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Quanti abitanti avevano le città romane antiche? Un nuovo studio. Perché i numeri vanno moltiplicati. Il segreto nei prati


Resti della città romana presso Silchester. Fo di Simon Burchell, Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0. L’aquila romana di Calleva Atrebatum, Foto Geni, Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0

Quanti abitanti avevano le città romane? E’ possibile calcolarli con esattezza sulla base dell’impianto urbanistico e delle aree verdi? Perché, fino ad ora, la presenza umana sarebbe stata sottostimata dagli studiosi? Due ricercatori – Scott Ortmann e John Hanson – hanno messo a punto un sistema di rilevamento, applicato ad una città romana britannica, che potrebbe essere esteso alla maggior parte delle realtà urbane antiche. Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla rivista Britannia. In precedenza si pensava che nell’insediamento romano di Calleva Atrebatum, presso l’attuale comune di Silchester, nell’Hampshire in Inghilterra, abitassero appena 930 persone e ciò portava a ritenere che la città avesse una densità abitativa insolitamente bassa e che il centro funzionasse come un avamposto dove erano di stanza i funzionari romani responsabili della gestione dei britannici.

Il lavoro di Ortman e Hanson suggerisce invece che fosse una città densamente occupata simile ad altre delle sue dimensioni in tutto l’Impero Romano. Gli autori della ricerca hanno stabilito che una volta la città aveva 1.115 case – tra edifici in pietra e in legno – e che, a livello di demografico abbia raggiunto un picco di 5.500 residenti. Il criterio di rilevamento si basa sull’intersezione di dati urbanistici – le città erano pensate dai romani per ospitare un dato numero di persone – con l’estensione di aree urbane oggi prive di resti facilmente rilevabili, riportate sulla media di altri insediamenti. E’ in quelle aree verdi che sorgevano edifici di legno, nei quali abitavano un notevole numero di persone.

“La stima del numero di residenze, e quindi delle densità residenziali e delle popolazioni, degli insediamenti antichi rimane un problema significativo. – spiegano gli studiosi – Ciò è vero anche per i siti “greenfield” – cioè aree urbane che appaiono come campi vuoti senza residenze – a causa della visibilità differenziale di strutture realizzate con materiali diversi nelle indagini aeree e geofisiche. In questo studio, ci avvaliamo delle relazioni statistiche tra gli elementi degli ambienti edificati delle città romane in Britannia e più in generale in tutto l’Impero, per stimare il numero totale di edifici, la popolazione totale e la densità di popolazione di Silchester – nel cui territorio sono presenti i resti dell’insediamento romano di Calleva Atrebatum, area che fu occupata dai Romani nel 45, ndr – I risultati indicano che l’attuale planimetria del sito sottorappresenta notevolmente questi valori. Consideriamo anche le implicazioni dei nostri risultati per discussioni più ampie sull’urbanistica in Britannia”.

Scott Ortmann e John Hanson hanno esaminato i precedenti sforzi per stimare la popolazione dell’insediamento romano di Silchester e hanno notato che gli studi non avevano colto, a causa della deperibilità dei materiali lignei, la presenza di resti di edifici in legno, che possono essere rivelati attraverso moderne tecniche di scavo. “Abbiamo così suggerito – dicono i ricercatori – un approccio alternativo che si basa sulle forti relazioni di scala precedentemente osservate tra le densità delle strutture nelle aree sgombre e nelle aree di insediamento totale, nelle aree stradali, nelle aree del foro, nelle aree dell’anfiteatro e nelle larghezze delle porte cittadine, nelle città di tutta la Britannia e nel più ampio mondo antico. Abbiamo valutato ciascuna di queste relazioni statistiche per il valore corrispondente a Silchester e abbiamo calcolato la media dei cinque risultati insieme, per produrre una stima puntuale complessiva e un intervallo di confidenza per il conteggio totale della proprietà privata basato su più linee di evidenza. Questo esercizio ha mostrato che le strutture residenziali raffigurate sull’attuale mappa del sito, identificate attraverso scavi archeologici, interpretazione di foto aeree e indagini geofisiche, rappresentano probabilmente solo circa il 17% delle residenze che un tempo erano presenti nel sito”.

Questa analisi aumenta il numero totale stimato di proprietà residenziali da 186 a 1.115; aumenta la densità di popolazione stimata da 22 a 130 persone per ettaro; e aumenta la popolazione totale stimata da 930 a 5.500 persone. “Questi risultati hanno diverse implicazioni. – affermano gli studiosi – In primo luogo, suggeriscono che, anche nei siti greenfield, la fotografia aerea e l’indagine geofisica sono inadeguate per recuperare un piano completo di residenze. In secondo luogo, suggeriscono che le città romano-britanniche non erano insediamenti relativamente vuoti e a bassa densità, ma erano invece in linea con le città trovate in tutto l’Impero, almeno per quanto riguarda i rapporti tra le loro popolazioni residenziali, le densità e altre caratteristiche urbane”.

In terzo luogo, i ricercatori suggeriscono che, anche durante il tardo periodo romano, la maggior parte delle proprietà private nelle città romano-britanniche erano costruite con legno, terra e altri materiali deperibili, e mancavano dei pavimenti in pietra o di piastrelle frantumate e degli ipocausti che ci si aspetterebbe di trovare nelle indagini geofisiche. In quanto tali, le planimetrie dei siti greenfield come Silchester, per quanto preziosi, non dovrebbero essere considerate indicazioni accurate di come appariva l’interno di una tipica città romano-britannica. “Sulla base dei nostri risultati – affermano – sembra che i loro interni fossero molto più densamente costruiti e contenessero un numero molto maggiore di piccole proprietà, rispetto a quanto risulta da recenti studi sulla superficie”.

Fonte: Britannia