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Scavi per una villetta. Trovate 260 monete romane, depositi votivi, stanze sotterranee e area sepolcrale vicino alle sorgenti



di Redazione
Stile arte è un quotidiano di cultura, arte e archeologia fondato nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz

Deneuvre, 25 dicembre 2023 – La realizzazione di una casa unifamiliare e del relativo garage in rue des Trois Fontaines a Deneuvre ha richiesto la conduzione di uno scavo archeologico su un’area di 3.300 m² da parte della SRA Grand Est. Questo scavo, condotto da Éveha nelle scorse settimane (fino all’autunno 2023) e supervisionato da Gaël Cartron, ha svelato interessanti scoperte: edifici, un grande spiazzo, cantine, una necropoli forse associata ad un edificio di culto. Originariamente questo luogo era una valletta, che fu poi coperta e livellata.

L’area era forse cruciale come nodo stradale e punto di attraversamento lungo il corso del fiume Meurthe, in relazione con la vicina presenza di un villaggio esteso su oltre 30 ettari.

Deneuvre è oggi un Comune francese di 572 abitanti situato nel dipartimento della Meurthe e Mosella, nella regione del Grand Est. Il villaggio di Deneuvre ha più di 2000 anni e le tracce del suo passato vengono ora rivelate progressivamente. Il villaggio di origine celtica fiorì in epoca romana grazie alla costituzione di un prospero vicus che univa i luoghi sacri con un mercato. Il vicus fu scoperto nel 1974 quando un contadino trovò una colonna romana mentre scavava un pozzo. Seguirono dodici anni di lavori di scavo che portarono alla scoperta del più importante sito sacrale dedicato ad Ercole. Qui il culto delle acque confluiva in quello per il dio.

Torniamo alla valletta scavata in questi mesi. Anche qui siamo in presenza di un luogo originariamente molto particolare.

Le indagini archeologiche appena concluse hanno rivelato reperti risalenti al periodo compreso tra il I e il IV secolo d.C., offrendo testimonianza della diversità e prosperità delle comunità che si sono succedute nel corso del tempo. Gli scavi hanno permesso di portare alla luce strutture sotterranee, un’area sepolcrale gallo romana, un consistente numero di monete di romane e depositi di materiali che potrebbero rivelare una natura offertoriale. Nell’area sono state scoperte anche strutture funerarie, con elementi lapidei scolpiti ed elementi architettonici con iscrizioni.

Possiamo immaginare allora il luogo – che è ancora in fase di studio – come uno snodo stradale, ricco di sorgenti. Qui – attorno alle fonti – sorsero edifici forse connessi con il culto o con lo sfruttamento delle sorgenti. Un quartierino con qualche attività artigianale, le fonti, forse un un edificio di culto e un’area sepolcrale. Il ritrovamento di cospicuo materiale ligneo, lascia ipotizzare la presenza di ponticelli.

Le sorprese sono iniziate quando gli archeologi hanno rimosso la terra con la quale l’area era stata coperta, durante lavori di bonifica idraulica avvenuti durante l’Alto Impero.

“Lo scavo ha permesso in particolare di studiare un’antica valle. – spiegano gli archeologi dell’Éveha – Questa valletta attraversava il terreno lungo 70 metri largo circa 20 m. Riceveva l’acqua dalle molteplici sorgenti presenti in questa zona e probabilmente finiva nel torrente oggi denominato La Pexure e situato a circa 30 metri al di sotto dello sperone roccioso su cui si sviluppò gran parte dell’antico insediamento. Per meglio determinarne le fasi di esercizio e di riempimento, sono stati scavati con una pala meccanica due trincee sul fondo di questa depressione naturale. A livello del primo rilievo, lo scavo di questa valle, interrata volontariamente durante l’Alto Impero, ha permesso di mettere in luce numerosi elementi lignei non lavorati ma anche massicci pali rinforzati rinvenuti in opera, all’interno dei livelli del terrapieno. Nei livelli superiori sono stati rinvenuti anche diversi elementi lapidei in posizione secondaria: frammenti di gambe di una piccola statua a tutto tondo, vasca quadrata, frammento di una possibile nicchia, altare scolpito, ecc.”.

Parte di una stele. Uno degli elementi lapidei scolpiti, trovati nell’area @ Crédit : Éveha 2023

Nelle immediate vicinanze dello scavo, si è rinvenuta una zona sepolcrale presumibilmente situata lungo un antico percorso di transito ora sotterrato sotto l’attuale rue des Trois Fontaines. La presenza di due reperti lapidei posizionati in modo secondario in cima allo scavo della valle attesta l’esistenza di questa area sepolcrale. La presenza delle lettere D.M., acronimo di “Dis Manibus” (“Agli Dei Mani”), su ciascun elemento lapideo, consente di identificarli con certezza come parte dell’ambito funerario. Uno di questi reperti, trovato sopra il muro del canale monumentale, è una stele quadrangolare scolpita su tre lati. Sul fronte sono presenti quattro figure a figura intera, di cui due sulla parte principale (presumibilmente un uomo – forse Ercole – e una donna), e una su ciascuno dei lati corti (rispettivamente una figura femminile, di cui una tiene in mano un recipiente, e un’altra un grande specchio che reca, inciso, un volto). L’epitaffio sulla facciata principale, che copre interamente l’architrave di un frontone triangolare, menziona il nome di un pellegrino chiamato Bellicus, figlio di Surburo. Il secondo elemento lapidario è un frammento di colonna con un diametro leggermente inferiore a 0,50 m, dotato di una mortasa su un lato. Sono state incise tre linee per riportare il nome del defunto e dei suoi genitori.

L’area sepolcrale sorge nei pressi di una piattaforma della quale non è stata ancora compresa la funzione.

“Sul sito sono state raccolte quasi 260 monete, di cui un numero molto elevato vicino all’angolo settentrionale del campo, che copriva circa 5 m² – spiegano gli archeologi dell’Eveha  – Questo ritrovamento, unito a quello – in questo stesso settore – di una ruota, alcune piccole fibule e campanelli, tutti in lega di rame, potrebbero suggerire la presenza di un edificio religioso nelle vicinanze. Nonostante tutto, nessuno sviluppo identificato durante questa operazione potrebbe essere inequivocabilmente associato a questo tipo di occupazione”.

“Infine, una delle particolarità del terreno studiato è l’ ottima conservazione dei materiali organici di epoca romana – afferma l’Eveha – Oltre ad alcuni frammenti di cuoio – tra cui diverse suole – nonché rari oggetti quasi integri (utensile in ferro con relativo manico o spilla anch’esso in legno, ad esempio), da questo ambiente sono stati prelevati non meno di 300 pezzi di legno lavorati . umido, la maggior parte nel riempimento della valle. Che si tratti di tubi, pavimenti, assi, palafitte, tronchi o tavole , questi forniranno preziose informazioni sulle loro forme, sulle loro dimensioni, sulle loro tracce di modellatura e di utilizzo ma anche sui sistemi di assemblaggio consentendo l’analisi tecnologica”.

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