“Cristo dodicenne tra i dottori” di Albrecht Dürer: un capolavoro eseguito in cinque giorni. Cosa vedete in queste figure? Quel sinistro groviglio che ruota su se stesso è un insieme di “ombre cinesi” e rappresenta il centro semantico del dipinto. Gesù – come dimostra il gesto delle sue mani – soavemente enumera e analizza i temi religiosi. L’erudito alla sua sinistra, li confuta aggressivamente, deridendo Cristo dodicenne che sfida in sapienza tutti i massimi studiosi della sua epoca.
Cristo dodicenne tra i dottori è un dipinto a olio su tavola di pioppo (65×80 cm), realizzato da Albrecht Dürer nel 1506, durante il suo secondo soggiorno a Venezia. L’opera è oggi conservata nel Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid e porta il celebre monogramma dell’artista tedesco, accompagnato dall’iscrizione “Opus Quinque Dierum” (“opera di cinque giorni”) visibile su un foglietto che esce da un tomo in basso a sinistra. L’indagine iconografica svolta da Stile Arte sul vortice delle mani – quelle di Cristo e di uno dei dottori del Tempio – mette in luce una ricerca dell’artista sull’azione di figure composite, che si dissolvono e acquistano forma, nel gesticolare e nel computare dell’acceso contrasto. Il gioco delle mani è al centro dell’attenzione dell’artista, come risulta dai disegni oggi conservati nella collezione Blasius a Braunschweig.
Il gioco delle ombre cinesi
“Dürer lavora su una mascherina di figure composite, che, certamente, aveva studiato in precedenza, provandola prima su un muro, poi su un foglio, con una proiezione di ombre cinesi. Il suo fine è rappresentare i gesti dell’eloquenza, ma in modo nuovo, dinamico e figurativamente ambiguo. – dice Maurizio Bernardelli Curuz – L’insieme delle mani deve evocare un turbine e, al contempo, figure serene e figure aggressive. Nell’insieme, come possiamo vedere, deve immediatamente colpire l’attenzione dell’osservatore, in modo violento. Chi guarda, percepisce, a livello subliminale, una composizione di immagini inquietanti. Sono simili agli animali che si stagliano sul muro nel gioco delle ombre cinesi. Figure da interpretare. Dal piccolo volatile
al mostruoso animale dotato di antenna o di un grosso padiglione auricolare, come un grillo di dimensioni abnormi o una lepre, che lo fronteggia”.
“Giochi tra bambini e genitori, che l’artista riprende in chiave espressiva, rammentandoli, sulla tela, e attribuendo ad essi un fondamentale potere evocativo, in grado di rappresentare il contrasto e l’inquietudine”. prosegue lo studioso.
“Creature lievi e mostri compositi, come nel gioco di ombre compiuto da un bambino e da un adulto, insieme. – afferma Maurizio Bernardelli Curuz – Le figure possono essere scomposte anche orizzontalmente – una mano contro una mano – o ruotate. Se viste, a un certa distanza, si fondono e costituiscono altre figure”.
“Osservando con sempre maggiore attenzione le mani, all’interno – afferma Bernardelli Curuz – vediamo che si rivela la vittoria finale del “pulcino” eloquente sul grillo-lepre che si piega, rassegnato, di fronte alla superiorità di chi gli sta di fronte”.
Un’opera d’eccezione realizzata a tempo record
Il dipinto fu eseguito mentre Dürer lavorava alla Pala della Festa del Rosario, ma in un tempo molto breve. In una lettera indirizzata all’amico Willibald Pirckheimer, l’artista menziona la realizzazione di un’opera “come non ne avevo mai fatte prima”, facendo probabilmente riferimento proprio a questa tavola. La rapidità di esecuzione si riflette nella tecnica pittorica: Dürer abbandona il suo consueto approccio meticoloso, optando invece per un’applicazione rapida e immediata del colore, con pennellate ampie e fluide che trasmettono una sensazione di urgenza e dinamismo. Ma è evidente che egli ha studiato, in precedente dipinti e attraverso varianti, configurate da disegni, questa scena.
Un dono a Giovanni Bellini?
Alcuni studiosi ipotizzano che Dürer abbia donato il dipinto a Giovanni Bellini, uno degli artisti veneziani che più ammirava. Questo dono, segno della stima reciproca tra i due maestri, potrebbe aver influenzato l’arte successiva. Infatti, Lorenzo Lotto, visitando probabilmente la casa di Bellini, avrebbe tratto ispirazione da una delle figure dei dottori per il suo dipinto Sacra conversazione, oggi alla Galleria Borghese di Roma.
Il lungo viaggio del dipinto
Dopo il soggiorno veneziano, Cristo dodicenne tra i dottori fece parte delle collezioni della famiglia Barberini a Roma dal 1630 fino al 1934, anno in cui il dipinto entrò nella collezione del Museo Thyssen-Bornemisza.
Descrizione e stile
Il soggetto di Cristo dodicenne nel Tempio, mentre discute con i dottori, era già stato trattato da Dürer in precedenti lavori, come una xilografia della Vita della Vergine e nel Polittico dei Sette Dolori. Tuttavia, in questo dipinto, l’artista sceglie una composizione completamente nuova: i sei dottori occupano l’intera scena, accerchiando il giovane Gesù e creando una sensazione di spazio chiuso e soffocante.
Gli studiosi notano come le figure sembrino quasi fluttuare, senza precisi riferimenti spaziali. Abbiamo esaminato il groviglio di mani al centro dell’opera, che sembra trasportare il dibattito verbale in una disputa gestuale, tra figure inquietanti, proiettate in un gioco di “ombre cinesi”. Gesù, al centro del dipinto, appare distaccato, con un’espressione triste e contemplativa.
Le fisionomie e i dettagli iconografici
Una delle caratteristiche più originali del dipinto è la rappresentazione delle fisionomie dei dottori. Dürer sembra divertirsi a esagerare i tratti dei vecchi sapienti, alcuni dei quali appaiono quasi caricaturali, come il personaggio sulla destra di Cristo, ispirato forse agli studi di Leonardo da Vinci. Le espressioni, venate da un certo livore e atteggiamenti inquisitori, sono accentuate dall’arroganza con cui i dottori maneggiano i loro pesanti tomi, quasi per dimostrare la superiorità delle loro tesi.
Particolare attenzione va riservata all’uomo in basso a sinistra, che porta sul berretto un cartellino con versi in ebraico, un simbolo associato ai farisei. Questo dettaglio sottolinea il legame dell’opera con il dibattito religioso e il confronto tra il giovane Cristo e i dottori del Tempio. Dürer sembra inoltre omaggiare Giovanni Bellini: uno dei dottori potrebbe essere una citazione diretta dell’uomo calvo rappresentato nel Compianto degli Uffizi.
Il significato della disputa
Al centro del dipinto, le mani dei personaggi diventano protagoniste, quasi sfidando quelle di Cristo, creando un vortice gestuale che suggerisce la tensione e il conflitto delle opinioni. L’intensità emotiva è palpabile, soprattutto nelle dita del dottore con i tratti più mostruosi, che sembrano quasi toccare quelle di Gesù, in un gesto di provocazione e confronto diretto.
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