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Resti di un mulino a vento trovati in campagna dagli archeologi. Pali, collinette di terra, vele. Come funzionava


Lungo tutto il percorso previsto dal progetto di miglioramento delle autostrade nazionali A428 Black Cat fino a Caxton Gibbet, gli archeologi inglesi del Mola hanno scoperto antichi modi di vivere, lavorare e persino giocare. Una straordinaria scoperta recente con un’incredibile ricchezza di reperti sono i resti di un mulino a vento medievale (1066-1485 d.C.).

“Per celebrare il National Mills Weekend 2024 sabato 11 e domenica 12 maggio , volevamo condividere ciò che rende questa scoperta unica su un milione” dicono gli archeologi

Il mulino a vento era situato su un’altura circondata da terreni agricoli. La comunità locale coltivava il grano in grandi campi aperti, che appartenevano al signore del maniero.

“Il mulino – prosegue il Mola – doveva essere uno dei perni del potere del signore locale. Riceveva il denaro per la farina venduta e l’affitto dai suoi inquilini (gli abitanti del villaggio), che si occupavano di tutta l’agricoltura per lui. Il 10% di tutto ciò che guadagnavano veniva pagato all’altro centro della società medievale: la chiesa. Questo posto aveva bisogno di un mugnaio esperto. Lavorare in un mulino medievale era duro, pieno di pericoli e anche di lunghe ore! I mulini a vento potevano sembrare belli da lontano, ma c’era il rischio di lesioni a causa dei macchinari pesanti, crolli durante una tempesta e incendi…
Sì, perché la farina è infiammabile e persino esplosiva. I mugnai dovevano fare attenzione, perché una macinazione troppo lunga poteva surriscaldare la farina e provocare un incendio nel mulino di legno”.

I resti dell’edificio portati ora alla luce dimostrano che il mulino aveva un grande palo centrale, che poteva essere girato in modo che le vele fossero sempre rivolte al vento. Il palo del mulino era parzialmente sepolto in un grande cumulo di terra dal quale era sorretto. “Questo – proseguono gli archeologi – appartiene alla prima tipologia del mulino a vento in Europa, risalente al 1100-1200. Il mugnaio versava pesanti sacchi di grano nella tramoggia, che alimentava il grano tra le due macine. La pietra superiore, chiamata pietra corridore, veniva mossa da ingranaggi. Questi erano attaccati al palo centrale del mulino a vento e giravano mentre le vele si muovevano nel vento. La pietra del letto inferiore era fissa. Entrambi avevano scanalature che intrappolavano e tagliavano il grano, macinandolo lentamente in farina.

Perché il mulino a vento aveva un fossato? “Ciò non era insolito nel periodo medievale, soprattutto con questo tipo di mulino “affondato”. – spiegano gli archeologi del Mola – Il terreno del fossato era una parte vitale della costruzione del mulino. Era ammucchiato in un cumulo in modo che il palo fosse molto alto e le vele potessero raccogliere molto vento”. Il terreno del fossato serviva così per costruire la “collina” nella quale infiggere il palo del mulino a vento. E il fossato certamente aveva funzioni di sicurezza. Attorno al punto in cui si inseriva il perno della vela veniva realizzato in legno la struttura che ospitava operai e macine.
Nel fossato sono stati trovati molti frammenti di ceramica, tra cui bellissimi pezzo medievali smaltati di verde, ossi di animale, 100 chiodi di ferro, probabilmente provenienti dall’edificio in legno del mulino a vento, un ferro di cavallo, una falce, un utensile che probabilmente era parte della lama di un aratro, fibbie per scarpe o cinture e canne da pipa per tabacco in argilla, di epoca post-medievale,17 pezzi d macina, tra i quali uno di essi – in pietra lavica scura- proveniente da Mayen in Germania. Una pietra molto apprezzata dai molinari perché ha una superficie molto ruvida, causata dalle bolle che si formavano nella lava che si raffreddava.