Un misterioso quartiere di Sens Senigalia, in Francia, è stato portato alla luce dagli archeologi dell’Inrap, durante interventi di archeologia preventiva. Si tratta di una vasta area – frequentata durante l’epoca romana, tra il I e il III secolo d.C. – crivellata da pozzi, vasche, latrine, in cui si segnala la presenza incomprensibile tondi di monete, forse accumulati in vista di una falsificazione della monetazione circolante. Nel corso degli scavi è venuta anche alla luce una tavoletta per scrittura sulla quale sono rimaste tracce di inchiostro.
Sens è una cittadina di 27.000 abitanti situata nella regione della Borgogna-Franca Contea. Era l’antica capitale dei Galli Senoni conosciuta con il nome di Agendicum e di Senigalia. Qui Gaio Giulio Cesare fece porre i quartieri invernali di ben sei legioni nel corso dell’inverno del 53-52 a.C., durante la conquista della Gallia.
Il toponimo di Senigallia, come ben sappiamo, è presente anche in Italia e deve il suo nome proprio all’antica popolazione dei Galli Senoni i quali, in parte, lasciarono l’attuale territorio della Francia e fondarono la cittadina marchigiana tra il 389 e il 383 a.C., divenendo una spina nel fianco dei Romani.
Ma torniamo a Sens, in Francia, a lato di una strada che si chiama via Senigallia. Il sito è ancora oggetto di studio, per comprenderne la vera natura.
“In particolare – dicono gli archeologi dell’Inrap – sono stati portati alla luce 15 pozzi, di cui quelli già studiati hanno restituito, oltre ad una grandissima abbondanza di ceramiche, una buona quantità di resti organici: tappi di vegetali, cuoio, legno e sedili lignei al fondo dell’involucro di questi pozzi. Sono stati scoperti anche gli involucri lignei di molte latrine di forma quadrata. La sorprendente concentrazione di queste latrine (24 sull’intero sito) solleva la questione se alcune di esse non contribuissero a processi artigianali (concia?). In ogni caso, questi diversi tracciati risultano essere estremamente ricchi di resti organici e di legno lavorato e hanno restituito, oltre a numerose ceramiche e fauna, un lotto di sbozzati di monete false in corso di lavorazione, resti di vasellame in peltro e rari frammenti di tavolette da scrittura in legno, recanti tracce di iscrizione a inchiostro. Queste tavolette dovevano essere particolarmente diffuse nell’antichità, anche se solo una minima parte è giunta fino a noi”.
La prosecuzione degli studi fornirà altri elementi per poter inquadrare l’anomalo sito.