Oltre al bronzo delle spade, sono state rinvenute armi utilizzate in battaglia, attrezzi per la caccia e numerosi altri manufatti legati all’igiene personale e alla vita quotidiana dei soldati. Tra questi si segnalano strumenti per la cura personale come bastoncini in avorio per il trucco degli occhi (tipicamente associati all’uso del kohl), perline e scarabei in pietra dura come agata rossa e faience, oltre a amuleti protettivi.
Il Ministero del Turismo e delle Antichità d’Egitto ha ora annunciato la scoperta di un insediamento militare antico che fa luce sulla vita dei soldati dell’antico Egitto durante l’epoca della Nuova Dinastia.
Gli scavi hanno permesso di portare alla luce – è nella foto qui sotto – una spada con il sigillo di Ramsete II (1303 a.C. -1212 o 1213 a. C.) che contribuisce alla datazione del sito, il quale dovette continuare ad essere attivo per diverso tempo. L’insediamento è molto strutturato e organizzato.
La missione archeologica egiziana, guidata dal dottor Ahmed Saeed El-Kharadly e sotto la supervisione del Consiglio Supremo delle Antichità, ha riportato alla luce una serie di strutture militari e magazzini per armi e provviste nella zona archeologica di Tell Al-Abqai’in, situata nel governatorato di Beheira, presso il centro di Hosh Issa. Questi uomini dovettero fronteggiare le azioni ostili d’attacco dei Popoli del Mare, predoni e marinai valentissimi, tra i quali, in prima linea probabilmente figuravano anche i nostri antenati etruschi.
La scoperta. Stanze allineate e magazzini
Durante le campagne di scavo, sono stati rinvenuti resti di caserme militari costruite in mattoni crudi, destinati ai soldati dell’esercito egiziano antico. Queste caserme erano integrate da magazzini in cui venivano conservate armi, cibo e altre risorse essenziali per le truppe. Queste strutture risalgono all’epoca del Nuovo Regno, un periodo particolarmente prospero della storia egizia, quando l’impero espandeva i suoi confini e rinforzava le sue difese militari.
Uno degli aspetti più rilevanti della scoperta riguarda il layout architettonico delle caserme. Le unità trovate sono organizzate in modo simmetrico e mostrano una disposizione ben studiata, divise in due gruppi che si rispecchiano l’un l’altro, separati da un corridoio centrale. Questo tipo di progettazione, come sottolineato dal dottor Mohamed Ismail Khaled, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, evidenzia l’abilità e l’ingegnosità degli architetti dell’epoca, capaci di sfruttare l’ambiente circostante e modellare le costruzioni secondo le necessità funzionali e difensive dell’esercito.
Una linea avanzata. Il terrore dei popoli-pirati
Il sito di Tell Al-Abqai’in, in cui si trova questo antico forte, si distingue come un’importante base militare lungo il fronte occidentale dell’Egitto. Questa zona era cruciale per la difesa delle frontiere settentrionali del paese contro le incursioni di tribù libiche e dei Popoli del Mare, noti invasori dell’epoca. Il forte, situato strategicamente lungo la strada militare occidentale, faceva parte di un sistema difensivo complesso progettato per proteggere il cuore dell’impero egiziano.
Secondo gli esperti, questa scoperta non solo conferma l’importanza strategica di Tell Al-Abqai’in, ma arricchisce anche la nostra comprensione del sistema militare egiziano antico. La presenza di strutture dedicate sia all’alloggio che alla logistica militare, come magazzini per armi e provviste, dimostra la capacità organizzativa e l’attenzione al supporto quotidiano delle truppe.
Reperti archeologici di grande rilievo
Durante gli scavi, la missione ha recuperato numerosi reperti, tra cui oggetti di uso quotidiano, utensili e armi, fornendo uno sguardo intimo sulla vita dei soldati che abitavano il forte. Tra i ritrovamenti più straordinari spicca un lungo spada di bronzo decorata con il cartiglio del faraone Ramses II. Questo ritrovamento è particolarmente significativo, poiché Ramses II è considerato uno dei più grandi sovrani dell’Egitto antico, noto per le sue campagne militari e per aver consolidato l’impero egiziano.
Un altro ritrovamento di rilievo è costituito da una sepoltura votiva di una vacca, simbolo di forza, abbondanza e prosperità, che nell’antico Egitto era considerata sacra e associata a divinità celesti.
Testimonianze religiose e rituali
Tra i vari reperti, alcuni oggetti offrono anche indizi sul pensiero religioso e rituale dei soldati del forte. Sono stati rinvenuti amuleti e scarabei sacri, compresi alcuni con incisi i nomi di divinità come Amon, signore del cielo, e Ptah, dio della creazione. In particolare, un scarabeo di faience con l’iscrizione “Amon – Signore del Cielo” decorato con un fiore di loto e un altro scarabeo che porta la figura del dio Ptah, testimoniano la profonda connessione spirituale e il ruolo delle divinità nella vita dei soldati.
La minaccia che veniva dal mare
I Popoli del Mare erano un insieme di gruppi etnici provenienti da varie aree del Mediterraneo orientale, che tra il XIII e il XII secolo a.C. misero sotto pressione diverse grandi civiltà del tempo, come l’Egitto e gli imperi ittita e miceneo. Le cronache egizie, soprattutto quelle del faraone Ramses III, documentano diverse battaglie in cui questi popoli, definiti come pirati e saccheggiatori, cercarono di invadere le terre del Nilo.
Tuttavia, la vera identità dei Popoli del Mare rimane in gran parte un mistero. Gli studiosi hanno individuato nomi come Shardana, Peleset, Lukka, e altri, cercando di collegarli a popoli storici noti, ma non esistono certezze assolute. Si sa, però, che questi gruppi avevano una grande familiarità con il mare, erano ben equipaggiati militarmente e costituivano una minaccia formidabile per i regni dell’antichità.
Gli Etruschi come Popoli del Mare?
Una delle ipotesi emerse negli ultimi decenni suggerisce che gli Etruschi potrebbero avere avuto un legame con i Popoli del Mare. Alcuni studiosi avanzano l’idea che la civiltà etrusca si raccordasse con una popolazione migrante proveniente dall’Anatolia o dall’area egea, la cui cultura marittima potrebbe averli associati ai misteriosi pirati del Mediterraneo. Questa teoria trova supporto nella similarità tra l’arte e le usanze funerarie etrusche e quelle di popoli come i Lidi o i Pelasgi, anch’essi talvolta collegati ai Popoli del Mare.
Inoltre, la presenza di elementi marittimi nella cultura etrusca è evidente. Gli Etruschi erano abili navigatori e commercianti, e il controllo delle rotte marittime tra il Tirreno e il Mediterraneo orientale rappresentava una delle chiavi della loro potenza economica. Le città costiere etrusche, come Tarquinia e Vulci, divennero importanti nodi commerciali e forse anche basi da cui organizzavano spedizioni nel Mediterraneo.
Pirateria e dominio marittimo etrusco
La pirateria marittima è un tema spesso associato ai Popoli del Mare, e in questo contesto gli Etruschi non fanno eccezione. Diverse fonti antiche, incluse quelle greche e romane, descrivono gli Etruschi come pirati e predoni del mare. Il loro dominio sulle coste tirreniche, inclusa la Corsica, e il controllo di rotte cruciali, come quelle verso la Sardegna e la Sicilia, li poneva in una posizione di forza nel Mediterraneo occidentale.
Questa capacità di controllo marittimo, sebbene lontana nel tempo dalle invasioni dei Popoli del Mare, potrebbe rappresentare un’eco delle antiche pratiche piratesche che questi gruppi esercitavano. La civiltà etrusca, sebbene più avanzata e organizzata rispetto ai tempi dei Popoli del Mare, conservava un’inclinazione verso il mare e il commercio, elemento che li rendeva temuti concorrenti delle altre potenze mediterranee.