Scopre nel campo questo oggetto antichissimo. Cos’è? Chi lo produsse? E quale segreto nasconde? Decifrati i simboli. Di cosa parla? Rispondono gli esperti

L’oro è acceso, tra le zolle. Gocce di granato sono gonfie, come l’affiorare di sangue che pulsa. Le vedete? Gocce di sangue e serpenti. Gli archeologi: “Il reperto risale ai tempi del periodo migratorio dei popoli”. “Migrazioni dei popoli”. Un tempo erano definite “invasioni barbariche”.

In un campo vicino a Rostock è stata scoperta una preziosa spilla da abito in oro e argento. Risale al tempo della migrazione dei popoli ed è attualmente studiata dagli archeologi del Meclemburgo-Pomerania anteriore, in Germania.

La spilla da veste in argento dorato, decorata con granati, risale all’inizio del VII secolo. Simile ad una spilla da balia, veniva utilizzata per tenere chiusi gli indumenti. Secondo l’archeologo statale Detlef Jantzen il ritrovamento è considerato, in Germania, uno dei più significativi del 2024 che si è appena concluso. La spilla è venuta alla luce in un campo, grazie all’intervento, con metal detector, di un archeologo volontario, che opera in raccordo con le Soprintendenze. Facciamo un passo indietro per inquadrare temporalmente il reperto. Il tempo delle migrazioni dei popoli noto anche come “epoca delle invasioni barbariche” , periodo in cui questo gioiello fu prodotto, si sviluppò soprattutto tra il IV e il VI secolo d.C., segnando la transizione e la fine dall’Impero Romano e la formazione dell’Europa medievale. Fu caratterizzato da massicci spostamenti di genti germaniche, slave, asiatiche e altre, spinte da pressioni interne e dall’avanzata degli Unni. Tra i protagonisti vi furono Goti, Vandali, Franchi, Sassoni e Longobardi, che penetrarono nei territori romani, destabilizzando il potere centrale. Questi movimenti furono spesso accompagnati da conflitti, saccheggi e il declino delle città. Tuttavia, posero anche le basi per la fusione di culture romane e barbariche, gettando le fondamenta delle future nazioni europee.

La funzione simbolica della spilla

La spilla del VII secolo: arte, tecnica e simbologia

Descrizione del manufatto

La spilla, risalente al VII secolo, è un raffinato esempio di oreficeria antica. Fu realizzata in argento placcato oro con l’uso della tecnica cloisonné. Questo metodo prevedeva l’inserimento di sottili fili metallici per creare cellette chiuse (cloison), all’interno delle quali venivano incastonati granati, smalti o vetri. Nella spilla in esame, i cloison sono costituiti da una lamina d’oro, che amplifica la lucentezza e la profondità delle pietre.

I granati, accuratamente tagliati per adattarli alle cellette, sono disposti in un complesso motivo decorativo all’apparenza geometrico, che nasconde vividi elementi figurativi . La forma ovoidale della spilla è arricchita da celle rettangolari con lati curvi che culminano in granati a forma romboidale, rappresentanti le teste di serpenti. Prima delle teste, si trovano granati lavorati a cabochon (cioè tondeggianti come capocchie).

Origini e influenze tecniche

La tecnica e il design della spilla sembrano richiamare un substrato celtico radicato nelle manifatture della Gallia, con possibili influenze germaniche. L’intreccio geometrico e la complessità simbolica sono tipici delle tradizioni artistiche dell’Europa settentrionale e occidentale, rielaborate in chiave locale. Il soggetto sembra invece riferirsi al mondo scandinavo.

Simbologia e significato protettivo della spilla

Oltre alla sua funzione estetica, la spilla aveva un significato simbolico e fungeva da elemento protettivo dal Male. L’osservazione dei dettagli decorativi – come potete vedere dal nostro schema – suggerisce la presenza di un’ascia bipenne o di due lame che colpiscono il collo di altrettanti serpenti, rappresentati dalle teste romboidali, che abbiamo evidenziato con le linee rosse. Le gocce di sangue che sgorgano dal taglio provocato dall’ascia sono evocate dai granati cabochon.

La raffigurazione della spilla potrebbe richiamare miti nordici e, in particolare, la mitologia norrena, con particolare riferimento al dio Thor, che combatte il serpente gigante Jörmungandr. Thor riuscì ad uccidere il serpente, ma poi morì avvelenato. Un sacrificio a favore del Bene. Una rappresentazione analoga a quella del gioiello è testimoniata in un’antichissima incisione runica, in Svezia. Il Mjolnir – o martello di Thor – assume le fattezze dell’Albero del Mondo o Axis Mundi (Pilastro Cosmico) in un’incisione, ad Åby, Uppland. Ecco l’immagine dell’incisione, qui sotto.

Martello o ascia bipenne qui sono sorretti da due serpenti che quasi ne vengono schiacciati. Al tempo stesso i due serpenti e il martello-ascia – che diventa un albero – si raccordano alla tentazione di Adamo ed Eva nell’Eden. E’ probabile che queste raffigurazioni fornissero una visione sincretica dei popoli nordici dopo il contatto con il mondo romano-cristiano. Dobbiamo infatti tener conto del fatto che il Cristianesimo era divenuto religione di Stato dell’Impero romano che si estendeva – nel continente Europeo – dall’Italia alla Francia, dalla Germania alla Britannia, dalla Spagna al Portogallo, fino a coprire a tutte le regioni del Mediterraneo. I pagani nordici erano pertanto entrati in contatto certamente con il Cristianesimo e con il suo bagaglio iconografico.

Thor mentre brandisce il martello-scure chiamato Mjöllnir, in un dipinto realizzato nel 1872 dal pittore scedese Mårten Eskil Winge

La spilla aveva quindi una funzione simbolicamente protettiva. L’ascia bipenne agiva da deterrente rispetto a tutte le forze del Male, che si incarnavano nei serpenti. Dietro all’ascia si intendeva la presenza vigilante del dio. Le gocce di sangue, rappresentano lo sradicamento del mondo avverso al Bene.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa