolo XIX del 17.01.2018 qui di seguito.
http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2018/01/17/AS62BmdM-modigliani_insabbiate_guadagnare.shtml
E il problema dove sta? Le analisi del perito sono confermate oggi dai RIS di Roma. Sembra e pare che già lo fossero dai RIS di Parma e, forse, da altri due periti. Quel delinquente del Titanio non ci deve essere… lo hanno attestato studiosi certamente seri e, in qualche caso, addirittura insigni!
Peccato che per stabilire che il bianco di Titanio non debba essere sulle pitture di Modigliani gli esperti Stefania Bruni, Giuseppe Maino, Carmela Vaccaro e Lisa Volpe abbiano esaminato un quadro che pare entrare con Modigliani come il cavolo a merenda. Il volto squinternato è accompagnato da un orecchia che non so se d’asino o maiale più grande della testa e non necessitano certo Carlo Pepi e o Marc Restellini per sostenere che non può essere opera di Modigliani. Modigliani quando avrebbe realizzato quell’obbrobrio (obbrobrio in my opinion) aveva già frequentato l’accademia a Firenze e a Venezia. Si ma non ci andava non era assiduo.

Ma chi le scrive queste scemenze che poi vengono perpetuate? Ma figuriamoci se nel 1902 il giovane diciottenne Amedeo Modigliani, che oltre che giovane non era ancora nessuno, poteva permettersi di andare ad una lezione del settantasettenne Giovanni Fattori che era già da qualche decennio il Dio in terra tra i pittori e poi farsi rivedere che so… dopo quindici giorni! Scordatevelo! L’epoca, le gerarchie e la “bottega” non potevano prevederlo e certamente non è successo! Modigliani, enorme e gigantesco è costruito giorno dopo giorno e quella testa (in my opinion) non è sua né potrà mai diventarlo. In sostanza si esclude che Modigliani abbia mai potuto usare il bianco di titanio a partire da un falso che ha (in my opinion) del clamoroso. Un dipinto che più brutto non si può e per di più assente nei repertori: Pfannstiel, Ceroni, Lanthelmann e Patani. Pubblicato solamente in uno dei cataloghi di Parisot e, se non ricordo male, esposto a Venezia nel 2005 (libreria Marciana).
Nel rapporto/articolo su citato che pare essere la sorgente cui tutti attingono per la certezza del fatto che il bianco di titanio non sia appartenuto alla tavolozza di Modigliani gli studiosi prendono in esame anche un non meglio precisato “Figure cubiste” del 1909 di Picasso in collezione privata (Fot. 7) dove, invece, il bianco di titanio rivela abbondantemente la sua presenza.

Non c’è dubbio alcuno che alla logica dignità di scienza non l’abbia data io e così si verifica lo strano e singolare caso che oltre venti anni prima che Modigliani fosse a Venezia, John Singer Sargent abbia usato in Venezia (il caffé orientale sulla riva degli Schiavoni era a due passi da Piazza San Marco e dal Palazzo Ducale) il bianco di Titanio, ma Modigliani, sulla base dell’esame di un falso (sempre in my opinion per carità), di certo non può averlo usato. Il bianco di titanio era a Venezia venti anni prima dell’arrivo di Modigliani e poi misteriosamente scomparve. Poi si verifica anche che lo abbia usato Picasso nel 1909 a Parigi… proprio intanto che stava assieme a Modigliani. I due vissero praticamente sotto lo stesso tetto al Bateau-Lavoir e la conoscenza è documentata con tanto di foto, anche se di qualche anno dopo. I due compaiono assieme ad Andre Salmon, nelle foto qui sotto, ma Modigliani di certo No! Modigliani il bianco di titanio no! Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale. Vengo anch’io? No tu no!
 


Ad onor del vero in un’ altra brochure, sempre del 2012, ma probabilmente successiva a quella di cui abbiamo parlato si legge: “le analisi eseguite sui campioni dell’opera di Modigliani (sempre la stessa) non mostrano tracce di bianco di titanio, ma il pigmento usato è solfato di calcio. La presenza del bianco di titanio nell’opera di J.S. Sargent, rivela un uso del materiale antecedente alla sua effettiva produzione industriale (definito nel 1910) e della sua commercializzazione; la scoperta apre un dibattito sulla datazione esatta dell’introduzione e diffusione nel campo artistico di questo prezioso elemento. Questa ricerca è stata svolta nel laboratorio LAERTE che fa parte della rete dei laboratori di ricerca industriale del Tecnopolo di Bologna”. Seguono le seguenti referenze: Stefania Bruni, Giuseppe Maino (due che avevano a vario titolo partecipato alla tesi di Lisa Volpe e al successivo articolo), Alessandra Gugliandolo, Giuseppe Marghella, Anna Marzo, Lorenzo Moretti (che questa volta, per la stessa analisi -salvo errori e o incomprensioni di cui ci scusiamo anticipatamente – sembrano sostituire Lisa Volpe (autrice della tesi) e Carmela Vaccaro (tutore della medesima). Sarà perché gli autori, questa volta, sembra siano tutti riferiti al tecno polo Enea, che possono permettersi di disconoscere Lisa Volpe e Carmela Vaccaro? Sicuramente non abbiamo capito niente noi e non c’è stranezza nella cosa!
http://www.enea.it/it/seguici/events/lubec-workshop/Brochure_LUBEC_2012.pdf
Da questa ulteriore ultima brochure sembra sparito il Picasso considerato nell’altro articolo. Poco male che ci piaceva quanto il Modigliani ed era anche questo in collezione privata. Abbiamo anche fatto uno screenshot delle sue ‘figure cubiste’ oggetto di studio, lo abbiamo inserito in google immagini senza alcun esito. Speriamo che della tesi originale, dopo la sparizione del Boldini e dei due De Pisis e poi del Picasso non vada a finire che spariscano anche il Modigliani e Sargent che lo studio diverrebbe evanescente. Chissà forse gli esami spariti sono spariti perché le opere cui si riferivano non erano congrue e pertinenti (così come alcuni autori) all’articolo e alla ricerca di volta in volta in corso e che a noi sembra, però, sempre la medesima? Nessun problema… noi siamo certamente ignoranti, pensiamo certamente male e, di sicuro, siamo molto bastardi dentro!
Oggi, tuttavia, voglio dialogare con gli storici dell’arte e a loro parlare di un gioco matematico. Un giochino che gli analisti sembrano ignorare. Gli ingegneri, i chimici, i fisici dovrebbero conoscerlo ed invece, i fatti ci dicono che troppo spesso lo ignorano. I carabinieri, i periti e i pubblici ministeri loro, invece, sono sempre seri e, nelle tetre aule di tribunale che son soliti frequentare, all’ombra dei piatti delle bilance della dea Giustizia e con la spada della medesima che incombe dall’alto non giocano per definizione. Loro tutti anelano il paradiso e noi agogniamo l’Olimpo e le ninfe di Pan anche solo e soltanto in momentaneo prestito per non urtare la suscettibilità del Dio. Loro analizzano e comparano e noi ci stupiamo del valore di phi e della bellezza assoluta e infinita. Di quella bellezza che ci viene, insuperata, dalla Grecia antica. Stupefatti noi e arbitri della ragione loro che indubbiamente saranno sempre e comunque vincitori. Forse bisognerebbe ribaltare i valori. Bisognerebbe dire loro: “Cacciatevi in quell’innominabile posto le vostre analisi… questo è Piero della Francesca perché lo conosco fin troppo bene per farmelo dire da voi se è o non è! Carlo Pepi se non sbaglia mai ed è vero a che gli servono le conferme dei carabinieri? Da domani inizio la redazione del catalogo ragionato dell’opera di Modigliani che non sbaglio mai nemmeno io. La modestia è la virtù dei bischeri e chi è modesto ha sempre ottimi motivi per esserlo. Sono in pensione e così do corso ad un’attività che mi piace. Chi volesse sottopormi opere, eventualmente da inserire e o semplicemente periziare, può far riferimento alla redazione. Il catalogo lo fa Marc Restellini? Troppo che sostiene che entro l’anno lo completa e ancora non l’ha fatto. Non posso più aspettare mi faccio il mio! Per gli storici dell’arte ecco infine il gioco:
Si chiama congettura di Collatz (anche congettura di Syracuse, congettura di Ulam e o sequenza di Hailstone). Una cosa estremamente seria, ma che oggi vi vendo come un giochino di matematica elementare. Munitevi di carta e penna, prendete un numero intero e positivo. Se è pari dividetelo per due. Se è dispari, moltiplicatelo per tre e aggiungete uno. Quando il dispari diverrà pari iniziate a dividerlo per due, se torna dispari moltiplicate di nuovo per tre e aggiungete ancora uno per poi ridividere per due fin quando possibile ecc. ecc. Ripetete la procedura finché il risultato raggiunto non sarà 1. La domanda cui si deve dare risposta è: si raggiunge sempre 1? Sembra facile rispondere, ma la risposta nessuno la conosce. Tutti i numeri che abbiamo provato finora arrivano a 1, a volte dopo pochi passi, a volte dopo migliaia. Ma i numeri sono infiniti e a volte l’eccezione si trova molto, molto lontano. Paul Erdös il leggendario matematico, disse circa questa congettura: “La matematica non è ancora pronta per problemi di questo tipo”. Offrì 500 dollari per la sua soluzione ed il 20 settembre del 1996 è morto senza averli spesi. Il giochino serve a dimostrare inequivocabilmente e a tutti anche agli ingegneri, fisici, chimici, ai periti, ai legulei, ai carabinieri e a tutti quelli che danno la caccia alle streghe e non giocano mai che nessuno può asserire con certezza che Modigliani non abbia mai usato il bianco di titanio. Esaminate pure dieci dipinti suoi (magari se non li cercate falsi è meglio, se non vi fidate di me passate pure prima da Carlo Pepi o da Marc Restellini che non mi offendo) se non trovate il bianco di titanio non dite e non scrivete comunque ed in ogni caso che Modigliani non lo usò. In linea teorica sarebbe una clamorosa scemenza che il bianco di titanio potrebbe essere nell’undicesimo che non avete ancora esaminato. Quando infine li avrete esaminati tutti restate comunque muti. Potrebbe verificarsi che dal nulla, in una qualche parte di mondo, esca un’opera di Modigliani, sconosciuta a tutti con il bianco di titanio usato per preparare la tela. Le date, i luoghi e molto altro indicano che la cosa potrebbe essere plausibile. Impossibile? Le teste che furono ripescate nel 1884 nel Fosso Reale a Livorno erano false, ma quelle che si materializzarono miracolosamente nel 1991 in conferenza stampa presentate dal carrozziere Pietro carboni (che le conosceva da prima) e dallo stilista Giuseppe Saracino… quelle erano buone e sono ricomparse (la storia in: Maurizio Bellandi, “Le pietre d’inciampo” Sillabe 2016, Fot.10). Mai dire mai! Bianco di Titanio? Assolto!

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa