Scavano in campagna presso l’antica città romana. Due persone arrestate in flagranza di reato. Trovati centinaia di oggetti antichi

Le perquisizioni seguite all'arresto, hanno rivelato una sorprendente quantità di oggetti antichi. Gli investigatori hanno sottolineato che si tratta di diversi centinaia di manufatti che potrebbero essere di valore storico e archeologico significativo.

Venerdì due persone sono state arrestate dai gendarmi della Corsica nell’antico sito di Aleria. L’operazione è stata eseguita nell’ambito di un’indagine avviata nel dicembre 2022, quando furono rilevati scavi clandestini su un importante sito archeologico della città romana di Aleria.

Il gruppo della gendarmeria dell’Alta Corsica ha fornito aggiornamenti sullo stato dell’indagine nel tardo pomeriggio di sabato, rivelando che fin dall’inizio dei fatti, è stata avviata un’indagine condotta dai gendarmi del distaccamento della sezione di ricerca di Ajaccio a Bastia, con il supporto delle forze di sicurezza locali.

Gli inquirenti hanno specificato che nella zona della “città romana” di Aleria, erano evidenti segni dell’attività di rilevamento con apparecchiature specifiche. I segni erano infatti rimozione molto limitata del terreno, con scavi limitati, in superficie, a a poche decine di centimetri. L’azione illegale è stata scoperta durante un sistema di osservazione-sorveglianza predisposto dai militari nella zona di Aleria il 1 dicembre 2023, portando all’arresto dei due in flagranza di reato.

Le perquisizioni seguite all’arresto, hanno detto i gendarmi, hanno rivelato una sorprendente quantità di oggetti antichi. Gli investigatori hanno sottolineato che si tratta di diversi centinaia di manufatti che potrebbero essere di valore storico e archeologico significativo.

I due cercatori sono stati posti in custodia di polizia e successivamente presentati alla Procura di Bastia. La Procura ha avviato un’inchiesta giudiziaria per indagare ulteriormente sulla questione e stabilire la portata completa delle attività illegali e la provenienza degli oggetti archeologici sequestrati.

Le rovine della città antica di Aleria – in cui sono stati scoperti ora scavo clandestini, furono per la prima volta descritte da Prosper Mérimée (1803-1870) dopo il suo viaggio di esplorazione in Corsica nel 1839. Mérimée fece particolare menzione dell’arco occidentale e delle superfici piane dell’edificio rettangolare confinante. Tra il 1955 e il 1960, Jean Jehasse condusse importanti scavi sul promontorio che si affaccia sul fiume, rivelando il Foro e i quartieri circostanti che costituivano il nucleo amministrativo, commerciale e religioso della città.

La presenza romana sembra essere stata effettiva già alla fine del III secolo a.C., e Aleria e il suo territorio subirono tre successive colonizzazioni attribuite a Silla intorno all’81 a.C., a Cesare nel 46 a.C. e ad Ottaviano intorno al 32 a.C.

Circondata da un bastione ancora visibile a sud-est e da un ripido pendio naturale a ovest e nord, la città occupava una superficie di circa 11 ettari. Le porte, di cui sono state individuate tracce attraverso ricerche archeologiche, morfologia del terreno e toponomastica, erano posizionate a sud, ovest e nord-est, nel bastione che cingeva la città.

Nel corso della sua evoluzione fino alla tarda antichità, la città subì numerose modifiche e cambiamenti evidenti sugli edifici e sull’organizzazione generale delle vie interne.

Dal punto di vista archeologico, la città sembra aver subito un declino graduale a partire dal IV secolo d.C., pur senza essere completamente abbandonata. Alla fine del VI secolo, una lettera di papa Gregorio Magno confermava la presenza di una sede vescovile ad Aleria.

Successivamente all’abbandono, la città fu sfruttata e i suoi ruderi furono utilizzati a partire dal XIV secolo, sotto l’autorità della Repubblica di Genova. Questo sfruttamento includeva il riciclo di elementi architettonici calcarei, trasformati in calce o riutilizzati direttamente nelle murature circostanti. Tracce di questa pratica sono visibili in tutto il sito, specialmente sui pilastri nord e sud dell’arco occidentale, dove si possono notare le impronte dei blocchi utilizzati nella sua costruzione. Questa osservazione potrebbe spiegare in parte la relativa scarsità di calcare nel sito, dove sono stati rinvenuti solo pochi frammenti di iscrizioni, marmi ornamentali o statue. La lavorazione della calce e il recupero delle rocce da costruzione sembrano essere proseguiti fino al XIX secolo.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz