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Rosso Fiorentino si suicidò per calunnia? La versione di Vasari e l'ipotesi di oggi


Vasari: “Si suicidò vinto dai rimorsi per aver calunniato un amico”. Ma la notizia è probabilmente falsa
Giovambattista di Jacopo di Guasparre, a tutti noto come Rosso Fiorentino, vide la luce a Firenze il 18 marzo 1494, lo stesso anno in cui nacque Pontormo. Fu allievo di Andrea del Sarto, ma la sua formazione si svolse in maniera piuttosto autonoma. Partendo dalle costruzioni equilibrate del maestro, ne forzò le forme esprimendo un mondo inquieto e tormentato. Il 26 febbraio 1517 fu immatricolato nella Compagnia di San Luca tra i pittori. Risale al 1521 l’opera considerata il suo capolavoro: la Deposizione di Volterra. Dal 1523 al 1527 fu a Roma alla corte pontificia di Clemente VII, che lasciò per sfuggire al Sacco della città, durante il quale subì diverse disavventure. Trovò accoglienza prima a Perugia, poi a Borgo San Sepolcro e ad Arezzo. Nel 1529 l’artista si stabilì a Venezia, ospite di Pietro Aretino. L’anno seguente raggiunse Parigi, dove iniziò a lavorare al servizio di Francesco I.


Alla corte francese ottenne grandi riconoscimenti: fu fatto canonico della Sainte-Chapelle nel 1532 e di Notre-Dame nel 1537; secondo il Vasari, viveva tra gli agi, “non da pittore, ma da principe”. Il re lo incaricò di decorare la residenza di Fointainebleau, e Rosso ricambiò la fiducia con creazioni superbe, a cominciare dalla complessa trama di affreschi, stucchi e tele della Galleria (compiuta nel 1537). Fra il 1532 e il 1535 aveva decorato, insieme al Primaticcio, il padiglione di Pomona.
Stando a quanto tramanda ancora il Vasari, l’artista si sarebbe suicidato il 14 novembre del 1540, travolto dai rimorsi per avere ingiustamente accusato di furto un amico carissimo.
In realtà, non esistono prove a sostegno di questa versione, e pare che la sua scomparsa sia stata dovuta a cause naturali.

Rosso Fiorentino, Ritratto di giovane con una lettera, 1518
Rosso Fiorentino, Ritratto di giovane con una lettera, 1518