Scoperta biga di un comandante romano in un misterioso complesso in Bulgaria. Sepolto anche il cavallo. Soldi e ceramiche. E’ un mausoleo?

IMPERO ROMANO – Tumuli, all’interno di uno spazio organizzato e delimitato da muraglioni. Scavando all’interno di essi, gli archeologi bulgari hanno portato alla luce, in questi giorni, un complesso funerario contenente diverse tombe a incinerazione, d’epoca e di cultura romana.

Fulcro di quello che doveva essere un composito e ampio sepolcro, la tomba in cui sono stati sepolti la biga e il cavallo di un eminente personaggio romano, forse un comandante militare. L’uomo potrebbe essere stato un veterano, inviato in Bulgaria, a fine servizio, con incarichi amministrativi e una proprietà assicurata?

Le sepolture attorno ad esso e l’organizzazione degli spazi potrebbero indurre a pensare che si tratti di un mausoleo familiare. La notizia del ritrovamento è stata data dalla Bta, agenzia di stampa bulgara., che ha anche scattato le fotografia del ritrovamento e ha girato un breve video.

Nel panorama dell’archeologia europea, le scoperte di carri romani in contesti funerari sono eventi eccezionali, in grado di gettare nuova luce sulle pratiche funerarie, sul rango sociale e sulle dinamiche di potere dell’Impero Romano.

Durante gli scavi in corso, tra Provadia e Vetrino, nella Bulgaria nord-orientale, gli archeologi hanno portato alla luce – come dicevamo – una biga romana perfettamente conservata, accompagnata dai resti di un cavallo e da ceramiche, oltre che a resti umani cremati, in un contesto che suggerisce un’alta carica militare o amministrativa del defunto.

La scoperta, condotta durante le ricerche coordinate da Vladimir Slavchev, archeologo presso il Museo di storia regionale di Varna, ha rivelato un complesso funerario romano di straordinaria importanza, costruito tra il II e il III secolo d.C. La peculiarità del ritrovamento e le caratteristiche inusuali del sito sollevano interrogativi sul ruolo di questa particolare regione all’interno dell’Impero e sulle pratiche funerarie di élite romane stanziate nei territori periferici.

Si tratta probabilmente di un mausoleo per la realizzazione del quale fu scavata parte di una collina, a ridosso di una necropoli ancora più antica, risalente all’Età del Bronzo.

E’ facile ipotizzare che l’ampio complesso tombale fosse affacciato su una strada romana e che si trovasse nei pressi della villa della persona qui sepolta e dei suoi familiari o all’entrata di un insediamento romano in cui questa persona risiedeva. Questi resti non sono ancora stati scoperti, ma potrebbero emergere in breve tempo – considerata la ritualità romana e le regole urbanistiche ad essa sottese – non lontano dal sepolcro stesso.

Un complesso funerario multi-fase: stratificazione e rituali

I resti del complesso sepolcrale in cui è stata ritrovata la biga si distinguono per una stratificazione che riflette diverse fasi di costruzione. Secondo Slavchev, la struttura originaria del tumulo fu ampliata e modificata più volte nel corso del tempo, un processo che spesso indica una continuità d’uso e la volontà di onorare una sepoltura primaria con ulteriori depositi funerari.

La prima fase della realizzazione sepolcrale fu sigillata con uno strato bianco di marna. Le successive fasi di costruzione inclusero l’aggiunta di misteriose strutture in pietra, alcune delle quali presentano un’architettura a cupola e forme ellittiche, senza un apparente scopo funerario diretto.

La pratica di riutilizzare o ampliare i tumuli esistenti è comune in molte culture antiche, specialmente in aree che avevano già visto insediamenti preistorici, come la vicina necropoli dell’Età del Bronzo. La stratificazione non è soltanto fisica, ma anche culturale, segnalando una transizione da epoche pre-romane a pratiche legate all’espansione imperiale.

Le pratiche funerarie: la cremazione e l’importanza della biga

La scoperta di cremazioni nel tumulo è coerente con le pratiche funerarie romane, in particolare per quanto riguarda le sepolture di personaggi di rilievo.

Il rito della cremazione, in cui il corpo veniva bruciato su un letto di legno, con successiva sepoltura delle ceneri, rappresentava un modo per liberare l’anima e prepararla per l’Aldilà.

La presenza della biga all’interno del complesso suggerisce che il defunto non fosse un comune cittadino, ma una figura di rango elevato, forse un comandante militare o un funzionario di rilievo. O entrambi, consecutivamente. Forse il defunto era un comandante veterano venuto da lontano, passato poi ad altri incarichi amministrativi o rappresentativi in questo punto così distante da Roma.

Le bighe, oltre alla funzione primaria del trasporto rapido, che consentiva anche il combattimento – erano simboli di potere e status, soprattutto in contesti militari.

È interessante notare come la biga si presentasse con i resti di un cavallo. Il tempo venne fermato e congelato. Il cospicuo personaggio percorse il viaggio in direzione dell’Aldilà disponendo di un mezzo rapido e dell’amato cavallo.

Il corredo funerario: status e dinamiche sociali

Accanto alla biga e ai resti del cavallo, sono stati rinvenuti numerosi oggetti, tra cui ceramiche, monete, vetri e oggetti in ferro e bronzo. Secondo Slavchev, questi corredi funebri sono indicatori del rango sociale del defunto. L’assenza di oro, spesso associato alle sepolture di aristocratici, non diminuisce l’importanza della scoperta.

Le monete, ad esempio, erano tradizionalmente poste nelle tombe come “oboli di Caronte” o come depositi offertoriali, da utilizzare come pagamento per attraversare il fiume Stige nell’Aldilà. Tra le monete rinvenute, una è stata identificata come appartenente al regno dell’imperatore Antonino Pio (138-161 d.C.), mentre altre monete appartengono alla dinastia dei Severi (193-235 d.C.), un dettaglio che fornisce un’indicazione temporale precisa per la datazione del complesso, che forse fu utilizzato per più di cent’anni. Le indagini degli isotopi del carbonio consentiranno datazioni precise dei vari resti.

Le strutture enigmatiche: un mistero irrisolto

Uno degli aspetti più affascinanti del sito sono le strutture in pietra che circondano il lato meridionale della struttura sepolcrale. Questi elementi architettonici, a cupola ed ellittiche, non sembrano avere una funzione funeraria diretta, poiché gli archeologi non hanno trovato nulla al loro interno. La loro funzione rimane, a giudizio degli archeologi bulgari, un mistero.

Le strutture in pietra potrebbero aver avuto una funzione rituale o simbolica, forse legata a pratiche religiose o al culto funerario. La loro forma e posizione suggeriscono che potessero essere utilizzate per cerimonie commemorative o come monumenti in onore dei defunti. “Al momento – dicono i bulgari – non esistono strutture analoghe nell’area balcanica o nel mondo romano, il che rende la loro interpretazione particolarmente difficile”. La presenza di strutture curvilinee potrebbe indurre a pensare che attorno alla sepoltura principale siano state organizzati, nel tempo, alcuni padiglioni funerari, anche con il fine di potenziare architettonicamente il mausoleo.

La sfida dei saccheggi e la protezione del sito

Purtroppo, come accade spesso in contesti archeologici di grande importanza, il sepolcro ha subito incursioni da parte di saccheggiatori. Slavchev ha confermato che almeno quattro saccheggi sono avvenuti nella parte centrale del sistema sepolcrale, il che ha compromesso la possibilità di comprendere appieno il significato della tomba primaria. Tuttavia, il sito è stato fortunatamente salvato da ulteriori danni grazie alla rapida azione degli archeologi di Varna, finanziata dalla società Bulgatransgaz nel contesto del progetto per il gasdotto Bulgaria-Romania.

La presenza degli antichi romani in Bulgaria: un’eredità di conquiste, cultura e integrazione

La presenza romana nell’attuale Bulgaria inizia con la conquista delle tribù traci e l’incorporazione del territorio nelle province di Moesia Inferior e Thrace, nel I secolo d.C. La regione era di cruciale importanza strategica, essendo situata lungo il limes danubiano, il confine settentrionale dell’Impero Romano, che proteggeva le province interne dalle incursioni delle tribù barbariche del nord. In quelle aree furono impiegate truppe scelte e fidate, tra le quali la Legio I italica, formata inizialmente, in modo quasi esclusivo, da militari della nostra penisola.

I principali centri romani

Tra i centri più rilevanti fondati dai romani vi erano:

  • Serdica (oggi Sofia), che divenne una delle città più importanti dell’Impero e una residenza preferita dall’imperatore Costantino il Grande, il quale dichiarò che “Serdica è la mia Roma”. La città era dotata di un foro, terme pubbliche e un anfiteatro, e divenne un importante crocevia per il commercio e il traffico militare.
  • Nicopolis ad Istrum, fondata dall’imperatore Traiano in onore della sua vittoria sui Daci nel 106 d.C., era un centro amministrativo e culturale, con strutture urbane avanzate, come strade lastricate, templi e un teatro.
  • Marcianopolis (vicino all’odierna Devnya), un altro insediamento chiave, serviva come centro militare e commerciale, strategicamente posizionato lungo la Via Pontica, che collegava le province romane del Mar Nero.

L’integrazione culturale e sociale

I romani portarono con sé non solo le loro infrastrutture avanzate, ma anche la cultura, le leggi e il sistema politico romano. Le città nelle regioni conquistate furono romanizzate con l’invio di coloni romani, molti dei quali reclutati tra i militari che stavano concludendo il servizio. Essi costituirono il reticolo d’élite esemplare per gli abitanti locali. Le classi dirigenti locali dovevano capire che l’integrazione portava numerosi vantaggi, per la qualità della vita. La regione adottò il latino e delle pratiche culturali romane. I nobili locali, specialmente i Traci, furono integrati nell’amministrazione romana, alcuni persino accedendo alla cittadinanza romana.

La popolazione locale beneficiò di importanti opere pubbliche, come le strade — in particolare la Via Militaris, che collegava il Danubio a Costantinopoli —, ponti, terme e acquedotti, elementi che migliorarono la vita quotidiana e favorirono lo sviluppo economico e culturale.

L’influenza militare

La presenza romana in Bulgaria non era solo culturale ma anche fortemente militare. Numerose fortezze furono costruite lungo il Danubio per proteggere il confine settentrionale dell’Impero. La guarnigione romana, composta da legioni stanziate nelle fortezze di Durostorum (Silistra) e Novae (vicino a Svištov), giocò un ruolo chiave nella difesa contro le incursioni barbariche. Queste legioni non solo proteggevano i confini, ma contribuivano anche alla romanizzazione delle aree circostanti, favorendo la diffusione della cultura e della lingua romana.

La fine del dominio romano

La crisi dell’Impero Romano nel III secolo d.C., segnata dalle invasioni gotiche e dalla crescente pressione sulle frontiere settentrionali, iniziò a indebolire il controllo romano sulla Bulgaria. Tuttavia, la regione rimase parte dell’Impero fino alla caduta definitiva del dominio romano d’Occidente nel V secolo e continuò a giocare un ruolo importante sotto l’Impero Bizantino, che ereditò molte delle strutture romane.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa