Professore scava. Trova una statua romana nella città che era il centro dell'”arte della lana”. L’identità della splendida Dea

I resti di un enorme anfiteatro, di due teatri, di quattro terme, di cinque agorà, di cinque fontane con ninfei, di lunghe strade colonnate, di templi imponenti e una miriade di chiese e basiliche, sorte con la nascita del cristianesimo. La Chiesa laodicea è citata anche da Giovanni nell'Apocalisse ed è stata oggetto delle visita di San Paolo.

“La dea Igea incontra il sole e noi dopo 2100 anni a Laodicea” ha twittato nelle ore scorse il professor Celal Şimşek, poco dopo il ritrovamento di una statua della dea Igea, protettrice della salute. La statura ha 2100 anni ed è stata stata trovata durante gli scavi nella Turchia sudoccidentale, diretti da Simsek, docente del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Pamukkale,.

Il ritrovamento è avvenuto a Laodicea al Lico, antica città dell’Asia Minore, situata nella valle del fiume Lico a circa 6 km a nord-est della città di Denizli, in Turchia. Probabilmente la statua risale ai tempi della dominazione romana, alla quale passò nel 133 a.C., entrando a far parte della nuova provincia di Asia.

Igea è una divinità della mitologia greca e romana, venerata come dea della salute e dell’igiene, termine che deriva proprio dal suo nome. Figlia di Asclepio e di Epione (o Lampezia), nella religione greca e romana il culto di Igea è strettamente legato a quello del padre Asclepio, proteggendo così la salute complessiva degli individui. Igea viene invocata per la prevenzione delle malattie e dei danni fisici, mentre Asclepio è chiamato per curare le malattie e ripristinare la salute. Nella mitologia romana, Igea è conosciuta come Salus o Valetudo, termini latini che significano “salute”. Spesso queste statue venivano collocate presso santuari o luoghi termali.

In questa città ci sono i resti dell’anfiteatro più grande dell’Anatolia, di due teatri, di quattro terme, di cinque agorà, di cinque fontane con ninfei, di lunghe strade colonnate, di templi imponenti e una miriade di chiese e basiliche, sorte con la nascita del cristianesimo. La Chiesa laodicea è citata anche da Giovanni nell’Apocalisse ed è stata oggetto delle visita di San Paolo.

Nel 494 fu distrutta da un devastante terremoto a cui ne seguì un altro, nel 602-610, che le fu fatale. Gli abitanti si spostarono a Denizli-Kaleiçi, che ebbe nel VII secolo il nome di “Ladik”.

In età romana, Laodicea al Lico si era sviluppata come centro per la produzione e il commercio della lana e l’industria tessile. E da qui derivava la sua grande ricchezza. Nel 60 d.C. era stata colpita da un distruttivo sisma ed era stata capace di rialzarsi senza ricevere aiuti di stato, come era avvenuto per altre città dell’area.

Il toponimo Laodicea deriva dal nome proprio femminile Laodice, moglie del sovrano seleucide Antioco II che attorno al 253 a.C. aveva rifondato la città.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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