Riemergono altre strade romane. Rimuovono rovi, appare tracciato della Salaria antica

Ripartono tanti lavori e si moltiplicano le scoperte archeologiche di rilievo. Più o meno contemporaneamente sono state portate alla luce, in queste ore, tre antiche strade romane, a Bergamo, a Colonna e nel Reatino.
L’ultima scoperta è avvenuta nel corso della pulizia della scarpata – con l’eliminazione dei rovi, in vista della realizzazione della terza corsia della Salaria, che dovrebbero iniziare alla fine dell’anno.

Al chilometro 49 della Statale 4, nei pressi del Comune di Poggio Nativo è venuta alla luce un tratto della salaria antica o di un’importante arteria complanare.
Poggio Nativo è un Comune di 2.537 abitanti della provincia di Rieti, nel Lazio. E’ situato in collina, a 455 metri sul livello del mare.

Tra le persone che hanno dato l’allerta, dopo la rimozione dei rovi, lo scrittore Pietro Nelli, appassionato di storia e archeologia romana, che ha documentato fotograficamente le prime, inequivocabili evidenze. (nelle foto, qui sotto).


La via Salaria è un’antica via consolare romana. Collegava Roma con Porto d’Ascoli sul mare Adriatico ed era fondamentale per i commerci del sale, che era un bene preziosissimo. Era stata tracciata dagli antichi Sabini nel II millennio a.C., principalmente per il commercio della materia prima, fondamentale per la conservazione delle carni e per rendere la dieta più sapida. L’arteria fu poi poi acquisita migliorata dai Romani; il suo percorso è oggi ricalcato dalla moderna strada statale 4, accanto alla quale è stato trovato -nelle scorse ore – uno splendido tratto-

Nonostante l’origine eterogenea, i vari tronchi formavano una strada unitaria, che già nel II millennio a.C. consentiva il collegamento tra il litorale tirrenico e quello adriatico.

In seguito alla conquista della Sabina da parte di Roma, avvenuta nel 290 a.C. per opera del console Manio Curio Dentato, la Via Salaria entrò a far parte delle strade consolari dello stato Romano. In tale occasione, la strada fu migliorata e parzialmente ricostruita lungo tutto il suo percorso, per adeguarla agli standard costruttivi dei romani: la superficie venne lastricata, gli attraversamenti di corsi d’acqua furono migliorati con la costruzione di nuovi ponti in pietra, e i passaggi più angusti, nelle gole del Velino e in quelle del Tronto, furono allargati per mezzo di profondi tagli nella roccia.

Condividi l'articolo su:
Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz