Lo scrittore e archeologo, Simon Elliott, sostiene di aver scoperto tracce inequivocabili di una battaglia precedentemente sconosciuta che coinvolse la famosa Legio IX Hispana, scomparsa misteriosamente dai documenti storici circa 80 anni dopo la sua invasione della Britannia nel 43 d.C. La scoperta – che potrà assumere ulteriore spessore con saggi e scavi archeologici – si riferisce agli inizi dell’occupazione della Britannia, quando Roma invia le legioni migliori per conquistare l’isola.
Utilizzando indizi raccolti da fotografie aeree – seguite da verifiche di superficie, sul campo, da raccolta delle testimonianze dei contadini della zona, nonché da immagini scattate con l’ausilio di un drone – Elliott ritiene di aver identificato un’area in cui avvenne un importante scontro tra i Romani e le tribù celtiche, nei pressi di Creswell, nel Comune di Withwell, nel Derbyshire, a 150 miglia da Londra. L’indagine condotta da Elliott, che è ancora in corso, ha anche permesso l’acquisizione fotografica di consistenti testimonianze relative alla presenza, in zona, di materiali bellici romani. Fotografie aeree e reperti di superficie – come ha detto lo studioso nel corso di un’intervista rilasciata alla Bbc – suggeriscono che l’avanzata della IX Legio, marciando verso nord attraverso le Midlands, sia stata contrassegnata da una battaglia in quest’area. “Tra i reperti raccolti in superficie dagli agricoltori – dice Elliott alla Bbc – rientrano un peso di una groma, uno strumento di misurazione romano utilizzato dai legionari, e un pezzo di armatura, noto come lorica segmentata, che veniva indossata solo dai legionari stessi”.
I celti si sarebbero ritirati in una fortificazione protetta dai meandri di una sorta di canyon. I Romani li avrebbero raggiunti collocando accampamenti e zone di tiro su due piccoli rilievi – uno a nord, l’altro a sud della fortezza celtica – che avrebbero consentito di bombardare, con pietre, dardi e proiettili di varia natura, gli assediati, facendo avanzare impunemente i legionari, che evidentemente scalarono i lati della fortezza, annientando i nemici. Fu un attacco imprevisto e imprevedibile per chi era abituato a contrastare tentativi di espugnazione che giungevano da terra. Chi stava chiuso nella fortezza era evidentemente al sicuro. I Romani, invece, erano davvero in grado di “scatenare l’inferno”, con colpi che giungevano dall’alto, da dove sembrava impossibile.
La IX Legio Hispana
Origini e storia
La IX Legio Hispana, che qui, secondo Ellitt, si accampò, iniziando subito le operazioni di lancio da parte degli artiglieri, fu una delle quattro legioni romane coinvolte nell’invasione della Britannia sotto l’imperatore Claudio, nel 43 d.C. Questa legione, con una storia che risale probabilmente al I secolo a.C., è famosa per la sua misteriosa scomparsa dai registri storici circa 80 anni dopo l’invasione.
Al senatore Aulo Plauzio, per la conquista della Britannia, fu dato il comando supremo su circa 20.000 ausiliari – militari degli alleati – e quattro legioni, che si divisero sul territorio:
legione II Augusta, affidata alla guida del futuro imperatore Vespasiano
legione IX Hispana, affidata forse a Gneo Osidio Geta
legione XIV Gemina, affidata al fratello di Vespasiano, Tito Flavio Sabino
legione XX Valeria Victrix, affidata forse a Gneo Senzio Saturnino
Ruolo della IX legione nella conquista della Britannia
Approdata in Britannia, dopo l’attraversamento in nave della Manica, la Legio iniziò un percorso di vittorie. Stabilito un avamposto a Leicester, la IX si spinse verso nord – secondo le indicazioni dello Stato maggiore – realizzando una propria fortezza a Lincoln. Tuttavia, il percorso esatto e gli eventi che seguirono la loro avanzata verso nord sono rimasti a lungo un mistero. La scoperta di Elliott potrebbe finalmente gettare luce su questo percorso storico, consentendo l’individuazione dei resti di altri accampamenti e di tracce d’altre battaglie.
La scoperta di Simon Elliott
Metodo di ricerca
Elliott, per cercare gli accampamenti romani in cui presero posto i 6000 uomini della legione, ha utilizzato fotografie aeree e tecnologia Lidar – foto dall’alto realizzate con laser intermittente, che consentono di superare la vegetazione, mettendo in luce ciò che sta sotto il terreno – , esaminando l’area di Markland Grips vicino a Creswell, un noto forte dell’età del ferro, e Camp Hill, un accampamento romano temporaneo. Le immagini hanno rivelato, nella zona, una seconda struttura campale, con una disposizione distintiva a forma di carta da gioco, e due aree di terreno disturbato che Elliott interpreta come piattaforme per l’artiglieria romana.
Accampamenti e postazioni di tiro sigillarono i nemici
Le prove suggeriscono che i Romani abbiano utilizzato una tecnica di assedio ampiamente collaudata, posizionando due campi a nord e a sud del forte nemico per sigillarlo e bombardarlo dall’alto con macchine da lancio di pietre e dardi. Elliott descrive l’impatto psicologico e fisico devastante di questa tecnologia avanzata sulle tribù native dei Corieltauvi, che probabilmente non avevano mai visto nulla di simile, prima.
“La Legio si imbatte in un centro di resistenza, in questo caso una fortezza collinare, e piazza due accampamenti a nord e a sud per isolarlo” – spiega il dottor Elliott alla Bbc – “E quelle due aree livellate, situate su un’altura a 30 metri sopra il forte, sono il posto perfetto per le piattaforme di artiglieria, per bombardare l’area interna della fortezza. Il forte, con il suo triplo fossato e la riva che chiude il promontorio, è fantastico se si sta combattendo contro un altro popolo dell’età del ferro, ma è completamente inutile contro l’artiglieria romana. L’impatto psicologico dei proiettili, siano essi pietre, pezzi di metallo o entrambi, che si schiantavano in quella che avrebbero ritenuto un’area sicura, doveva essere stato enorme”.
Le armi e i proiettili dell’artiglieria romana
Macchine da lancio
Le macchine da lancio dell’esercito romano includevano baliste e onagri capaci di scagliare pietre e dardi a lunghe distanze. Di fatto i romani disponevano di catapulte molto precise e di lancia-dardi, nonché di strumentazioni ottiche molto avanzate – e tra queste i misteriosi e notissimi dodecaedri in bronzo, che oggi ci risultano di complessa comprensione? – nell’ambito del calcolo delle distanze e delle altezze dei rilievi. Queste armi e le capacità balistiche sviluppate dai Romani abbattevano le difese nemiche e causavano gravi danni fisici e psicologici agli assediati. Erano tanto precisi, i romani, dice lo studioso inglese, che procedevano con una certezza simile a quella garantita, oggi, dal laser.
Proiettili utilizzati
- Dardi: Lanciati dalle baliste, erano progettati per penetrare le armature e causare ferite mortali.
- Pietre: L’onagro lanciava pietre di grandi dimensioni per demolire fortificazioni e infliggere danni alle truppe nemiche.
- Sassi levigati e “olive di piombo” venivano lanciati, in avvicinamento, dai frombolieri, con le fionde, che fungevano, nell’insieme, da mitraglie.
Conclusione
La ricerca di Simon Elliott potrebbe rappresentare una delle scoperte più significative riguardanti la IX Legio Hispana, fornendo nuove informazioni su una delle legioni più enigmatiche della storia romana. Le tecniche avanzate di assedio e l’artiglieria utilizzata dai Romani dimostrano la loro superiorità tecnologica e strategica, che fu cruciale nel loro dominio su gran parte del mondo antico.