Ci sono importanti siti archeologici che, per quanto noti da molto tempo, non smettono di riservarci sorprese. È il caso della Grotta del Romito, uno dei gioielli del patrimonio culturale di Papasidero {Cosenza), nota in ambito internazionale da circa 60 anni. Dopo gliscavi dell’Università di Firenze del prof. Paolo “Graziosi negli anni ’60 e grazie alla ripresa di regolari indagini affidate nel 2000 al prof. Fabio Martini, i numerosi dati acquisiti permettono la ricostruzione ambientale, climatica, economica e culturale di questa regione della Calabria settentrionale. nella Grotta del Romito hanno vissuto a partire da 24.000 anni fa gruppi di cacciatori-raccoglitori paleolitici che hanno lasciato tracce importantissime dei loro modi di “vita e della loro cultura: sepolture, opere d’arte (è quasi superfluo ricordare la famosa incisione di Bos” “primigenius sul grande masso che maestosamente campeggia all’ingresso della grotta), manufatti in” “pietra, osso e corno. Non tutti sanno che quei paleolitici del Romito possedevano uno spirito empatico e” una propensione all’inclusione che ha portato alla cura di individui disabili: costoro solo grazie alla cura “del gruppo hanno potuto vivere superando gravi patologie invalidanti, come ad esempio l’individuo” affetto da nanismo che è deceduto in età adulta pur non avendo le potenzialità fisiche richieste in quell’ambiente impervio di montagna. Tutto questo era ben noto e negli anni è stato illustrato dagli studiosi dell’Università di Firenze sia attraverso canali divulgativi sia in sedi scientifiche.
In questi giorni è in corso l’annuale campagna di scavi in regime di concessione Ministeriale, condotta sotto l’egida della locale Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cosenza, in collaborazione” con il Museo e Istituto fiorentino di Preistoria e con il supporto finanziario dell’Amministrazione comunale di Papasidero. “Le novità, inattese, – spiega il professor Martini – riguardano le indagini in una piccola cavità adiacente alla grotta del Romito, che è stata utilizzata per molti secoli come luogo di sepoltura a partire dal Neolitico (in questi livelli archeologici sono in atto le indagini di questo mese) sino all’età del Bronzo. Sono stati recuperati i resti di numerosi individui che erano stati collocati in questo piccolo anfratto secondo un rito di sepoltura collettiva. I reperti umani saranno oggetto di studi multidisciplinari secondo le più moderne metodologie, compresi gli studi sul DNA. Lungo la medesima parete rocciosa è stato individuato un altro stanziamento preistorico che sarà oggetto di studio nei prossimi anni”.
“Questi nuovi ritrovamenti – prosegue il professor Martini – dimostrano che lo stanziamento umano preistorico non era limitato alla sola Grotta del Romito e che il piccolo e stretto canyon nel quale essa si apre ha ospitato comunità per molti millenni, da 24.000 anni fa sino al Il millennio a. C.. Il sito archeologico è quindi un giacimento con grandi potenzialità, capace di ampliare il suo profilo scientifico, la valenza formativa per le scuole e per le nuove generazioni, il bacino turistico e le offerte professionali. In questa direzione si stanno muovendo la Soprintendenza di Cosenza, l’Università di Firenze, il Comune di Papasidero, la Regione Calabria e quanti hanno a cuore la valorizzazione del locale patrimonio culturale e ambientale. Attualmente sono in fase di progettazione nuovi Interventi strutturali per rendere il sito visitabile con maggiore agio, anche da persone con disabilità, interventi che sono ispirati all’inclusione e all’accoglìenza. Oltre al servizio di accoglienza e” visite guidate sarà potenziato il sito scientifico ufficiale http://www.grottaromjto.com