Scavi per la costruzione di una villetta. Portata alla luce l'”area benessere” di un’antica villa romana

La costruzione - proseguono gli archeologi dell'Inrap - era di alta qualità con pareti rivestite di intonaco dipinto policromo e, in alcuni punti, impiallacciatura bicolore che combina scisto nero e marmo bianco di Carrara. Nei pressi del sito, il ritrovamento di un mosaico su ipocausto conferma la qualità architettonica dell'insieme

Uno scavo su 700 metri quadrati, in previsione di realizzazione di una villetta, ha permesso di portare alla luce l’area termale di una villa romana.

I lavori – ancora in corso – sono iniziati lo scorso 15 marzo 2023 ad opera di un team di archeologi dell’Inrap nella zona del Boulevard de Franche-Comté, a Lure, un comune francese di 8.600 abitanti, situato nel dipartimento dell’Alta Saona, nella regione della Borgogna-Franca Contea.

Veduta d’insieme dei resti della zona termale della villa gallo-romana scavata a Lure (Alta Saona) nel 2023. Le aree caratterizzate da elementi a scacchiera sono quelle che un tempo erano riscaldate. I quadrati chiari sono le tracce rimaste delle pilae, i pilastrini che creavano un’intercapedine nella quale circolava l’aria calda prodotta dal praefurnium, il focolare nel quale si bruciava la legna. Il fumo era incanalato nell’ipocausto – l’intercapedine del pavimento – che scaldava la stanza © Inrap

“Nell’ambito del nostro intervento – dicono gli archeologi dell’Inrap – viene portato alla luce l’angolo sud-est della villa romana, dedicato alla zona balneare: tre degli ambienti individuati presentano pavimenti in laterizio e malta, con impronte di pilastri ad ipocausto, e pareti imbiancate a calce. Sono stati notati almeno due praefurnia.

Le terme della villa sembrano così ruotare attorno a una stanza calda – il calidarium – un tepidarium – la stanza tiepida -, poi un frigidarium, la stanza fredda. Anche una vasca di acquafredda (piscina) potrebbe far parte del complesso, ma è stata in gran parte smantellata.

Originale conduttura in legno che alimentava la zona delle terme private della villa © Inrap
Le tracce dei pilastrini che reggevano il pavimento e che consentivano di creare un’intercapedine nella quale circolava l’aria calda prodotta da un camino collocato all’esterno © Inrap

“La costruzione – proseguono gli archeologi dell’Inrap – era di alta qualità con pareti rivestite di intonaco dipinto policromo e, in alcuni punti, impiallacciatura bicolore che combina scisto nero e marmo bianco di Carrara.

Nei pressi del sito, il ritrovamento di un mosaico su ipocausto conferma la qualità architettonica dell’insieme. In epoca merovingia fu istituita una necropoli nel sito delle terme private della villa, in connessione con la presunta cappella di San Quintino (che dà il nome alla contrada) ma di cui non si sono ancora trovate vestigia”.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz