Si è conclusa la prima campagna di indagini sul relitto di San Nicoletto, al largo del Lido di Venezia. Lo comunica la Soprintendenza ABAP per il Comune di Venezia e Laguna. Il relitto era stato individuato già nel 2021 grazie ai rilievi condotto dalla Guardia di Finanzia di Venezia, cui hanno fatto seguito le prime verifiche da parte del funzionario archeologo dott. Alessandro Asta, con la collaborazione dell’Università di Udine, coordinati dal prof. Massimo Capulli, e la stessa Guardia di Finanza.
La prima campagna di studio, che si è avvalsa anche del supporto logistico-operativo dell’Arma dei Carabinieri – nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Venezia e Nucleo Sommozzatori di Genova e della Ditta IDRA di Venezia, ha avuto la durata di 10 giorni e ha consentito la parziale messa in luce di uno scafo ligneo e del suo carico lapideo.
“Ma siamo solo all’inizio. – commenta la Soprintendenza – Grazie a queste prime indagini il sito potrà essere tutelato e saranno le basi per ulteriori progetti di scavo, studio e valorizzazione”.
A che epoca risale il misterioso relitto affondato lungo il versante marino dell’isola del Lido? Probabilmente le prime risposte giungeranno nei prossimi giorni.
Il nuovo sito sommerso, come dicevamo, era stato individuato nella tarda primavera del 2021 in occasione di ricognizioni strumentali condotte dalla Guardia di Finanza – Stazione Navale di Venezia – a cui aveva fatto seguito nel mese di luglio 2021 una puntuale verifica ispettiva condotta dalla competente Soprintendenza, con la collaborazione di personale qualificato del Dipartimento Studi umanistici e del patrimonio culturale dell’Università di Udine e sempre con il supporto logistico della Guardia di Finanza. La verifica aveva consentito di determinare l’effettiva presenza di un relitto non ancora noto agli archivi ministeriali di settore, posizionato a circa 1 miglio dalla costa, a scarsa profondità, non lontano dalla posizione di giacitura di un altro relitto, noto come Hellmuth.
«Queste preliminari attività conoscitive condotte sul relitto – precisa Alessandro Asta, funzionario archeologo della Soprintendenza e referente per l’archeologia subacquea – sono solo il primo passo di un progetto più articolato; ci consentono innanzi tutto di avere gli elementi necessari per porre in essere ogni utile azione di tutela del sito; inoltre, arricchiscono il quadro generale del patrimonio culturale subacqueo di area veneziana, per il quale la Soprintendenza prevede a breve termine ulteriori azioni, non solo di scavo archeologico, studio e restauro ma anche di possibile valorizzazione».