di Redazione
Stile Arte è un quotidiano di arte e archeologia, fondato nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz
Durante i lavori di ampliamento del terzo binario tra Pescara Centrale e Pescara Porta Nuova, condotti da Rete Ferroviaria Italiana (RFI) sotto la guida dell’Amministratore Delegato Gianpiero Strisciuglio, sono emersi nuovi, in questi giorni, resti archeologici del Bastione San Vitale. Questo ritrovamento arricchisce ulteriormente la conoscenza storica della zona. Ne dà notizia la Soprintendenza di Chieti e Pescara.
La Fortezza di Pescara, conosciuta in città come il Bagno borbonico, era una struttura militare del Regno di Napoli costruita nel XVI secolo su ordine di Carlo V d’Asburgo. Insieme alle fortezze di Capua, Gaeta e Reggio Calabria, rappresentava una delle quattro principali piazze d’armi del regno. Dopo la demolizione dei bastioni e delle cortine alla fine dell’Ottocento e le successive trasformazioni del centro storico di Pescara, nel 1998 la caserma di fanteria, l’unica struttura originale rimasta quasi intatta, è stata trasformata nel Museo delle genti d’Abruzzo.
Il primo conflitto che coinvolse la fortezza avvenne nel 1566, quando Pescara fu assalita dalla flotta ottomana composta da centocinque galee e settemila uomini guidati dall’ammiraglio Piyale Paşa, capo della flotta del sultano Solimano il Magnifico. Tuttavia, la fortezza resistette grazie al decisivo intervento del condottiero Giovan Girolamo Acquaviva, duca di Atri, che organizzò la difesa del forte e respinse gli attacchi con un intenso fuoco di artiglieria dal bastione principale, costringendo l’ammiraglio turco a ritirarsi. In seguito, gli assalitori si rivolsero contro Francavilla al Mare, Ripa Teatina, Ortona, San Vito Chietino, Vasto, Casalbordino, Serracapriola, Guglionesi e Termoli, causando distruzioni, deportazioni e saccheggi. Nonostante ciò, l’ammiraglio ottomano non riuscì a raggiungere l’obiettivo strategico della spedizione, ovvero la conquista delle Isole Tremiti e del santuario di Santa Maria a Mare, grazie anche alla resistenza di Pescara.
Dal 1989, la Soprintendenza per i beni archeologici dell’Abruzzo ha condotto ricerche che hanno rivelato le tracce di una continuità abitativa che parte dall’antica Ostia Aterni romana e prosegue fino all’Età moderna, con un’importante fase medievale. Nel XVI secolo, per volere di Filippo II di Spagna, fu costruita una grande fortezza a difesa del confine settentrionale del Regno di Napoli, composta originariamente da sette bastioni. Durante i lavori di RFI nel marzo 2020, sono state scoperte parti della fortificazione, incluso il contrafforte del Bastione San Vitale e i resti di locali annessi.
I lavori ferroviari, proseguiti sotto la sorveglianza della Soprintendenza ABAP per le Province di Chieti e Pescara, hanno permesso di integrare le esigenze infrastrutturali con la tutela e valorizzazione dei resti archeologici. La Soprintendenza ha approvato un progetto di recupero e messa in sicurezza del sito presentato da RFI.
Un ulteriore rinvenimento è avvenuto appena un mese fa, durante la demolizione delle fondazioni di un muro in cemento armato. È emerso un nuovo segmento murario lungo circa 7 metri e largo 1,40 metri. I materiali e la tecnica costruttiva suggeriscono che anche questo manufatto faccia parte della storica fortezza cinquecentesca. Inoltre, durante gli scavi per una nuova pista ciclabile, sono stati scoperti nuovi setti murari e altri elementi, tra cui una soglia con l’alloggiamento del cardine di una porta. Questi ritrovamenti, attualmente in fase di datazione, indicano una prolungata frequentazione dell’area nel tempo.
Il progetto di recupero, con un investimento di 1,2 milioni di euro, mira non solo a preservare i resti del Bastione San Vitale, ma anche a valorizzare l’area circostante. Questo include un percorso ciclabile, pedonale e viario adiacente al tracciato ferroviario. La copertura degli ambienti e la canalizzazione delle acque piovane contribuiranno a prevenire i danni causati dalla vicinanza al mare. Un’adeguata ventilazione delle murature e delle pavimentazioni antiche ridurrà l’umidità risalente dal terreno, limitando il deterioramento dei materiali. L’eventuale ripristino delle parti murarie, dopo appropriate indagini diagnostiche, verrà effettuato utilizzando tecniche e materiali simili agli originali, per garantire la traspirazione e la conservazione delle strutture storiche.